La storia di Marco è stata brevemente raccontata dalle tv in agosto e ripassa anche in questo periodo. Cosa ha fatto Marco per meritare i suoi 5 minuti di notorietà, come diceva Warhol? Ha fatto secondo me una cosa tanto semplice, cioè alla portata di tutti, quanto eroica, cioè alla portata di chi decide di farla.
Si è ascoltato, e ha deciso di cambiare.
Da giovane manager con una laurea in Bocconi, famiglia agiata, stipendio buono e prospettive ancora migliori ha deciso di cominciare a vivere immerso nella natura, da eremita, vivendo in regime di sussistenza.
Ha fatto la propria piccola grande rivoluzione personale:
Se ognuno eliminasse il superfluo e attraverso l’introspezione cominciasse a soddisfare i bisogni primari, capirebbe più facilmente cosa lo può appagare…
La storia di Marco, oltre a ispirare simpatia e rispetto, ci mostra nel concreto del vivere una verità elementare: una volta che abbiamo deciso di cominciare ad ascoltare i nostri bisogni, a dar loro credito, ad essere onesti con noi stessi, è possibile far propri degli adattamenti creativi che rispettino ciò che siamo nel profondo e che, soprattutto, ci appaghino realmente.
Marco è un esempio limite, e per questo quasi mitico, del cambiamento, dell’essere andato prima ad un estremo (manager globale) e poi all’altro (eremita primitivista). Ha provato sulla sua pelle l’uno e l’altro, e ha scelto. Nel mezzo tra gli estremi, tanti adattamenti creativi quante sono le diverse unicità personali. E’ importante ascoltarsi e, ogni tanto, raccogliere il coraggio necessario e decidere di stare meglio con sè, gli altri e il mondo intero. Iniziando una storia di – ordinario - cambiamento.
Articolo del Corriere di agosto