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Quante trame per scrivere un libro?

Creato il 19 marzo 2015 da Scrid
Posted on 19 marzo 2015 by Sonia Lombardo in scrittura creativa | Leave a comment

Abbiamo già sfiorato l’argomento elencando le 36 situazioni di Polti e i “7 basic plot” di Christopher Booker; ebbene sì, soltanto sfiorato, perché molti altri scrittori e studiosi hanno cercato di individuare quale sia il numero delle trame possibili in narrativa. Oggi, poi, che la catalogazione può avvenire tramite i computer, l’impresa sembra interessare anche i matematici.

Matthew Jockers, dell’Università del Nebraska, ad esempio, ha raccolto e catalogato le sequenze di 41.383 romanzi, suddividendoli in due grandi gruppi: il 46% rientrano in quello già denominato da Kurt Vonnegut “Man in Hole” (il protagonista finisce nei guai e poi ne esce migliorato);

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il restante 54% dei romanzi richiama, invece, l’immagine opposta dell’uomo sulla collina, “Man on Hilll”.

Ora, secondo il prof. Jokers, i due gruppi (MOH e MIH), possono essere divisi a loro volta in quattro sotto gruppi: “Tipo I”, che richiama molto la tragedia classica, e “Tipo II” che sembra più una commedia.

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Questo studio si basa sul “sentiment analisys”, ossia, mira ad individuare i vari stili che è possibile imprimere ad romanzo per ottenere un determinato impatto emotivo nel pubblico.

Esiste, però, anche un altro canone di classificazione, basato su una componente fondamentale di ogni racconto: il conflitto.

Da questo derivano “20 Master Plots” di Ronald B. Tobias

E ancora prima, le trame attribuite ad Arthur Quiller-Couch:

  • Uomo vs uomo
  • Uomo vs Natura
  • Uomo ve Dio
  • Uomo vs Società
  • Uomo vs se stesso

E, infine, i 3 plot di base di William Foster-Harris (1959).

  • “Tipo A, lieto fine” – il personaggio principale fa un sacrificio per il bene di un altro.
  • “Tipo B, finale infelice” – il personaggio fa quello che sembra logico e quindi non riesce a fare il sacrificio necessario.
  • “Tipo C, la trama letteraria” – il destino incide sugli eventi e ai personaggi non è lasciata alcuna possibilità di scelta.

Foster-Harris afferma che ogni storia è conforme ad una di queste trame, ma derivando tutte da dei conflitti, in realtà, non può che esistere un’unica trama possibile, relazionata a ciò che il protagonista sente: ha un conflitto di emozioni interiore? E cosa può fare per risolverlo?

Se le migliori trame sono quelle che riescono a catturare l’attenzione dall’inizio alla fine, allora, è solo attraverso le emozioni del protagonista che si riuscirà veramente a connettersi alle emozioni dei lettori.


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