Magazine Diario personale
Ormai distratto da tanti passaggi, mi tiro su e torno a mirare l’orizzonte. Là dove finisce. Non è sempre uguale. Tante volte tra noi sfrecciano i megayacht della baia. Altre volte sono vecchie carrette di pescatori locali al rientro dopo una pesca non sempre fruttuosa. Altri giorni niente. Tra me e l’orizzonte, niente. In alcuni periodi dell’anno, il passaggio dei delfini, sempre belli da guardare in quelle loro ondulazioni. Più che salti sembrano scivolare al di sopra e al di sotto dell’acqua. Lo stesso movimento ho spesso notato nella bacchetta di un maestro di musica. Guardare un delfino è come venire a contatto con quella che dovrebbe essere la vera libertà. L’espressione di quei musetti piccoli e occhi luminosi è paragonabile a quella della felicità. Ogni tanto appare l’andare di una regata. Tante vele coloratissime che sfrecciano da tutte le parti, c’è sempre una che sembra scappare via in tutt’altra direzione. Dicono per cercare un vento più favorevole. Ultimamente anche avvistamenti poco tranquillanti di squali nello Ionio hanno un po’ limitato le mie nuotate al largo. Sono tutti questi avvistamenti che mi portano a mari più a sud, dove ogni tanto, in estate, quasi giornalmente approdano tante conche arrugginite, cariche di povera gente di colore. Sono quelli che sono riusciti a scappare dalla fame e dalla guerra, passando spesso tra mari in tempesta per finire qui sulle coste calabre e siciliane in cerca di una speranza.Quante donne con bimbi aggrappati al petto. Tutti sporchi, sudati. Tutti con gli occhi spenti. Bere un po’ d’acqua fresca e pulita è già molto. Quanti di loro per non morire in quell’arido deserto, hanno preferito fare la stessa fine tra le onde adirate del Mediterraneo. Li chiamano clandestini, extracomunitari. A me sembrano soltanto poveri cristi. E se tra loro gioisce un seguace di Alkaeda o un ladruncolo qualsiasi, forse non bisognerebbe farne un dramma. Basti pensare a quanti di noi civilizzati ci ammazziamo per motivi ancora più futili. E poi forse neanche noi riusciremo mai a condurli in una vita migliore. Non sono molti di loro che da anni in Italia o nella stessa Europa, conducono una vita strabiliante. Molti hanno solo da mangiare e se noi riteniamo di averli integrati, forse non ce ne accorgiamo di averli soltanto isolati. Obbligati a vivere in disparte. Spesso ci passano da vicino, facciamo finta di non vederli. Indifferenti al loro destino, l’importante che se ne stiano in disparte e che non diano fastidio. Spesso il colore della pelle è ritenuto sintomo d’inferiorità. Cosa importa se quel cioccolato laureato è venuto da noi a raccogliere pomodori… si sa, tanti dei nostri giovani, non riescono a fare neanche quello. Tanti dei nostri giovani sfuggono dal fare tanti di quei lavori, l’importante è tornare a casa alle quattro del mattino. Penso che noi tutti dovremmo avere un atteggiamento diverso verso gli immigrati, perché proprio noi italiani siamo stati in passato tra quei popoli che per tante vicissitudini ci siamo trasferiti nel mondo alla ricerca di un salario e di una vita migliore. Sicuramente sono da condannare tutti quelli che al pari di tanti nostri delinquenti si macchiano di gravi reati come lo stupro ed altro. Purtroppo la natura dell’uomo spesso degenera, senza distinzione tra i vari colori della pelle.In viaggio per l’Italia, il giardino d’Europa, ecco come gli altri vedono l’Italia. E gli italiani? Un popolo di santi, musicisti, artisti e poeti. Io aggiungerei, anche di opportunisti, mafiosi e spesso voltafaccia. I politici? Non si capisce molto. Entrano in parlamento con i voti di uno schieramento e di un programma, poi improvvisamente cambiano sponda. Il sindacato? Il governo è di destra, tutti in piazza a protestare. Poi la governabilità passa alla sinistra, si modificano le pensioni, cambiano i coeficienti di calcolo, aumentano le tasse. Niente, la CGIL, aspetta, è una manovra che va discussa, rivista, ma si può fare. Torna la destra, il deficit e la disoccupazione, è colpa del governo precedente. Ritorna ancora la sinistra, il caos in tutto il paese. La critica situazione economica? Il tutto, figli di quel governo di centro destra precedente. Attentati? Colpa degli estremisti di destra se il governo è di sinistra. Colpa di estremisti di sinistra se al governo c’è la destra. Aumenti salariali? Poco, non più dell’inflazione, con un occhio al P.I.L, prodotto interno lordo. Scioperi, una tantum e intanto passano due anni. Arriva la necessità di modificare i miseri stipendi dei politici. Non ne discutiamo per niente. Cosa chiedono? Duemila euro al mese in più? Non si può, troppo pochi, se ne danno cinquemila. La chiesa. Salvaguardare la famiglia. Basta portare avanti le coppie di fatto. Le adozioni? Si avverte la necessità di sensibilizzare le coppie, le famiglie. Quanti ragazzi negli istituti, ma poi li fanno uscire a diciotto anni. Manca il lavoro? Aumentiamo l’età pensionabile e ritocchiamo in alto lo stipendio degli statali. Obbligo e diritto all’istruzione. Formazione professionale e preparazione al mondo del lavoro? Laureati a trenta anni, non c’è lavoro e se c’è, è sottopagato. Perlomeno li abbiamo tenuti impegnati. Così lo stato è tranquillo, ci pensa mamma e papà a mantenerli. Bisogna diventare imprenditori, ma si dà via libera alla delinquenza. Se si ammazza qualcuno? Non è colpa sua, è malato, và recuperato. Mentre se un poveraccio ruba per mangiare una gallina, si fa un bel po’ di carcere.
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