Quante volte potra' capitarti... - sovracosce di pollo con pompelmo rosa e peperone
Da Saporidivini
Quante volte potrà capitare di uscire da un locale e scoprire che il tuo sesto senso ha avuto ragione?Quante volte potrà capitarti che tra tutti i locali che ci sono, scegli quello della figlia di un “tuo” paziente, di una persona speciale che ti ha lasciato pennellate sincere nell'anima.Quante volte potrà capitarti invece di leggere recensioni eccellenti di un locale e, mentre sei a metà degli antipasti te ne vorresti già andare, talmente è scarsa la qualità e la cottura dei cibi che ti propongono? E purtroppo alla fine salvi solo l'ottima bottiglia di Greco di Tufo.Quante volte ti capita che dopo aver, seppur con il sorriso e con una battuta del tipo “Bisogna che sgridiate lo Chef perché oggi non era in forma...” si scusino e ti presentino il cuoco ed il suo aiuto, che per farsi perdonare, ti regala un chilo di anduja fatta da loro, quella sì che era speciale!Quante volte, tenendoti la testa tra le mani, dici “non è nulla, se solo ci fosse un po' di ghiaccio...” e se non stai attento ti portano l'intero ghiacciaio del Montebianco?Quante volte vorresti far sì che il tempo si fermasse e quel tramonto durasse in eterno?Quante volte vorresti vedere il sorriso, la felicità di tua figlia dipinta sul volto mentre se ne corre libera sulla sabbia?Quante volte sa solo di passato, anche se è vero che il tempo delle cose si allontana sempre di più.La spiaggia di Zannone, lunga e bianca. Piccoli sassolini ad imitare la sabbia. Mare di tre colori intensi, trasparenti tanto che a momenti ti sembra di nuotare nel nulla, di volare leggero avvolto da onde delicate e dagli urli di gioia di una bimba felice.Delusi da Pizzo, non tanto per l'intensità che ti regalano le mura scrostate, gli scorci di vita quotidiana, ma dal turistico tartufo che abbiamo mangiato nella piazzetta. Così tanto famoso, così tanto “industriale” nel sapore. Caffè, panna, nocciola di un unico sapore, il frigorifero. Un sapore piatto e anonimo. Per fortuna siamo sicuri che ci saranno locali dove il gusto del decantato tartufo artigianale prevale sulla pubblicità disegnata su misura per i turisti di tutto il mondo, sicuramente più avvezzi ai sapori che l'industria standardizza nel mondo del gelato.Incantati dai panorami, con la complicità del sole e delle isole sullo sfondo arriviamo a Nicotera, spiaggia deserta ed ombrelloni chiusi, abbronzati dal tramonto e mescolati nel silenzio.Domani sera si va a mangiar fuori, è la voglia che ci dobbiamo togliere. I profumi che escono dalle finestre aperte sul lungomare, quella sensazione di vuoto allo stomaco che mi rende il veder i locali vuoti, senza traccia di vita, in questi magnifici luoghi ormai traditi dal turismo, a favore del lavoro nelle fabbriche o negli uffici.Quanto è triste dover abbandonare questi colori intensi per uno spento grigio.La “fuga” dalla spiaggia è un rito, si raccolgono i giochi di Alice Ginevra, si piegano gli asciugamani, si chiude l'ombrellone, si raccoglie un po' di sabbia nel pacchetto vuoto di sigarette, con cura si cerca di non lasciar traccia del nostro passaggio, si risalgono i dieci metri di spiaggia che ci separano dall'auto, si carica il tutto, si accende la radio e si parte.Con lo sguardo ci appropriamo di ancora un po' di blu, mentre sorridiamo nel vedere Alice Ginevra che fa ciao ciao con la manina al mare. Un sottofondo musicale della prima radio che capita e la Pupattola cade in un profondo sonno ristoratore ebbro delle fatiche della spiaggia.Sullo sdraio in terrazza sfoglio il cellulare per scegliere il locale. Ci sono più di un centinaio di commenti, di cui solo tre o quattro fortemente negativi, ma tutti con risposta del responsabile del locale che trova motivazioni convincenti. Ma sì, non si può accontentare tutti!Il locale è a poco più di un chilometro dall'appartamento e, viste le recensioni, si va.Il locale è un “Albergo-villaggio-ristorante”, diviso in due. Un' ampia sala dedicata agli ospiti che mangiano al menù fisso ed una sala molto più piccola (molto molto più piccola) per gli avventori, diciamo così, di passaggio.Antipasto di mare per due, una grigliata per Sabrina ed una frittura per me. Tre portate, in cui nemmeno la più infima pizzeria può rischiare l'errore, ma sono anche i piatti con cui testiamo la qualità.Tempi d'attesa per la comanda piuttosto lunghi, tant'è che Alice Ginevra si stanca e vuol scendere dal seggiolone per circumnavigare lo spazio attorno. A turno io e Sabrina la rincorriamo fino a che non scopre l'angolino dedicato agli ospiti dell'Hotel dove questa sera c'è il Karaoke. Ancora non c'è la musica, ma ci sono le luci colorate che Alice Ginevra rincorre come se fosse un gattino.Nel frattempo riusciamo a scegliere il vino. Un Greco di Tufo che si dimostrerà la scelta più azzeccata della serata.Antipasti “poveri” nella quantità, ma soprattutto un pescespada effetto suola di scarpe, un polipo al dente, nel senso che era duro come gomma, una capasanta accompagnata da una salsa barbecue dal sapore industriale e fresca di frigorifero, cosa che gli dava un sapore inconfondibile e non in senso positivo. La frittura composta di anelli di totano enormi, totani che nei nostri mari non trovi, totani che sapevano di surgelato; due, due di numero, ciuffi e tre gamberetti tre. La grigliata di Sabrina puzzava di griglia mai pulita, di bruciaticcio. Puzzava. I dolci li abbiamo evitati, i contorni pure.Per fortuna che il vino è riuscito a cancellare quanto di “triste” abbiamo mangiato tra una corsa e l'altra dietro ad Alice Ginevra. Lei che ama il pesce, questa volta non ha gradito nessuna portata.Alice Ginevra ha fatto conquiste, ha fatto ingelosire due bimbe di poco più di un anno più grandi di lei. Si contendevano un bellissimo bimbo siciliano di tre anni. Ha conquistato il pubblico con i suoi balletti, abbracciata alla cassa del Karaoke con scrosci di applausi e noi, a ridere per la spontaneità di cui solo l'innocenza dell'infanzia è dotata.Grazie Alice Ginevra della bella serata.Nel frattempo vado a pagare il conto ma in quel momento alla cassa fanno un errore macroscopico. “Allora....tutto bene?” “Sì sì, però sgridate il cuoco perché questa sera non era assolutamente in forma!” Così, voleva essere solo una battuta, non volevo dire che avevo mangiato malissimo, avevamo inserito calorie in corpo, ma avevamo decisamente lasciato sotto al tavolo il piacere del cibo. Voleva essere solo una battuta.Una delle ragazze si allontana e dopo pochi secondi arriva un ragazzo che poi scopro essere il responsabile del locale. Personalmente ho cercato di minimizzare la cosa, ma gli ho voluto ribadire che non eravamo stati contenti del cibo, ma strafelici di aver bevuto un ottimo vino di un'ottima cantina. Passa poco e arriva il cuoco con l'antipasto in un piattino. “Ecco vede, il polipo, andava cotto almeno una ventina di minuti in più, assaggi!” gli dico, mentre prendo un pezzettino di polipo e lo porgo al responsabile che storce la testa ma, insisto e praticamente lo imbocco a forza. La faccia che fa mi da una grandissima soddisfazione. Probabilmente non ha mai incontrato nessuno diretto e con la faccia tosta come la mia. Mi riempie di scuse, mi invita a ritornare. Il cuoco ed il suo aiuto che disquisiscono con me su come hanno realizzato i piatti, le cotture, la qualità del pescato, i costi del pesce fresco. “Te lo avevo detto che così grandi i totani non vanno bene...” dice sottovoce il cuoco al responsabile tra il dialetto e l'italiano. Io li guardo e sorrido. Faccio per andarmene e mi porgono una bustona. “Questa la facciamo noi, sentirà che bontà!” Il cuoco e il suo aiuto mi mettono sulla mano quello che è un chilo di anduja. La accetto molto volentieri, li ringrazio e li saluto, anche perché Sabrina è venuta a prendermi, a strapparmi via dal centro dell'attenzione per farmi vedere chi era la stella della serata.Alice Ginevra che balla, canta e corre tra gli ospiti che divertiti la salutano mentre divincolandosi, cerchiamo di portarla alla macchina per tornare all'appartamento. Si è fatto decisamente troppo tardi......(Il nome del locale? No, non merita nessun tipo di pubblicità, nemmeno se negativa)Le cipolle di Tropea sono fin troppo famose, così come lo sono le sue spiagge all'ombra del castello.L'acqua è calda e la piccola spiaggia si è riempita in pochi minuti, dopo che ci siamo appropriati dei nostri due o tre metri quadri. Soffia un leggero venticello che a volte diventa più sgarbato. Alice Ginevra è decisamente a suo agio, intavola discorsi con chiunque passi nel raggio d'azione delle sue gambette, di qualsiasi bimbo in possesso di una palla. “A me! A me! A me!” ripete cercando di appropriarsi della sfera colorata di qualcuno. “A me! A me! A me!” cantilena cercando di prendere il giocattolo della bambina vicino. Una raffica di vento un po' più forte del solito. Un grido, TOC!!! Centrato in pieno.Il dolore è lancinante. Mi tengo la testa stretta tra le mani, cercando di far pressione esattamente due dita sopra la tempia.Gli occhi chiusi come per non vedere il mondo attorno, per non vedere chi probabilmente sta ridendo di un signore alto grosso e robusto a cui è arrivato un ombrellone in fronte. Dico io, ma con tutta la gente che c'è in spiaggia, proprio il sottoscritto doveva centrare?Sento la pelle che si tende ed il sangue pulsare sotto la mano mentre cerco di far pressione. La pelle si tende ed il bozzo inizia a crescere come un fungo. Inizia a lievitare come una castagnola fritta nell'olio bollente. Un bozzo enorme!Mi tolgono l'ombrellone di dosso e Sabrina è parecchio scossa, almeno per il suo tono di voce. Io mi preoccupo di come sta Alice Ginevra. Il bozzo non smette di crescere, ha ormai raggiunto le dimensioni di un'oliva ascolana. Lo tengo nascosto dalla mano, per non mostrare a nessuno il mio dolore. “Tutto a posto? Si è fatto male?” Il proprietario dell'ombrellone preoccupato è corso a soccorrermi. “Nulla di grave...” rispondo, cercando di fare un sorriso “solo che se ci fosse un po' di ghiaccio....” non finisco la frase che un signore si presenta con un frigorifero da campeggio pieno, stracolmo di ghiaccio “Prenda, ne prenda pure! Sa, ieri mia figlia è stata punta da un' ape ad una mano....” ci racconta, con dovizia di particolari, tutta la storia. Il dottore, l'ospedale, la pescheria dove si è fatto riempire il borsone di ghiaccio. “Ne prenda ancora se le serve!” Un' altra voce “Guardi qui c'è del ghiaccio, se lo tenga sulla fronte!” Una signora “Senta ha bisogno di ghiaccio, glielo vado subito a prendere!” Ormai sono più frastornato dalle offerte di ghiaccio per l'appunto, che dal dolore.Sabrina tiene abbracciata a sé Alice Ginevra e, da brava professionista cerca di tranquillizzare Alice Ginevra che si è decisamente spaventata nel vedere quella montagna di suo padre colpito in fronte. Un bozzo e via! Nulla, non è successo nulla. Lo ripeto al proprietario dell'ombrellone ma soprattutto a me. Il ghiaccio fa il suo lavoro ed il bozzo inizia a sgonfiarsi e così, anche questa mattinata è andata.Alice Ginevra distrutta e stanca da tutte queste emozioni si addormenta appena metto in moto l'auto.A Tropea è festa così come solo al sud sanno fare. Luci, festoni illuminati, bancarelle, profumi zuccherosi per la festa della Madonna di Romania. Strade piene, tutti in festa.Risaliamo la folla verso il belvedere dove un clown gioca con la folla, scherza con il pubblico. Alice Ginevra parte, indomita, verso di lui, bloccandogli praticamente lo spettacolo.Lei sorride con i suoi grandi occhioni aperti, si guarda attorno ed inizia un brevissimo ballo al ritmo della musica che il clown usa come sottofondo. Si ferma e lei raccoglie gli applausi rubandoli all'attore di strada.Che fatica trascinarla via da tutto quel pubblico. Sembra nata per lo spettacolo!Nino e Marcella, l'ultimo ristorantino vicino al belvedere, in fondo alla strada con i suoi tavolini all'aperto ed un senso di benvenuto all'ingresso.La scelta è stata facile. Ci piaceva quel senso di accoglienza che traspariva anche solo dalla perizia con cui i camerieri preparavano la tavola.Gentilissimi ci indirizzano ad un tavolo dove possiamo mettere il passeggino di Alice Ginevra in modo che fosse per noi comodo. Subito si presentano con un seggiolone per la nostra Divina.Menù senza troppi fronzoli con esattamente quello che ti aspetti da un ristorante al mare in una località turistica. Un antipasto di pescespada agli agrumi, un' impepata di cozze, tonno in agrodolce e una frittura, il tutto accompagnato da un superlativo Asylia bianco carico di profumi e pieno di sapori ed anche di gradi alcolici. In poche parole un sontuoso vino.Il pesce spada tagliato a mano in fette dallo spessore variabile e sapientemente marinato in agrumi freschi ed erbe riccamente profumate. Una carne delicata e saporita ricca di sapore e aromi. Le cozze piene e carnose impepate in giusta dose con i sapori ben distinguibili.Il tonno cotto alla perfezione con il suo cuore leggermente rosato, tenero come se fosse stato cotto al vapore. La salsa con le cipolle di tropea ed il miele ed una punta leggera di piccante che dava intensità alla salsa. La frittura di pesce fresco, impanato grezzo. Croccante e tenero. Saporito e profumato. Ma perché il vino quando è così buono finisce subito? Dalla lista dei dolci ci lasciamo felicemente consigliare. Alice Ginevra ha praticamente assaggiato di tutto e si è goduta la cena assieme a noi, anche perchè, senza nulla chiedere, ci hanno serviti in modo celere proprio per non far stancare la nostra Principessa.Pagato il conto, ci teniamo a fare i complimenti a chi ha cucinato per noi e qui scopriamo i titolari e la bravissima ragazza rumena che ha cucinato tutto alla perfezione. Una ragazza timida ma che ai fornelli dà veramente del tu.Così chiacchierando chiacchierando il discorso cade su Gioia Tauro e scopriamo che la titolare è di Gioia e che ha quattro fratelli e che suo padre ultranovantenne si è operato a Bologna. Sabrina rimane di stucco. Fa nome e cognome del genitore ultranovantenne, racconta dell'operazione e di quanto fosse forte quel signore, di che passione e amore per i suoi figli aveva.Mezzora in piedi a raccontarsi aneddoti. Ancora pochi minuti e ci diventiamo parenti anche noi.Quante volte potrà capitare di uscire da un locale e scoprire che il tuo sesto senso ha avuto ragione?Quante volte potrà capitarti che tra tutti i locali che ci sono, scegli quello della figlia di un “tuo” paziente, di una persona speciale che ti ha lasciato pennellate sincere nell'anima.Non so quante volte ti può capitare.A noi è successo.
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SOVRACOSCE DI POLLO CON POMPELMO ROSA E PEPERONE
Ingredienti:6 sovracosce di pollo
1 peperone verde (non troppo piccolo)2 cipollotti freschi2 spicchi d'aglio2 pompelmi rosaburrobrodo vegetaleolio extravergine d'olivasale e pepeQuesto è un piatto dal costo molto contenuto, ma capace di regalare soddisfazioni al palato.Per prima cosa togliamo la pelle dalle sovracosce di pollo. Scaldiamo una padella sul cui fondo avremo sistemato una grossa noce di burro e 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva, l'aglio con la buccia e i due cipollotti tagliati a rondelle. Andiamo ad unire le sovracosce.Puliamo il peperone e lo tagliamo a pezzetti, dopodichè lo andiamo ad aggiungere nella nostra padella. Cuociamo per una ventina di minuti col coperchio chiuso.Nel frattempo sbucciamo i pompelmi e li peliamo a vivo, privando cioè gli spicchi della pellicina. Giriamo la carne, regoliamo di sale e di pepe e aggiungiamo gli spicchi di pompelmo, a seguire un mestolo di brodo vegetale. Cuociamo per altri 20 minuti col coperchio e termiamo la cottura per altri 5-6 senza coperchio, rigirando la carne. Serviamo le nostre sovracosce di pollo con il loro squisitissimo sughetto. Il piatto è strepitoso, nella sua semplicità.
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