Quanta pipì
di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Quanta pipì
a Vany
che è Piccola Peste
Quanta pipì,
quanta il pancino
ti premeva!
Per questo
m’eri isterica
come regina
che mal ha riposato
sul pisello
Io intanto
che t’aspetto
fumo una sigaretta,
da signorina però
con un bacio di rossetto
sul filtro
già quasi ridotto
a un mezzo mozzicone
Lo spettacolo
sta per iniziare
e tu barricata
in quella toilette
che la porta
non vuole aprire
Mi sento
un barbaro ottuso
e un cane bastonato,
un pagliaccio
scaricato
alla prima
Emicrania mia!
a Cinzia
che è Stregaccia dolente
Non un’ora o due,
per giorni e giorni
le dura l’emicrania
quando le prende
Dura è, non si lascia
mover ad alcuna pietà,
insistente trapana
una tempia poi l’altra,
incurante
il nefasto suo lavoro
porta avanti;
e la vittima di turno,
per quanto di forte tempra,
s’abbandona
reggendosi la fronte
malamente imitando
quel Pensatore famoso
nel marmo scolpito
Io penso
di RomanticaVany e Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Domenica d’inverno,
in riva al mare passeggio
ascoltando delle onde
il frangersi sulla spiaggia
e l’incessante cicaleggio
di chi sul lungomare.
In un ristorantino
un po’ vicino un po’ lontano
insieme ai miei fratelli
attendono Mà e Pà
ch’io infine appaia.
Ansiosa e commossa
al collo del mio papi
legherò le braccia
cercando di contenerlo tutto,
grande e grosso com’è
nel mio amore.
Chioccolano i gabbiani
beccando dai pescherecci i resti;
basso vola in cielo un aereo,
bruciano invece le auto l’asfalto.
E io penso, a te.
D’improvviso un venticello
con una carezza mi sfiora il viso:
la tua carezza.