Certo questa B suona un po' strana, un po' come quel famoso lato B che suscita tanto scalpore, quello nascosto, un po' in ombra. Ma questo è tutta un'altra storia. B come Brera, quel magico angolo di Milano dove fin dal XIX secolo era frequentato da artisti che gravitavano attorno all’Accademia di Belle Arti e nel secondo dopoguerra era chiamata dai meneghini doc la Contrada de’ Tett per la presenza nella zona di meretrici e case chiuse. Oggi Brera è un quartiere famoso per lo stile e per i negozi di antiquariato e il famoso mercatino di ogni terza domenica del mese in via Fiori Chiari, e proprio qui, nascosto tra le antiche mura dei palazzi d'epoca c'è un meraviglioso giardino verticale che ti accompagna in un viaggio nel moderno Giappone più autentico.
Non è certo il solito locale fusion alla moda, ma un ambiente informale dislocato in tre zone, salendo i pochi gradini che portano sulla terrazza, riscaldata nei mesi invernali, uno spazio originale, caratterizzato da una parete-giardino verticale lunga più di dodici metri, sul fondo il luminoso banco bar realizzato in Biancone di Asiago; varcando la porta a vetri, al piano rialzato, si trova la zona per la cottura teppanyaki, ovvero la cottura alla piastra, e come da usanza nipponica una saletta privè intima ed elegante. Scendendo una scalinata si arriva al piano interrato, dove domina il banco sushi, un piano in cipresso lungo più di sei metri, intorno al quale è possibile sedersi ed essere serviti di fronte ai cuochi che cucinano.
Una location d'eccezione per un'offerta multitasking che spazia dall'aperitivo con cocktail firmati dai barman Alessandro Avilla e Lorenzo Andreoni rispettivamente ex Dry e Nobu, solo per citare le ultime esperienze meneghine, ma con non meno importanti esperienze internazionali, che gestiscono 250 alcolici tra distillati e liquori, il mio consiglio è di accomodarsi ad un tavolo, o direttamente al bancone, per un classico cocktail per sorseggere un drink a base di Sakè come il Shinkansen, è lo stesso nome dell'alta velocità giapponese per la facilità con cui scende in gola, sgranocchiando i particolari grissini aromatizzati ed esplorare la cucina fusion con qualche stuzzichino, da non perdere il finto pomodoro o l'astice blu in gelatina servito su una figlia di shiso, una sorta di basilico giapponese profumatissimo e salutare. Ma è a tavola che si assapora il felice incontro tra le migliori materie prime italiane e nipponiche e il tocco sapiente dell' Executive Chef Niimori Nobuya, giapponese doc innamorato del nostro bel paese, in Italia da molti anni e sposato con una italiana, coadiuvato in cucina da 6 chef giapponesi e 5 italiani.
Un'esperienza fusion di qualità, che prende il meglio dalle due culture. Quel magico quinto gusto, l'umami, che completa l'impeccabile perfezione degli equilibri di un piatto come nel nigiri con gambero rosso di Mazara, tartufo e foglia oro o salmone con caviale di melanzana e gelatina di yuzu.
I dessert portano la firma di Bruno Manganaro, prestigioso in cui si annoverano Park Hyatt, Trussardi alla Scala e Grand Hotel Et de Milan: decisamente innovativi con incursioni giapponesi.
Carta dei vini indubbiamente importante per la tipologia del locale, ma il pezzo da novanta è sul finale: il sakè. Scordatevi quelle oscene misture calde, senza sapore e senza profumi che vi propinano in tanti locali. Qui il sakè ve lo servono freddo e tira fuori odori e sapori di grande livello
Un ultimo sguardo alla carta: tempura e zuppe, va da sé, i piatti unici di pesce nei quali si fondono coda di rospo e friggitelli, dove le capesante si sposano al burro di Normandia, il che fa capire che è proprio il caso di ritornare. Le luci giuste, il personale attentissimo, i toni del grigio, nero e marrone e le meravigliose poltroncine avvolgenti finalmente comode, e poi, lasciatemelo dire, non perdetevi il bagno.
Sushi-B Via Fiori Chiari, 1A - Milano www.sushi-b.it
Un grazie particolare al Direttore Marco Mazzilli e a tutto lo staff per la disponibilità, a presto.