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Quanto guadagna uno scrittore emergente?

Creato il 30 maggio 2013 da Taccodieci @Taccodieci
Quanto guadagna uno scrittore emergente?Come ormai sanno anche i muri, questo duemilacredici, lavorativamente parlando, non è iniziato bene. Anzi, diciamo pure che è iniziato di merda.
Sono stata licenziata in tronco nella miglior interpretazione del precariato, sono stata disoccupata, ho iniziato un lavoro che più che un lavoro è stato un incubo, mi sono licenziata in tronco con la disapprovazione di parenti e amici (fortunatamente non tutti, grazie al cielo) e sono adesso alla mia terza avventura professionale.
Tra l'una e l'altra qualche buco di depressione, perchè in effetti essere disoccupati fa schifo.
Come mi sento ora, dopo due settimane di questa terzo inizio? Mi sento precaria, ma sto bene. Forse posso perfino dire che lavoro con delle persone normali, il che per me è una novità assoluta.
Li ho in effetti passati un po' tutti: invasati religiosi, sadici psicopatici, schiavisti di ogni ordine e fattezza, misogini e se l'elenco vi pare lungo sappiate che sono certa che in questo momento mi sto dimenticando qualcuno.
Ma non è di questo che voglio parlare.
Prendiamo il senso di sconforto e di fallimento che ti colpisce quando sei disoccupato e non hai niente da fare. I tuoi amici stanno lavorando, i tuoi parenti stanno lavorando e tu cazzeggi e hai certi livelli di ansia che devi pianificare in excel le entrate che prevedi nei prossimi tempi per riuscire a respirare.
In uno di quei momenti di cazzeggio, mentre sto infornando cinque teglie di verdure ripiene a casa dei miei giusto per tenermi un attimo impegnata e non pensare allo tsunami di merda in cui nuoto, compare mio zio in visita parenti.
- Ciao zio.
- Ciao, è un po' che non ci vediamo. Come va?
- Bene. Se non conti il fatto che sono disoccupata e che è dall'inizio dell'anno che non ne vengo fuori.
- Come?
- Eh già. Succede.
Cerco di minimizzare perchè non ho proprio voglia di mettermi a discutere con lui dell'efficacia del sistema occupazionale italiano. Lui che per sua fortuna appartiene a un'altra generazione e certe cose, con tutto il rispetto, non penso le capisca.
- Per fortuna hai i tuoi libri.
- In che senso, zio?
- Nel senso che per fortuna scrivi.
Lo scruto cercando di capire dove cavolo voglia andare a parare.
In effetti scrivere mi è di grande sollievo psicologico, morale e emotivo. Forse vuole andare a parare a questo.
- In effetti scrivere mi rilassa e mi diverte. Sto scrivendo il terzo romanzo e questo di sicuro mi aiuta a non pensare alle cose brutte.
- Già, e almeno hai delle entrate, no? Hai pensato che questa potrebbe essere l'opportunità per metterti a fare la scrittrice sul serio?
- In che senso?
- Nel senso che se avessi perso il lavoro e non scrivessi sarebbe tragico, no? Voglio dire, non avere nessuna entrata. Almeno i tuoi libri stanno vendendo, no?
- In che senso???
- Nel senso che ho appena detto.
- Zio, tu pensi veramente che io stia guadagnando qualcosa dalla vendita dei miei romanzi?
- Perchè? Non è così?
- Puahahahahahahah!
Scoppio in una risata che fa tremare le fondamenta del condominio.
In quel momento immagino mio zio tipo alieno, con le antenne verdi e tutto il resto. Come si può pensare che l'aver pubblicato un paio di romanzi possa sostituire un lavoro?
Se vi state chiedendo quanto guadagni uno scrittore emergente, ve lo dico io: un [@##°.
Un lavoro è un lavoro. Un lavoro ti fa mangiare e ti permette di pagare un notebook per scrivere e la corrente per farlo funzionare.
Scrivere è un'altra cosa. Scrivere è, contrapposto al lavoro, una specie di lusso che non tutti si possono permettere. Come un appartamento a Cortina, solo meno costoso perchè non esiste fuori della tua testa. In compenso ti ci puoi rifugiare quando vuoi, senza bisogno di smazzarti un paio d'ore di auto.
Guadagnare con la scrittura? A meno di non chiamarsi "Rowling" o di aver vinto un reality non ho ancora capito se sia possibile.
Detto questo, lo scrittore emergente medio non guadagna letteralmente un [@##°. E' una specie di missione, di istinto, di bisogno di sporcarsi le mani, anche se solo di inchiostro, per non passare inosservati, per non fare finta che vada sempre tutto bene.
Scrivere è perchè, parafrasando Jankélévitch, "si può vivere senza musica, senza gioia, senza amore e senza letteratura. Ma mica tanto bene."
La Redazione

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