Magazine Società
(tratto dal giornale di Vicenza di oggi)
È Natale e il parroco se ne va
Pedemonte-Vicenza. Don Massimo Sbicego, senza avvisare i fedeli, lascia la sua comunità ed entra in una congregazione. Alla Diocesi di Vicenza ha spiegato di essere passato fra i “tradizionalisti lefreviani”.
Pedemonte. "El prete xe scapà", "El prete xe sparìo", "… l'è 'nda via sensa dir gnente a nissùn": sono state queste le prime affermazioni seguite alla notizia che don Massimo Sbicego non è più parroco di Pedemonte, Casotto e Lastebasse.
Il sacerdote, 38 anni, nativo di Montecchio Maggiore, arrivato nell'alta valle dell'Astico nel settembre 2009 dopo essere stato vicario a Vicenza, nella parrocchia dei Ferrovieri, l'ultimo dell'anno non si era presentato nella chiesa di Brancafora per il "Te Deum". Subito le chiacchiere si sono diffuse in paese.
La sua asserita "fuga" è diventata argomento di discussione anche durante il cenone di Capodanno, nelle case e nei bar della zona. "El prete xe scapà, chissà dove ch'el sarà 'ndà". Nello stupore generale, c'è stato pure chi, per spiegare la sua decisione, ha adombrato la presenza di qualche tresca romantica, subito zittito da altri che ne lodavano l'integrità morale e spirituale. La giusta spiegazione è arrivata la mattina del 1 gennaio. Prima nella chiesa di Casotto, poi in quella di Brancafora, a celebrare la messa è stato don Stefano Mazzola, parroco di Velo d'Astico e vicario foraneo.
Fra lo stupore generale, all'inizio del rito, ha comunicato ai presenti che don Massimo non era più il loro prete, "non per un provvedimento da parte della Diocesi, ma per sua scelta, essendo passato alla Fraternità tradizionalista San Pio X" fondata da mons. Lefebre, non riconosciuta in piena comunione dalla Chiesa Cattolica romana". Tale decisione don Sbicego l'aveva riferita a mons. Lodovico Furlan, che attualmente, come Amministratore diocesano, sostituisce "ad interim" il vescovo. L'annuncio ha spinto più di qualcuno a cercare in Internet notizie su mons. Marcel Lefebvre, fondatore della stessa Fraternità, sospeso "a divinis" e successivamente scomunicato per aver professato la salvaguardia del sacerdozio con un ritorno alla tradizione pre-conciliare, col recupero della messa in latino, cancellando l'ecumenismo che riconosce par dignità alle diverse religioni, e non il primato del solo Cattolicesimo. L'allontanamento di don Massimo ha comunque lasciato attoniti. Non è un caso se proprio mons. Furian ha deciso di incontrare martedì 11 gennaio, alle 20, nella sala parrocchiale di Brancafora, i tre Consigli pastorali e degli affari economici.
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