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L'altra sera ho guardato Annozero. Il tema principale era il nucleare, e vedendo gli ospiti già partivo dal presupposto di assistere alla consueta caciara dei nostri politicanti, oltre che ad una lettura (volontariamente o meno) alterata dei dati finora raccolti sull'energia atomica.
E' facile immaginare che, quando si cita il nucleare, gli animi si accendano, e la discussione si faccia agguerrita. Parlando dell'energia atomica c'è sempre un mix di paura, di scetticismo, di interessi economici e di giochi di potere.
Il problema della questione del numero di morti dirette e indirette causate dall'incidente di Chernobyl, affrontato secondo me in modo abbastanza superficiale da tutti i presenti, ècausato fondamentalmente dalla difficoltà di stabilire un rapporto causa-effetto tra le conseguenze dell'incidente e le morti premature nelle aree colpite dal fallout.
A questo si aggiungono un'infinità di rapporti, che variano nella presentazione dei dati in base ai committenti degli studi, e l'impossibilità di definire un'area geografica valida per lo studio degli effetti sul breve e lungo termine delle radiazioni. Come si fa a stabilire con la dovuta certezza se un cancro alla tiroide o un episodio di leucemia siano direttamente ricollegabili alle elevate dosi di radiazioni assorbite? Le conseguenze del fallout in un caso così complesso e che ha viste coinvolte milioni di persone sono molto difficili da immaginare, anche per persone molto più preparate di me e di voi.
Vediamo un po' questi dati. Ad Annozero, il ricercatore dell'Università di Modena (non ricordo il suo nome) dice che, in realtà, i morti causati dal disastro nucleare sono stati soltanto 50. "Soltanto" è un termine che francamente mi ha lasciato un po' perplesso; ma punti di vista e sensibilità a parte, questi 50 decessi si sarebbero verificati quasi totalmente tra i "liquidatori" e gli addetti all'impianto.
Questi dati provengono dal Chernobyl Forum, uno studio redatto nel 2005 dall'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, e dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, in collaborazione con Ucraina, Bielorussia e Federazione RUssa.
Lo studio, degli oltre 4.000 morti previsti a seguito dell'incidente, calcolò un numero di decessi direttamente connessi al reattore pari a 56, dei quali 47 tra il personale addetto al contenimento del disastro e 9 bambini morti di cancro alla tiroide. I restanti 4.000 sono possibili decessi legati a diverse forme di cancro sviluppate a seguito delle radiazioni, numero che fu poi portato in seguito 9.000.
Il rapporto è stato molto controverso, dato che alcuni sostengono che minimizzi gli effetti del disastro. Vediamo perchè, e chi contesta (o conferma) questi risultati.
1996
Viene creata la "Chernobyl Union" di Tokmak, in rappresentanza delle 267 vittime (non "morti", ma "colpiti dalle radiazioni") dell'area di Tomkak (cittadina di quasi 40.000 abitanti) dal momento del disastro nucleare. Tra le vittime del disastro: 29 tra i lavoratori dell'impianto, 78 bambini ricollocati permamentemente dopo l'incidente e 189 liquidatori.
Secondo l'organizzazione, il 10% degli oltre 600.000 liquidatori è ora morto per cause direttamente o indirettamente connesse alle radiazioni dell'impianto nucleare, e circa 165.000 presentano diverse forme di disabilità.
2006
Il membro del parlamento europeo (Verdi tedeschi) Rebecca Harms commissionò a due scienziati inglesi un rapporto alternativo al Chernobyl Forum, definito TORCH (The Other Report on Chernobyl). Nel rapporto venivano calcolati tra i 30.000 e i 60.000 decessi per cancro, con l'avvertimento che gli effetti previsti potrebbero essere stati sottovalutati, e che sarebbero necessari ulteriori studi per colmare alcune lacune sui dati finora raccolti.
Il rapporto nasce come risposta ai risultati pubblicati dal Chernobyl Forum. L'obiezione principale è stata la base dati utilizzata per la ricerca del Forum: solo 200.000 individui analizzati tra liquidatori (che furono in totale circa 650.000), e 400.000 persone direttamente esposte alle radiazioni.
Nello stesso anno, venne prodotto un altro rapporto dalla International Physicians for Prevention of Nuclear Warfare, intitolato "Health Effects on Chernobyl", in cui si concludeva che a seguito dell'incidente nucleare sono stati registrati circa 10.000 casi di cancro alla tiroide, e che si attendono ulteriori 50.000 casi in futuro.
A questo si dovrebbero aggiungere circa 10.000 casi di deformazioni corporee direttamente legate a Chernobyl, e 5.000 morti tra neonati.
In aprile venne poi presentato un rapporto dell' International Agency for Research on Cancer, in cui si stimano 16.000 decessi entro il 2065 basandosi su una proiezione temporale lineare (molto probabilmente troppo semplicistica), e basata soltanto sulle statistiche relative al cancro alla tiroide nelle aree maggiormente colpite dal fallout (principalmente Ucraina e Bielorussia).
Questo modello è stato contestato (e con argomenti validi) da diverse altre analisi, incluso un documentario della BBC in cui si citano le ricerche del professor Ron Chesser e dell' International Agency for Research on Cancer in cui il numero dei morti sarebbe di molto inferiore alla stima dell' IARC, e pressochè allineato con quello del Chernobyl Forum del 2005.
Concludendo con il 2006, anche Greenpeace contestò i risultati del Forum con uno studio del 1998 commissionato dall' Organizzazione Mondiale della Sanità e citato nell rapporto del 2005, in cui si sostiene che fino al 1998 i decessi tra i 72.000 liquidatori erano stati 212, e che i casi di cancro attribuibili a Chernobyl potrebbero essere stati circa 270.000 tra il 1990 e il 2004, 93.000 dei quali fatali.
2007
Viene pubblicato (solo in russo, poi tradotto in inglese nel 2009) il rapporto "Chernobyl: Consequences of the Catastrophe for People and the Environment", creato dai ricercatori russi Alexey V. Yablokov, Vassily B. Nesterenko, e Alexey V. Nesterenko.
Nel rapporto si parla di 985.000 morti nell'arco temporale che va dal 1986 al 2004, ma questi risultati sono stati contestati (anche in questo caso, con argomenti degni di essere considerati) sia per la metodologia utilizzata, sia per i dati utilizzati per la ricerca.
2011
Rapporto "UNSCEAR" (United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation). Si conclude che 134 dei liquidatori hanno sofferto di intossicazione acuta da radiazioni, e 28 di essi siano già morti. Molti dei sopravvissuti hanno sperimentato malattie alla pelle e cataratta, con 19 morti negli ultimi anni per cause apparentemente non legate all'esposizione a radiazioni. Il rapporto sottolinea inoltre che solo una minuscola porzione dei 6.000 casi di cancro alla tiroide osservati nelle aree colpite sarebbe legata all'incidente al reattore, e che "solo" 15 si sono dimostrati fino ad ora fatali fino al 2005.
Tra le centinaia di migliaia di liquidatori non è stato osservato alcun effetto sulla salute, e i decessi totali, tra coloro che hanno operato nei pressi dell'impianto al momento e immediatamente dopo il disastro e considerando le conseguenze sul medio-lungo termine, sarebbero 62.
Sia chiaro, ho citato solo gli studi principali, e sicuramente ne ho perso qualcuno degno di nota. Ma ciò che emerge fin da subito è che tutte queste statistiche sono l'una l'opposto dell'altra, ed è difficile districarsi tra i numeri.
Quello che si sa per certo è che circa 300.000 persone sono state ricollocate, e diversi milioni sono rimaste a vivere all'interno delle aree contaminate. Si prevede che nei prossimi 70 anni ci sarà un aumento della frequenza di diverse forme di tumore pari al 2%, ma molti altri effetti ben noti delle radiazioni non possono essere calcolati correttamente, come le aberrazioni cromosomiche riscontrate in Bielorussia, Austria, Germania e ex Unione Sovietica.
L'impatto naturale è stato ingente: ancora oggi, la fauna e la flora di diverse regioni europee risulta contaminata (vedete questo post sui cinghiali radioattivi tedeschi) o deforme (come i passeri prelevati dalla "Zona di Esclusione" di 30 km attorno al reattore), si trovano ancora tracce preoccupanti di radiazioni in funghi e piante, e una foresta è diventata completamente rossa a seguito dell'incidente (la Worm Wood Forest, che circondava l'impianto).
THE OTHER REPORT ON CHERNOBYL (TORCH)
Chernobyl Forum
UNSCEAR: The Chernobyl accident
Chernobyl: Consequences of the Catastrophe for People and the Environment
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