Ma l’irrequieto Vento del Nord non era ancora soddisfatto…
Così recita il narratore nel film Chocolat, e con il Vento del Nord la protagonista del film e sua figlia si spostano di villaggio in villaggio non trovando mai pace.
E così che mi sono sempre sentita anche io, irrequieta e particolarmente amante del vivere fuori dalla comfort zone.
Finché ultimamente ho imparato ad ascoltare anche un’altra voce, quella che dice di accettare la situazione, di essere semplicemente presenti nel momento e come per lo yoga, trovare il piacere anche da un asana complicata e faticosa.
Il bisogno che ho dentro di cambiamenti continui credo sia diventato la mia comfort zone, in quanto ne ho bisogno come il pane e li cerco continuamente come se ne fossi quasi ossessionata: il solo fatto di vivere nello stesso paese da più di due anni ma sta quasi facendo venire l’orticaria, è vero, ma quella piccola voce razionale il me continua a ripetermi che per ora è giusto così.
Non vi nascondo che avessi la possibilità partirei per un giro del mondo lungo anni, educando mia figlia con il metodo del worldschooling – e non è detto che non capiti prima o poi
Mi sono resa conto di quanto troppo facile sia desiderare sempre ciò che non si ha.
Vi faccio alcuni esempi puramente personali:
- Quando lavoravo nella beauty farm in Kenya desideravo essere assistente
- Quando ero assistente volevo fare l’animatrice o lavorare in ufficio
- Quando ero in ufficio in Kenya volevo tornare in Europa
- Quando ero in Italia volevo vivere all’estero (e questo è un punto fermo che non è ancora mai cambiato!)
- Ora che sono in Europa sogno i paesi lontani e possibilmente caldi
- Quando non avevo un lavoro desideravo un bel lavoro d’ufficio con tanti colleghi
- Quando l’ho avuto desideravo meno colleghi
- Ora ne desidero di nuovo tanti ma a piccole dosi (aka part time ridottissimo)
- Ora desidero soprattutto lavorare da casa e da freelance
- Quando vivevo vicino al centro volevo stare vicino al mare
- Ora che vivo al mare volevo tornare in centro
- Continuo? Potrei andare avanti per ore..
Questa serie di riflessioni mi fanno da una parte pensare che sono una persona che ama la scoperta e cerca sempre di “migliorare” la propria situazione, e dall’altra che mai arriverò al punto di essere pienamente soddisfatta: questa catena doveva in qualche modo fermarsi. E non dico smettere di desiderare cose, perché l’avere dei sogni e lottare per essi secondo me è il sale della vita, ma intendo anche saper godere dei momenti presenti e viverli con piacere perché un giorno, già so, mi mancheranno e non potranno tornare.
Quando ero in Kenya c’è stato un periodo in cui non volevo più star li con tutta me stessa: non sopportavo più le stradine polverose di Malindi, la lentezza con cui avveniva qualsiasi cosa, la svogliatezza delle commesse del 7 to 7, la frequente mancanza della corrente elettrica, il farsi la doccia e rimanere senz’acqua a metà. Ora ripensando a tutti quei momenti ne provo una gran nostalgia, ed è questo che intendo con il vivere il presente: spesso viviamo di ricordi senza realmente apprezzare il momento stesso in cui viviamo.
Detto questo, e premesso che con tutta probabilità domani mi sveglierò con una nuova idea per la testa, posso essere ben fiera per una volta tanto di festeggiare il fatto di non ricambiare casa e segnare quindi un record per la permanenza più lunga nella stessa casa negli ultimi 6 anni.
Hip Hip Hurra!