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“Quando qualcuno commetto un abuso, tu chiami la polizia. Ma se è la polizia a commettere un abuso, chi puoi chiamare?”

Creato il 12 ottobre 2012 da Gianna
“Quando qualcuno commetto un abuso, tu chiami la polizia. Ma se è la polizia a commettere un abuso, chi puoi chiamare?”
Ho sempre cercato di dare nuove chance ai “tutori” dell’ordine perché sono convinta che molti siano costretti a fare quello schifo di mestiere e ad obbedire ad ordini superiori. Ma ora comincio ad aver paura che anche essere fermati per una semplice infrazione stradale possa costituire un rischio, le mele marce sono dappertutto ma avere a che fare con una mela marcia con la divisa è pericoloso, perché non ci si può difendere da un invasato che pensa di poter fare quello che vuole perché il potere glielo permette. La vicenda di questo bambino mi ha angosciato. Ora, non mi sento assolutamente in diritto di conoscere le motivazioni un allontanamento di minore alla sua famiglia, nonostante siano innumerevoli le cause in cui tali provvedimenti hanno comportato un netto peggioramento nella vita del bambino preso in causa, ma mi chiedo una cosa: come è stato possibile tutto ciò? Non ho nemmeno guardato il video, non mi servono scene forti per capire che questo paese è mal gestito, condotto da persone irresponsabili che nemmeno dopo i fatti di Genova hanno pensato che fosse opportuno dare una stretta all’esuberanza di chi per ruolo e istituzione è chiamato a tutelare e proteggere i cittadini, non dunque ad aggredirli, pestarli, ammazzarli. Lo schifo e la tristezza che provo non hanno bisogno di immagini. Tristezza per due genitori che non hanno saputo fare di meglio che lasciar dirimere le loro questioni personali alle forze dell’ordine perché incapaci di farlo diversamente. Schifo per le cosiddette istituzioni che pensano che tutto si possa risolvere con atti violenti. E per uno stato che non fa nulla per impedirlo ma, al contrario, non si prende mai la responsabilità delle conseguenze di quelle violenze. Sono annichilita di fronte a questa escalation di inciviltà applicata alle azioni, alle botte, ai pestaggi, alle sentenze che poi giudicano meno grave un morto ammazzato di una vetrina sfasciata. E senza che dall'"alto" arrivi il benchè minimo monito, nessuna indignazione da parte della politica sempre troppo presa dal salvataggio di se stessa.  E oggi sì, al contrario di tante altre volte in cui avrei preferito che si vergognassero altri, quelli che permettono anche queste porcherie, mi vergogno anch’io di essere nata in questo paese che non sa e non vuole diventare civile.  Perché non vanno a prendere Formigoni e tutti gli altri in quel modo? Perché non li trascinano via a forza dalle poltrone a cui sono incollati, visti gli ignobili reati di cui sono colpevoli? Perché per loro sarebbe un gesto antidemocratico e fascista? E un bambino trattato così, in una scuola elementare, di fronte ad altri bambini di 10 anni come lui che certo non capiscono le “ragioni dello Stato”, cos’è? È forse questo un puro esercizio della democrazia nell’assoluto rispetto della legge? Un capo della polizia che guadagna più del presidente degli stati uniti dovrebbe perlomeno essere responsabile di ciò che i suoi “sudditi” fanno. Dovrebbe interessarsi di persona di sapere se schegge impazzite abusano dei poteri a loro disposizione. E invece no, mele marce e schegge impazzite ci piombano addosso a tradimento consapevoli della loro impunità. Quell “IO SONO” è significativo: io ho il potere e ho chi mi protegge, tu non sei nessuno, quindi fai schifo e posso schiacciarti come un moscerino. Con che faccia questi agenti di polizia potranno guardare negli occhi un bambino da qui fino alla fine della loro vita? Con che coraggio la questura, visto l’enorme scandalo che ha suscitato tale video, si permette di affermare che il bambino, di soli 10 anni, ha apposto resistenza? In un paese dove, finché si tratta di civili, chiunque può venire schiaffato in prima pagina con la scritta “assassino”, solo perché ha subito un interrogatorio come persona informata dei fatti, come mai ancora non sappiamo nome e cognome di questi agenti di polizia? In casi come questi, viene in mente la frase detta da una ragazza che venne picchiata a sangue alla scuola Diaz: “Quando qualcuno commetto un abuso, tu chiami la polizia. Ma se è la polizia a commettere un abuso, chi puoi chiamare?” Questa è l’Italia. Questo è il potere. Ricordiamocelo ogni volta che pensiamo che la talebania sia un mondo diverso dal nostro.

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