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Quando un partito sapeva tutto

Creato il 12 dicembre 2010 da Antonio_montanari

Quando un partito sapeva tutto
Lo sosteneva Enzo Biagi: anche a Nostro Signore non andò bene per uno su dodici. Non scandalizzano perciò i due onorevoli che hanno ripudiato Antonio Di Pietro. L'ottimo Aldo Cazzullo (leggetevi il suo doloroso libro "Viva l'Italia") definisce il partito dell'ex magistrato "la più sgangherata macchina della politica italiana".
La Stampa ha dedicato ai "piccoli Giuda cresciuti sotto l'ala di Tonino" un servizio che parte dal salto del fosso verso destra nel 2006 di De Gregorio ed arriva agli odierni Sciliputi e Razzi. Costui è offeso dal disinteresse per le sue proposte politiche, come il bollino di qualità per i prodotti italiani, e dice di non voler soccombere al pari di Pietro Micca dopo aver lanciato la stampella. La quale però era e resta di Enrico Toti.
L'articolo raccontava di Paolo Guzzanti, censore dei costumi governativi (li accusa di basarsi sullo spogliarello femminile nell'assegnare incarichi politici): ha in scadenza un contratto mensile con il giornale di casa Berlusconi per settemila euro netti al mese. Guzzanti in risposta confermava di votare contro Berlusconi il 14 dicembre. E Dario Franceschini annunciava: per un punto Guzzanti segnerà la sconfitta del Cav. Domenica 12, proprio quando stiamo per spedire il Tama, Fini decide di passare all'opposizione da centro-destra, punto o non punto in più di Guzzanti.
L'armata Brancaleone di Di Pietro rispecchia il cambiamento della politica avvenuto in Italia negli ultimi 20 anni. Non ci sono più i partiti di una volta, quelli in cui pochi sapevano tutto di tutti. Adesso nessuno sa più niente di nessuno.
Un ricordo da cronista di mezzo secolo fa. Sparatoria al mare, la polizia non dice chi sia coinvolto, mentre non si trovano i bossoli. Il collega dell'Unità, Tiziano Giorgetti, che viaggiava con noi carlineschi autotrasportati da Davide Minghini, nel giro di un'ora riesce ad avere nome e cognome di chi ha usato la pistola, attraverso una sezione periferica del pci.
Pure a Rimini è successo di recente qualcosa che riguarda l'Italia dei valori: nessuno se ne è andato di sua volontà, ma qualcuno è stato cancellato dai preferiti. Si tratta addirittura di un assessore comunale, Karen Visani, colpita da sfiducia con lettera al sindaco da parte del "responsabile regionale" del partito. Dove è stata eletta con 95 preferenze su 2.910 voti di lista (ovvero lei era sconosciuta persino al suo elettorato). E dove oggi non ha neppure un sostenitore tra chi lo regge. [1020]

Antonio Montanari
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