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Quando s'attiva il modus operandi?

Creato il 25 gennaio 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno

Distinguere ciò che è previsto da una aspettativa condivisa da ciò che, invece, dipende dalla modalità interattiva è di fondamentale importanza: cioè occorre distinguere una reciprocità di aspettative, inclusa nella relazione sociale, da un’aspettativa ordinata dalla modalità interattiva. È facile confondere i due piani, cioè il piano della aspettativa “istituzionalizzata” e il piano della modalità, soprattutto perché essi si presentano spesso sovrapposti o intrecciati. Operare questa distinzione per noi è di importanza fondamentale, in quanto l'aspettativa sociale appartiene all’ordine sociale, mentre la modalità interattiva appartiene ai diversi modus operandi degli agenti sociali. Di conseguenza, mentre la struttura delle aspettazioni subisce delle variazioni nel corso del processo storico-sociale, la struttura della modalità interattiva rivela delle componenti costanti.
Quando ci aspettiamo qualcosa da qualcuno in virtù di reciproche aspettative, non ho bisogno di coinvolgere il mio e l’altrui sé per vedere realizzata queste aspettative. Ad esempio, devo svolgere una certa pratica in un ufficio. Aspetto il mio turno e quando arrivo faccio ciò che devo fare. Così si comporta dall’altra parte l’impiegato che deve svolgere la mansione. Mettiamo il caso che nasca un problema: l’impiegato non può assolvere il compito in quanto sono provvisto dei requisiti richiesti. A questo punto non mi rimane che alzare i tacchi e andarmene. Oppure posso disporre di diverse strategie per ottenere ciò che non mi spetta: lo posso minacciare (io la denuncio! Le mando una lettera dell’avvocato! Ci vedremo in tribunale! Lei non sa chi sono io! Mi chiami il mio amico direttore! Sono il nipote di Pincopallino!); lo posso corrompere o adulare (lei mi sembra una persona comprensiva!); lo posso anche “sedurre” o “lusingare” (magari se si tratta di un’impiegata o se io fossi una bella donna!). In sostanza, con l’impiegato sconosciuto posso mettere in atto diverse strategie (l’esempio può valere anche nel caso opposto: l’impiegato può “usare” il suo potere di inventarsi cavilli al fine di ottenere qualcosa da me). Si tratta cioè di una interazione limitata alla “prestazione”. Poi abbiamo anche le interazioni limitate ai “ruoli” (quelle che abbiamo con il medico di fiducia, con i discenti/docenti, ecc.) i cui ruoli possono essere “formali” (e quindi dai confini rigidi) o informali (dai confini flessibili); in ogni caso tutte le nostre aspettative sono vincolate al ruolo; tuttavia, anche in questi casi per ottenere ciò che non è previsto dal ruolo, possiamo ricorrere a delle strategie che coinvolgono il Sé. Infine, abbiamo tutte le interazioni focalizzate sul Sé e sono quelle che possiamo definire “affettive”. In questo caso, dal momento che il Sé è costantemente implicato, possiamo dire che le tre strategie sono continuamente attivate al fine di modificare l'equilibrio della relazione a proprio vantaggio, o al fine di “negoziare” o “imporre” nuove regole all’interno della relazione.


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