Magazine Diario personale

Quanto è ancora difficile essere donna

Creato il 13 gennaio 2016 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

Schermata 01-2457401 alle 13.22.16Dopo questo pezzo di Giulia non ci sarebbe molto da aggiungere. E io la mia opinione su fatti simili l’ho già espressa qui e qui, ma facciamo che, con la mia solita sintesi (sarcasm alert) allargo un pochino l’argomento.

Ho bisogno di un bel mappazzone di episodi accaduti e di definizioni, di me che urlo “ok, ne ho abbastanza”, di esempi specifici e di un punto netto. Un’influenza intestinale di pensieri che sfocia in un susseguirsi di parole spesso neanche collegate tra loro, ma è esattamente così che mi sento io. Mi sento addosso il bisogno di spiegare il caos che c’è nella mia mente con dell’altro caos, in maniera semplice perché è l’unico modo che conosco. Questo è come mi sento io e come non vorrei più sentirmi. La necessità di avere al mio fianco un uomo ma, allo stesso tempo, il sentirmi sempre una vittima. La fortuna che ho di essere nata in un luogo e non in un altro e  dei diritti basilari che continuo comunque a non avere. Il “qui è meglio di lì” però pure qui non è che si stia molto bene. Non stiamo bene, fine. Io, spesso, in quanto donna mi sento un essere inferiore. Mi sento attaccata addosso un’etichetta di mediocrità che però non mi rispecchia minimamente. Spesso mi capita di desiderare di essere nata con un pene e non con una vagina, e mi capita anche di fare pensieri che mi fanno schifo: io spero che mi nascano solo figli maschi, perché sono convinta che avranno la vita più facile, la via sempre spianata, dei diritti semplicissimi che però io non ho. Mi piace essere donna, non sempre ma la maggior parte del tempo, sarà che da sempre mi piace soffrire e pure perdere, e anche parecchio lottare, però a volte è così complicato.

Ultimamente leggo in giro opinioni che mi sembra impossibile siano state create da persone della mia generazione. Sugli stupri, su Colonia, sulla fantomatica emancipazione della donna occidentale del 2016. Mi sembra di sentire parlare mia nonna, solo che mia nonna non è della mia generazione.

Mia nonna, infatti, è nata nel 1935 e non è mai stata una donna particolarmente combattiva, quindi le cose che mi dice spesso mi fanno rabbrividire. Ma capisco che me le dica da donna a donna, ed è questo l’aspetto grave della faccenda: è una donna che ha paura per la sua nipote donna perché è donna. Non ha mai avuto paura per l’altra nipote donna perché lei ha sempre avuto un uomo al suo fianco, non ha paura per gli altri due nipoti uomini perché sono uomini, ha paura per me perché sono donna e sono sola. Ogni volta che mi telefona o che mi vede mi fa sempre lo stesso identico discorso: ti devi trovare un fidanzato, non un ragazzo col quale scopare e basta, cioè quello certo che te lo devi trovare per i tuoi bisogni fisici, ma ti devi soprattutto trovare uno che stia sempre con te, che ti difenda, che ti riporti fino a sotto casa in macchina e che ti accompagni pure fino a dentro la tua stanza perché nel portone potrebbe nascondersi qualche poco di buono. Ti devi trovare un fidanzato che ti mantenga, perché è impossibile pensare che io, nell’anno 2016, possa avere un lavoro che mi permetta di mantenermi da sola, possa comprarmi una casa da sola, pagare le tasse da sola, comprarmi la macchina da sola, senza l’aiuto di un uomo. Io, ultimamente, le devo rispondere che è un consiglio un po’ del cazzo, perché per esempio il tipo che mi piace ora è più magro di me, quindi non sarebbe nemmeno in grado di difendermi. Forse sarei io a dover difendere lui. Le dico che è un discorso un po’ del cazzo perché guadagno più di lui, quindi sarei io a offrire le cene, e che mi starebbe anche bene così. Le dico che non siamo più negli anni in cui è stata giovane lei. Ma per mia nonna io in quanto donna sono debole, lo siamo tutte. Ci tiene quindi ad ammorbarmi dicendomi che, fino a quando non trovo un fidanzato, non devo uscire da sola, non devo tornare a casa da sola di notte, non devo prendere i mezzi pubblici, mi devo coprire perché altrimenti poi l’uomo si sente in diretto di mettermi una mano sotto le mutande. Ma mia nonna è nata nel 1935, quindi il suo discorso posso capirlo, anche se non lo condivido, è quando questi discorsi mi arrivano da gente più giovane che sento il cervello andare in tilt.

I fatti di Colonia sono gravi, gravissimi, sono fatti che mi fanno incazzare ma non in quanto donna, in quanto essere umano. Tutte le opinioni che ho letto parlano di differenze culturali tra “noi” e “loro”, tra noi è “quei Paesi lì”, la paura dello straniero che nel suo Paese maltratta le donne, eppure io sono la donna occidentale che però potrebbero dover scappare una sera da due italianissimi che la puntano all’una di notte in una cittadina che non è di certo di provincia o in aperta campagna: è Milano.

Non ho mai raccontato qui sopra né altrove della sera che ho avuto seriamente paura di essere stuprata. Sono una che gira da sola da una vita, spesso ho esagerato e mi è andata di culo, e quando sono arrivata a casa sotto le coperte sana e salva ho detto a me stessa che non avrei mai più fatto cose del genere. Quando, a pochi giorni dal mio arrivo nella casa nuova e nella zona di Milano che per me è nuova, mi sono ritrovata a dover fare il giro del palazzo correndo (e grazie al cielo io corro veloce, forse un’altra donna non sarebbe stata così fortunata – o anche solo furba – quanto lo sono stata io) ho capito che fatti del genere non sono poi così lontani. O forse lo avevo capito già, ma quando poi ti capita in prima persona la realtà ti schiaffeggia più forte. Io sono semplicemente scesa da un tram all’una e mezza di notte in una via deserta, con passo svelto camminavo verso casa fino a quando non mi sono imbattuta in due ragazzi che parlavano la mia stessa lingua e che stavano provando ad aprire tutte le auto parcheggiate sulla via. Quando mi hanno vista così, da sola, si sono lanciati un’occhiata e uno si è fermato poco più avanti di me. Io, a quel punto, ho fatto finta di essere al cellulare e a passo svelto mi sono girata e sono tornata indietro, ho imboccato la stradina sulla destra, ho fatto il giro del palazzo e ho chiamato i carabinieri. Uno dei due mi ha seguita per un po’, ma ormai io gli avevo fatto mangiare la polvere ed ero su una via più trafficata. Io non lo so se volevano solo fregarmi la borsa e il cellulare o se sarebbero andati più a fondo, e il pensiero che magari volessero solo guardarmi il culo meglio quando gli fossi passata davanti mentre io avevo paura e volessero farmi del male fa sentire una persona schifosa. Io ho avuto paura a prescindere. Anche quando sono la vittima, devo sentirmi in colpa. Anche quando non ho alcuna colpa. E ho avuto paura dell’uomo in quanto uomo, l’uomo che parla la mia lingua, l’uomo occidentale.

E allora eccomi a pensare a questi fantomatici diritti delle donne del mondo occidentale che sono fuffa. Sono migliorati col tempo grazie a Donne con la D maiuscola, ma c’è ancora tanta strada da fare. Qui se vai a un concerto affollato di sicuro a un certo punto ti ritrovi la mano sotto alla gonna e sempre nell’anno 2016 e sempre in questo cazzo di mondo civilizzato occidentale serve che delle ragazzine di 17 anni (le Girls Against) creino un’associazione per difendersi dal “groping” ai concerti (groping is touching or fondling another person in an unwelcome sexual way using the hands. The term generally has a negative connotation in many societies, and may be considered sexual assault). Qui io mi sento violata tutti i santi giorni, così:

  • Ho quasi ventisette anni e non ho mai portato a casa un fidanzato. Ne ho avuti,  ma a quasi ventisette anni ancora non sto per mettere su famiglia, come tutti si aspettano. Convivo ancora con altre due ragazze, non sforno manicaretti, mentre alla mia età c’è già chi ha tre figli. E qualcuno si permette di dire che sto sbagliando tutto.
  • Sono una stronza di merda perché ho scelto – per il momento – il lavoro e non la famiglia. Perché la donna è fatta per procreare, per non dover avere aspirazioni, per dover fare delle rinunce.
  • Devo per forza mettere su una cazzo di famiglia a un certo punto della mia vita, perché è così che deve andare, e non perché mi piaccia l’idea. Non tutte nascono per essere madri, anche se sembra contro natura. E se dovete diventare madri solo per sentirvi a posto con la società, o con la natura, non fatelo. Coff coff, capito mamma? Coff coff.
  • E se poi ‘sto benedetto figlio a un certo punto decido di farlo non posso poi crescerlo da sola io il figlio che ho tenuto dentro di me, che ho nutrito, che ho partorito con dolore, che è mio. E se di parto, poi, ci muoio, ancora, nel 2016, beh sono cose che possono succedere, pazienza. E se un figlio non lo voglio sono un’egoista di merda che va contro la natura umana e ancora la già citata procreazione.
  • Dovrebbe per forza servirmi un uomo per montare una libreria Ikea o per riparare il computer, per fare un trasloco, per alzare dei pesi, per guidare un furgone, per portare su le casse d’acqua.
  • Gli uomini ne sanno sempre, e per forza, più di noi. Il mansplaining, ovvero il fatto che un uomo si senta sempre in diritto di doverci spiegare qualcosa che conosce meglio di noi. E proprio stamattina è uscito questo su Prismo che lo spiega benissimo.
  • Gli assorbenti vengono considerati beni di lusso perché oh, le donne hanno il ciclo, è la loro natura. Quindi devo spendere venti euro al mese che l’uomo può spendere in erba e non me ne posso nemmeno lamentare perché noi donne siamo state create per soffrire.
  • Ancora è troppo strano stranissimo vedere una donna lavorare nella ricerca o nella tecnologia, sono cose da uomini.
  • Ancora in politica ci si deve vantare per aver creato un parlamento per il 50% di donne, come se non fosse una cosa normalissima.Devo ancora sentirmi chiamata una del sesso debole quando dalla mia vagina viene fuori una vita umana.
  • Se il mio ragazzo mi molla uno schiaffo è sicuramente perché io ho sbagliato qualcosa, perché la donna sbaglia, sempre, ha sempre torto, si lamenta
  • O sono una troia o sono una frigida, non ci sono vie di mezzo. Se voglio portarmi a casa un uomo diverso ogni sera e mandarlo via dopo averci scopato non regalandogli nemmeno la possibilità di dormire con me, sono una troia. Se lo fa un uomo è nella sua natura. Se, invece, esco a rimorchiare ma l’unico che mi si avvicina è uno con i denti gialli e le Hogan e io decido di non dargliela, sono una frigida.
  • Non posso ammettere in un programma tv di guardare un film porno perché alle donne non serve il porno. E non parlare di sesso in pubblico, ew, dai, fai la signorina.
  • Non posso essere arrivata sono sono arrivata senza averlo succhiato a tutti i capi che ho avuto, perché non è possibile che io sia semplicemente brava in quello che faccio anche più di un uomo, e perché nemmeno lontanamente presa in considerazione l’idea che il mio capo possa essere una donna.
  • Devo ingoiare e devo darti il culo, è questo che ti aspetti da me.
  • Devo volare basso, non devo avere aspirazioni, devo stare zitta e cucinare, e se non so cucinare allora non troverò mai un uomo, nessuno mi sposerà mai, e io in quanto donna devo per forza avere il desiderio di sposarmi, altrimenti non sono normale.
  • Non devo usare un linguaggio “colorito”, non devo dire cazzo, fa brutto, sono una signorina. Non devo parlare come un uomo, solo l’uomo può.
  • Non devo bestemmiare perché sta male. Se ti infastidisce la bestemmia (fastidio più che legittimo) ti dovrebbe dare fastidio a prescindere dal sesso della persona che offende il tuo Dio, però no.
  • Ancora esistono le “girl band”, perché wow quella è donna e sa davvero tenere in mano un basso! Una bassista donna! Una band di sole donne! Ma! Ancora serve che Charli XCX tiri fuori un documentario femminista in cui dice che se vai sul palco on la gonna corta vendi solo perché fai vedere il culo.
  • E l’architetto donna, e la band con la cantante donna, e il giudice donna. E a Sanremo se sono tutte femmine le chiamano vallette e se arriva un uomo diventano tutti magicamente co-conduttori.

Ora voi mi dovete dire se davvero pensate che tutto questo sia una roba da niente e se tutto questo fa di me una donna che deve considerarsi fortunata di essere nata nella parte “giusta” del mondo.

E voi uomini, dovreste scendere in piazza pure voi se davvero ci rispettate così tanto come dite. Se volete distaccarvi dall’uomo che non ci rispetta e  che però può essere uno che viene da lontano o il cassiere dell’Esselunga sotto casa. Dovreste difenderci, ma tutte. Io vorrei un uomo che mi rispettasse per quella che sono, che combattesse al mio fianco per i diritti che non ho, che mi accompagnasse davvero a casa in macchina come vuole mia nonna ma perché vuole stare con me un  po’ di più, non per paura che qualcuno tocchi un qualcosa che vorrebbe toccare solo lui. E a me piacciono gli uomini, ma mi piacciono quando mi completano. Io vorrei un uomo ma se non lo trovo non voglio sentirmi additata come una persona incompleta. E vorrei che la smettesse di pensare che gli stronzi stanno solo lontano da voi. E non è vero che non è una vostra battaglia solo solo perché siete uomini. Io vado al gay pride, eppure sono etero.



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