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Quant'è glamorous rubare!

Creato il 04 ottobre 2013 da Persogiadisuo
BLING RING di Sofia Coppola, USA, Francia, Giappone Uk, Germania con Isreale Broussard, Emma Watson, Katie Chang, Taissa Farmiga, Claire Alis Julien, Georgia Rock, Dave Rossdale. Quant'è glamorous rubare! Se ti piace guarda anche: Somewhere, Marie-Antoinette, Il giardino delle vergini suicide, Spring Breakers TRAMA
Un gruppo di ragazzini benestanti di Los Angeles riesce a intrufolarsi senza alcuna fatica nelle ville di alcune celebrities.
Quant'è glamorous rubare!
RECENSIONE
Sofia Coppola, al suo quinto film in diciassette anni prova a cambiar rotta: non vuole più identificarsi con la storia che racconta, non vuole tentare di spiegare, non vuole essere estetizzante e non vuole essere malinconia. Gli intenti sono lodevoli, ma lo stesso non si può dire dei risultati. Bling ring è infatti un film molto ambiguo, addirittura più di Somewhere, che spaccò la critica. Bling ring vuole mostrare la vacuità della ricca gioventù americana: quella che vive in sontuose ville dei sobborghi residenziali sempre soleggiati a due passi dalle star di cui non europei leggiamo su giornali e siti di gossip, quella che segue improbabili discipline pseudoreligiose (The Secret, in questo caso). Una gioventù quindi lontana dalla nostra, della quale, ciononostante, condivide ossessioni diventate abitudini globalizzate e di fatto accettate: quelle per la condivisione su social network, per le firme, per lo sballo.  Una gioventù completamente allo sfascio che rappresenta però quella parte di società fortunata, l'unica con le possibilità economiche per farcela, per lasciare il segno.  Eppure è una gioventù che si perde, si auto-annienta. Il problema? I soldi non comprano l'intelligenza. Questi giovani sono stupidi quanto gli idoli che seguono: ricchi, ricchissimi, ma talmente idioti da mettere le chiavi di casa sotto lo zerbino. Nei poster delle camerette di questi giovani non vi sono artisti o sportivi, ma gente che è famosa perché guida in stato d'ebbrezza, perché esce di casa senza mutande o perché è continuamente in rehab. Insomma nessuno di questi giovani potrà lasciare il segno perché troppo presi dalle loro futili ossessioni. Poi, naturalmente, tra di loro ci sarà qualcuno più cattivo, furbo e ipocrita che tenterà la strada della politica (fantastica intervista al personaggio di Emma Watson): in tal caso lascerà il segno, ma si tratterà di un pessimo servizio e dell'ennesimo politico dannoso e corrotto . Quant'è glamorous rubare! Sofia Coppola si adatta a questo mondo, usando perfino uno stile molto  simile ai docu-reality, e a tutta quella robaccia che passa su Mtv & co: dalle fotografie dei rotocalchi, alle interviste, alle immagini sempre ben illuminate e nitide. Esercizio interessante, ma si perde così il tocco estetizzante che rendeva i suoi film uno spettacolo anche per gli occhi. Pure la musica si plasma al soggetto: pezzi per lo più hip-hop, ripetitivi e rumorosi che fanno molto Mtv ed evocano poche suggestioni. Sono lontane dunque le bellissime colonne sonore dei film precedenti. Altro aspetto, non meno importante, sono le interpretazioni, che sembrano riprendere lo stesso stile televisivo: a metà tra la non recitazione e la recitazione forzata (i due poli opposti sono il ragazzo di Israel Broussard, che sembra sbucare da un documentario, e dall'altra la perfida ipocrita di Emma Watson, così visibilmente artefatta come la maggior parte delle protagoniste dei vari The Hills, Jersey Shore, ecc). Quant'è glamorous rubare! Secondo punto: il giudizio o l'assenza di esso. Per la prima volta la regista mostra senza intervenire: non vi è empatia coi propri personaggi, non vi sono giovani incapaci di maturare e vivere la propria vita a causa di una società opprimente.  Se le protagoniste del suo film d'esordio si suicidavano perché asfissiate da una famiglia opprimente, qui le ragazzine si danno ai furti perché lasciate troppo libere da famiglie troppo permissive o sceme (è l'unico modo con cui si può descrivere la famiglia delle due non-sorelle Nicky e Sam). La colpa è sempre delle famiglie, insomma, ma qui i figli si fanno colpevoli quanto i genitori, perché frutti di una società senza eroi che identifica i propri modelli  nelle Paris Hilton di turno. Il film in qualche modo immortala questi modelli sbagliati ed effimeri, tra qualche anno già dimenticati (tale Audrina Partridge, al centro di un episodio del film, è già caduta nel dimenticatoio e sconosciuta ai più), perché dietro di loro non lasciano canzoni, film, libri, o gare ma solo milioni di articoli di gossip usa e getta. L'autrice per la prima volta non si identifica con la propria materia e ciò in qualche modo si vede perché il film rimane sempre in superficie e si concentra solo sul dato più ripetitivo e visibile, ovvero il gadget di lusso e gli scatti delle foto. Il film si fa così un'analisi spietata di una certa società e se tra qualche anno verrà ricordato sarà per la capacità di aver fotografato perfettamente un preciso contesto, cioè per il suo valore sociale e antropologico, ma non di certo per quello cinematografico. VOTO: 6


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