Io, oggi, vorrei dirvi che vivere è movimento. Lo sappiamo tutti vero? Movimento di passi, di pensieri, di cellule, di ciglia, di nervi e sangue che scorre.
Movimento verso gli altri, muoversi via dagli altri; c’è chi impazzisce per la palestra, il footing, lo yoga, chi per i movimenti circolari del cucchiaio nelle pentole, chi per quel passionale movimento nel letto, chi per il muovere lento delle pagine dei libri, chi il pulsare delle casse; chi stravede per il movimento dei corpi nella danza, chi il muovere delle mani sul volante, chi ama il battito del cuore.
Ecco che allora, lo capite da voi, l’immobilismo è una sorta di castrazione, di deviazione. Di snaturamento. Una violenza innaturale.
Quando si è obbligati a non muoversi o quando ci obblighiamo a non muoverci e intendo, lo sai, sia di muscoli che di cervello, le azioni si frenano, si riducono, in una corsa malata dentro di sé. E gli spiragli che prima albeggiavano, si chiudono sempre più; ridotta l’aria, rimpiccioliti i bisogni, tutto rallentato.
E’ una spirale che si chiude e occorre tanto di sé per non restare preso negli ingranaggi e triturato come prezzemolo sul tagliere. Che sì, è anche vero che sotto forma di tartare faremmo anche la nostra bella figura, ma in piedi e dentro alla vita, siamo meglio no?
Non fermiamo lo scorrere del tempo, non tornerà più, io lo so.
Chiara