Il giudizio dell’Unione europea sull’Italia non cambia, afferma il portavoce del commissario agli Affari economici, Olli Rehn. Una rassicurazione che fa il paio con l’ostentata sicurezza mostrata da Palazzo Chigi non appena appresa la notizia del declassamento sul debito sovrano deciso dall’agenzia di rating Moody’s: il downgrade era atteso e “il governo italiano sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico. Quegli stessi obiettivi che sono stati oggi accolti positivamente e approvati dalla Commissione europea”. Tuttavia, il declassamento ci pone alla pari di Malta e sotto la Slovacchia e l’Estonia in termini di affidabilità. E se da una parte è vero che prima di noi Paesi come Irlanda, Portogallo e Grecia avevano subito svalutazioni ben più elevate (il che rende l’idea di come l’Italia non se la passi peggio di altri), è comunque vero che le raccomandazioni delle due agenzie che hanno declassato il nostro rating, Moody’s e Standard & Poor’s, sembrano rivolte verso una duplice prospettiva: la crescita e l’instabilità politica.
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