Non tutte quelle che leggo o sento sono corrette; spesso, anzi, queste chiacchiere servono solamente ad alimentare confusione e inesattezze. Allora mi preme fare un po' di chiarezza sul reale potenziale dell'Inter nel prossimo mercato, ora che molti iniziano a lamentarsi anzi tempo di una campagna acquisti ritenuta del tutto immobile e non all'altezza delle dirette rivali in campionato. Ma, fino a prova contraria, l'Inter l'anno prossimo non parteciperà alle coppe europee e dovrà preparare solamente il campionato. Tradotto, c'è tempo.
Molti vorrebbero vedere l'Inter tornare a spendere e spandere come poteva permettersi di fare in passato, ma sono gli stessi che dimenticano con troppa fretta che il club nerazzurro ha accumulato nelle ultime tre sessioni di calciomercato - dal gennaio 2014 al gennaio 2015 - un passivo di 65 milioni di euro. Dopo Hernanes, Vidic, Medel e Osvaldo, questo inverno sono arrivati anche Brozovic, Shaqiri e Podolski; per i primi due l'Inter versa una cifra vicina ai 20 milioni, vi pare poco?
Le spese ci sono, gli acquisti sono stati fatti, bisognerebbe semmai discutere sulla qualità degli investimenti e sul ROI, il ritorno dell'investimento fatto: niente coppe europee anche l'anno prossimo e nessun aumento alla voce ricavi. Per capire dove si può andare, bisogna essere consapevoli da dove si è partiti. Quando Erick Thohir ha raccolto il testimone della gestione Moratti, il risultato netto 2012/2013 era di -102,4 milioni, il peggiore della serie A. Andiamo ancora più in profondità nell'analisi del bilancio di quella stagione: i ricavi ammontavano a 167,5 e i costi (troppi) a 265,1. Nell'ottobre del 2014, quindi pochi mesi fa, il cda ha comunicato un passivo annuale di 87 milioni di euro. Per correttezza è giusto sottolineare come il monte ingaggi sia sceso oggi sotto i 100 milioni di euro grazie all'opera del presidente indonesiano dell'Inter.
Anche nell'ultima sessione, sul mercato non c'è stata immobilità ma attività. Il quesito va a posarsi sulla bontà delle operazioni. La mancanza di risultati sul lato meramente sportivo e quindi la mancata partecipazione alle coppe europee significano meno ricavi per il club, meno soldi da investire. Ed è un tipo di situazione che può durare per due stagioni, tre al massimo, dopodiché la situazione finisce per risultare pesante come un macigno.
Gli sponsor stessi iniziano a fare le opportune valutazioni, stare al fianco di una società che non vince in Italia e men che meno a livello internazionale, può diventare controproducente: "Speriamo che l'Inter venga messa nelle condizioni di tornare ai successi che hanno caratterizzato la sua storia. Abbiamo un ottimo allenatore e adesso serve una squadra competitiva. Con l'Inter abbiamo un impegno per un'altra stagione, mi auguro che possa continuare. Ovviamente noi siamo un'azienda e abbiamo bisogno di risultati, così come ne ha bisogno l'Inter" ha detto Tronchetti Provera durante un intervento alla Bicocca di Milano.
E un mesetto fa è arrivata anche la multa della Uefa da 6 milioni di euro - con riduzione della rosa - per il fair play finanziario, somma da pagare sicuramente in tre rate annuali da 2 milioni, mentre ci sono altri 14 milioni che costituiscono la condizionale: divisi in due tranche da 7 da pagare in 4 anni. Solamente un comportamento del club più virtuoso, con bilanci a posto, porterebbe alla cancellazione della condizionale in questione.
Ecco perché l' Inter nel prossimo mercato non potrà aggravare ulteriormente la situazione economico finanziaria e alzare oltre il muro dei 65 milioni il passivo accumulato sul mercato negli ultimi 12-13 mesi. Cedere un pezzo pregiato e reinvestire è l'unica strada possibile, Kovacic al Liverpool rimane la pista più probabile. Mi lasciano perplessi i nomi che circolano come eventuali sostituti, Felipe Melo o Motta sono operazioni sbagliate in partenza se si cerca il rilancio basato sulla progettualità a medio-lungo termine. Dunque la domanda è: si sta investendo nel modo corretto?
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