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La trama è poco più che una traccia, nel solco di decine di prodotti consimili: una cricca di delinquenti riesce ad evadere e a impossessarsi di un centro commerciale tenendo in ostaggio gli incauti acquirenti e lanciando un ultimatum all’impreparata polizia locale, incapace di soddisfare le esose richieste. Tra i banditi figurano ceffi come Danny Trejo, totalmente fuori controllo, ma anche un negro con problemi sentimentali, un ragazzino macchiatosi suo malgrado di omicidio e un ex mercenario cazzuto e lungocrinito (ma stempiato), tale John Ray (Kevin Gage, praticamente nello stesso ruolo che ricopriva in Heat - la sfida). Nel frattempo, suo fratello Rudy (Rourke), anch’esso ex-qualcosa nelle forze armate speciali, conduce una vita da anacoreta in campagna assieme al proprio vecchio, ostinandosi a scavare buche nel terreno apparentemente senza motivo, fumare sigarette come solo Rourke sa fare e mangiando microscopiche (se paragonate al bicipite steroidato) mele.
Messo al corrente dell'inferno scatenato dalla banda del fratello, Rudy abbandona il suo buen retiro per sfrecciare bardato di tutto punto sino al centro commerciale dove, infischiandosene degli avvertimenti degli ex colleghi sempre più spaesati, si intrufola nell’edificio. Il personaggio è, come da copione, un duro di quelli invincibili, una specie di Rambo dei poveri che prima di partire in missione manco si è cambiato i jeans e la canottiera lercia di sudore, ma è così tosto che uno non ci bada, all'abbigliamento. Quando Rudy comincia a massacrare un primo, anonimo nugolo di ignari terroristi col passamontagna, il film, dalla forte impronta televisiva, appare subito come una sorta di Metal Gear Solid girato in provincia e con due lire. Poi le cose si fanno più estreme e interessanti: Danny Trejo sclera di brutto e, dopo aver fatto fuori qualche ostaggio a caso, viene colto da un raptus erotico: prima tenta di stuprare l’eroina (?) della storia, quindi s'ingroppa una battona in tanga che offre il proprio corpo per avere salva la vita (costei, prevedibilmente, dopo aver approfittato di qualche tiro di bamba offerta dal messicano, finirà con la testa a sfracelli di fronte a una polizia sempre più imbambolata e vittima della rabbia di Trejo).
Naturalmente la soluzione è Rudy, il superuomo, che arriva quatto quatto, massacra i cattivoni in armi a suon di calcioni e acrobazie, chiacchiera col nero e col fratello, ci manca solo che si beva anche il caffè, e poi mazzula con forza Danny. Ma alla fine il fratello John viene tradito dai suoi stessi compagni e trova la morte tra le braccia di un Rudy in lacrime, che trova anche il tempo di caratterizzare la sua personalità come uomo di forti valori come la famiglia e la giustizia e le solite fregnacce da good guy. Notevole la figura del nero, in gattabuia per aver fatto a pezzi l’amante della moglie, che messo alle strette dalla polizia riversa quintali di piombo con una gatling installata inspiegabilmente sul terrazzo dell'edificio, urlando il nome della sua amata per poi finire crivellato a sua volta.
Rourke è il perno nodale di questa invereconda operazione trash, un tentativo zoppo di rilanciare la sua fama (già fortemente compromessa da boxe e mattane) in ruoli sempre più muscolari e dinamici. L’anno prima aveva infatti recitato al fianco di Van Damme nello (s)cult Double Team - Gioco di Squadra, sottoponendosi anche ad un duro training marziale per poter interpretare le coreografie di lotta del film. Gonfiato come un novello Hulk in versione riflessiva e maledettista (Mickey ammise di aver fatto uso di steroidi e non c’è da sorprendersi, perché effettivamente sfoggia un fisico colossale da bodybuilder navigato), l'attore ammanta della sua aura decadente una pellicola casereccia zeppa di culi, pistole, muscoli e violenza gratuita (notevole la colonna sonora che spazia in un intrigante rock blues alla Jimi Hendix). Insomma un prodotto da popcorn, se non fosse che è al tempo stesso anche un trattato sulle ambizioni (tradite, o auto-tradite) di un importante star del Grande Schermo capace come pochi di sfidare il fato e darsi la zappa sui piedi, e dimostrandosi forse in questo, maestosamente umano.
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