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Quanto devo stare in carcere?

Creato il 08 giugno 2012 da Lucas

Quanto devo stare in carcere?
«Che la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro non intenda esser altro che un serio invito rivolto ai viventi, affinché abbiano pietà del povero seduto davanti alla loro porta, è cosa chiara. Anche se essa descrive in termini drastici come il ricco tormentato nelle fiamme della geenna, implora che Lazzaro, beato nel “segno di Abramo”, intinga la punta del dito e gli procuri una goccia d'acqua, sarebbe fuori posto domandarle quali sentimenti Abramo e Lazzaro provano alla vista del dannato: provano compassione, indifferenza o...? Tale domanda è assurda nel suo contesto. Essa “mira infatti alla salvezza dell'uomo, non a fornire informazioni puramente oggettive in quanto tali, vuole dire kerigmaticamente qualcosa per la sua vita attuale, qualcosa che lo riguarda qui e ora”. Qualsiasi discorso neotestamentario e teologico sull'inferno ha un solo senso: quello di “indurre l'uomo a vivere tenendo presente la possibilità realedella rovina eterna e a intendere la rivelazione come un'esigenza di estrema serietà. Il riferimento di principio a questo senso salvifico del dogma deve quindi fornire la pietra liminare e il filo conduttore intrinseco di ogni speculazione in questo campo” (J. Ratzinger)».
Hans-Urs von Balthasar, Breve discorso sull'inferno, Queriniana, Brescia, 1988 (traduzione di Carlo Danna)
Quando sono stanco la sera e mi lascio sopraffare dal torpore - sì, ma non troppo; e vinco l'inerzia e me ne sbatto in toto e come sempre della televisione qualsiasi cosa accada e passi - penso all'inferno, se ci fosse, se fosse un luogo deputato soltanto al patimento o se invece, a volte, anche lì, ci fossero turni di riposo per leggere, meditare, financo scrivere. «Quanto debbo stare in carcere?», una vita, ed è questa la vera domanda che tutti i giorni ci dobbiamo porre, anche se è passata di bocca a un presunto testadicazzo bombarolo, che per uscire dal carcere-vita, avrebbe preso due-tre bombole per farle esplodere, ma guarda il caso, proprio davanti a una scuola, anziché dentro un cimitero per far saltare in aria e, forse, per far risuscitare i morti. Sarebbe stata un'impresa. Funebre. Ma almeno avrebbe dato lavoro ai marmisti della zona, anziché agli inquirenti che non capiscono la tragica stupidità del movente. Il movente. Ce ne vuole sempre uno al mattino per vivere, farci colazione, per evitare di porci domande esistenziali che rallentano la presa sul reale e ci fanno stare al passo, inconcludenti, con una chiave ed un numero in mano.
Ho una vaghezza addosso stasera che potrei fare l'autostop e salire a bordo della Cuore d'Oro che viaggia a propulsione d'improbabilità infinita.
A parte.Penso al Papa, se casomai si ricordasse di cosa scrisse diversi decenni fa e che Balthasar, un suo collega teologo (e credo amico) riporta per dar forza al suo Breve discorso sull'inferno. Penso a Benedetto XVI perché vorrei chiedergli se, da quando è Papa, egli tenga presente la possibilità reale della rovina eterna- e facendo il Papa è più facile rovinarsi che salvarsi anche a non volere. Ma vabbè saranno fatti suoi. 

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