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Quanto incide l’ambiente sul nostro animo e il nostro comportamento?

Da Mercedescoach

Esco da una esperienza vissuta in ospedale, e riflettevo su quanto l’ambiente incida sul comportamento delle persone. Di questa esperienza vi parlerò più avanti. Ora riflettevo su un’altra istituzione che influenza il comportamento delle persone: la scuola.

L’anno scors

Quanto incide l’ambiente sul nostro animo e il nostro comportamento?
o Valentina, mia figlia più grande, ha fatto il suo primo anno di scuola materna. Guidata dalla mia esperienza,dove la scuola materna è stato un posto pieno di allegria, amore, dove ho fatto le prime amicizie, una delle quali la mia amica Andrea, con chi siamo come sorelle ancora oggi, ero molto emozionata per lei.

Da li a poco la delusione: comesse che ti urlano da quando entri come se fossi figlia loro per metterti fretta per uscire ancor prima di essere arrivata. Dopo poco, il primo colloquio chiesto da me, perchè  Valentina diceva che le avevano dato una sculacciata, e volevo capire. Le maestre mi ricevono, e mi spiegano che era “una sculacciata simbolica, che non le avevano fatto male, che era solo per farle capire che non si alzano le mani”. Lascio un attimo anche a te per riflettere sulla incoerenza dell’ultima frase.

La verità è che avrei reagito molto meglio a una risposta del tipo: “avevo avuto una notte terribile, ero nervosa, e ho perso le stafe, mi scuso, non succederà più”. Perchè una risposta così è umanamente comprensibile. Invece la risposta che mi hanno dato fa parte di un sistema che io ritengo malato, e non lo voglio per me e le mie figlie.

Dopo quel colloquio tutto è andato di male in peggio: Valentina sempre più agitata, e le maestre che nei successivi colloqui mi riportavano i nuovi problemi: “Valentina va meglio, non usa più le mani. Ma c’è ora un’altro problema, non gioca con le bambine, gioca troppo con i maschi” “E’ troppo curiosa, lei vuole sempre fare qualcosa, fosse per lei apparecchierebbe tutti i giorni, ma non si può”. Ma per fortuna c’erano loro, che l’avrebbero fatta diventare brava.

Questa idea di “sono cattiva, ma piano piano diventerò brava” é entrata molto bene in testa a mia figlia, lo diceva anche a parole, nominando la maestra che avrebbe compiuto il miracolo. E anche se l’orario che ha frequentato è sempre stato il minimo possibile, non riuscivo a contrastare questa cosa, non riuscivo a farle sentire che non c’era niente di male in lei.

L’anno, con tante ausenze, è passato. Questo anno iniziamo di nuovo, con tanti dubbi, e l’inserimento di Camila, la più piccola ci ha convinto a prendere una decisione: al quarto giorno la maestra decide che l’inserimento andava fatto per le buone o le cattive, e quindi decide di tirare dalle gambe di Camilla che mi si era abbracciata piangendo. Più la maestra tiraba, più Camila urlava: “Mamma non mi lasciare qui!”, più i miei dubbi sulla cosa da fare se ne andavano. Dopo che è riustia a strapparle le gambe da me, ho fermato la maestra. Basta così, me la porto a casa, non abbiamo bisogno di questo. “Signora, lei non capisce come si fanno le cose qui. I bambini fanno cosi ma prima o poi smettono, dopo un’ora non piangono più”, certo, neanche io nei momenti più tristi della mia vita ho pianto di fila per più di un ora. Prima o poi uno si rassegna o si fa forte e tira avanti. Molto probabile che io non capisca, ma io conosco un’altra realtà, e un altro modo di fare le cose, e come diceva Castañeda “per me solo cammini che abbiano un cuore”.

Ho chiamato la scuola Waldorf , c’era un posto, una settimana dopo ho portato Valentina. Camila non era ancora pron

Quanto incide l’ambiente sul nostro animo e il nostro comportamento?
ta, piangeva ogni notte chiedendomi di non portarla più dalle maestre che ti tirano dalle gambe.

Gia dal primocolloquio si respira un’altro clima. Non c’è niente di tanto strano, sono semplicemente gentili, accoglienti. Atteggiamenti che nelle istituzioni come la scuola che ho conosciuto, e l’ospedale dove sono stata, si stanno perdendo. Nella scuola Waldorf ho trovato accoglienza, gente che sorride, maestre amorevoli, che ammano il lavoro che fanno, che credono che quello che fanno sia una cosa importante, che rimarra nel cuore dei nostri figli per sempre.

Facciamo fatica per questa scelta, ci alziamo presto, andiamo in macchina perchè è lontanta, ma appena arrivo lì ogni mattina sento che siamo nel posto giusto, tanto che vorrei anch’io restare li. Vedo bambini che corrono, parlano, ridono, con questi grembiuli colorati. Si sentono da lontano il pianoforte, le flaute, si vedono in giro le sculture dei ragazzi delle medie, delle superiori, si sente il profumo del pane che fanno i bambini. C’è un giardino che è un’incanto, con sassi, tronchi, grandissimi e antichi alberi, dove possono correre, arrampicarsi, saltare, giocare, e riempirlo di fantasie, dove li portano se fa caldo, se fa freddo, se piove.

Ho visto l’inserimento di altri bambini, non c’è fretta..piano piano lui si fiderà di noi, e rimarrà volentieri, non forzarlo, sembravano dire le maestre con il loro atteggiamento. Quindi un’altro modo di fare le cose non era solo una mia fantasia.

Ho  assistito alla prima riunione di classe, sinceramente, aspettavo che da un momento all’altro qualcuno mi dicesse qualcosa che non va, e siccome questo momento non arrivò, prima di andare via ho chiesto se andava tutto bene. Sai cosa mi ha risposto la Maestra?: “Va tutto bene, e se Valentina a volte è agitata va bene, ci vuole tempo e pazienza da giardiniere, sta crescendo, e noi dobbiamo piano piano guadagnarci un piccolo spazio dentro di lei“. Avevo le lacrime per questa risposta. Questa è la risposta di una persona che si prende la responsabilità, che si mette gioco, che è immersa in un sistema dove non c’è da cercare un colpevole, dove non c’è un bambino giusto e uno sbagliato, ma ci sono spazi dentro i cuori da conquistare con dedizione e pazienza da giardinieri.

Ma la prova del nove (che ho saputo da poco che è una prova molto divertente che si fa’ in matematica) è stata Valentina: ci va volentieri, non vuole mancare, parla degli amici e le amiche nuovi, e la cosa più importante: quando torna a casa è felice, canta delle filastroche bellissime, gioca e canta e balla, ride.

So che ci sono le critiche verso questa pedagogia, critiche sopratutto sul fatto che il mondo reale è canibalistico e questa scuola non lo è abbastanza. Io sono convinta, e l’ho vissuto sulla mia pelle, che una base amorevole, di vita semplice e in relazione vera con le persone ti dia la fortalezza interna non per sopravvivere alla realtá, ma per crearti una realtà migliore, e forse per portare luce in realtà dove la luce manca.

Io guardo Valentina, e nel brillare dei suoi occhi vedo che questo cammino aveva un cuore.


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