A leggere questa frase si pensa subito al traffico, vero? anzi, al “trafficu”, detto in siciliano. A me viene in mente il film “Johnny Stecchino”, quando Benigni attraversa in macchina il centro di Palermo con lo zio. Quest’ultimo, parlando delle tre piaghe della Sicilia, non manca di menzionare la più grave, che è appunto il “trafficu”, che con le sue “troppe machine, j’è tentacolari e votticoso” e diffama la Sicilia intera, ma in particolare, “Paleimmo”.
Invece gli autisti del titolo in questo caso non guidano. Se ne stanno tranquilli dentro a un bar, scomposti nei loro vari ingredienti, in attesa di un povero fesso inconsapevole non cada vittima del tipico scherzetto di un palermitano.
Ora vengo e mi spiego, come dice Montalbano. Me ne cammino tranquilla per Palermo insieme ai miei amici indigeni, per digerire la magnatella serale: pasta con le sarde, involtini alla palermitana e cassata di ricotta al forno. Fabio propone di prendere un bel digestivo al bar che è solo due isolati più avanti. Quando entriamo, saluta il barista con la seguente frase “Due autisti per favore. Belli ubriachi!”. Il cameriere non fa una piega.
“Teresa, ma cosa è questo autista?” chiedo alla mia amica. Lei fa una risatina e dice “ora lo scopri…l’importante è che bevi veloce”. Io sono sempre più curiosa. Mi chiedo anche perchè beviamo solo io e Fabio, quando abbiamo mangiato tutti e sei come degli sfondati.
Nel frattempo il cameriere, con sguardo concentrato e gesti eleganti, ha messo sul bancone due bicchieroni. Li riempie con un pò di spremuta d’arancia, limoncello, acqua gassata. Tutti si raccomandano con me e mi danno istruzioni: “Appena il cameriere ti dice VIA tu devi bere!”. Inizio a preoccuparmi. Osservo il cameriere che aggiunge da una boccia di vetro una polvere bianca, che mi sembra zucchero in polvere. Dà una mescolata e poi mi da il permesso di bere.
E qui accade l’imponderabile. Mentre afferro il bicchiere e me lo porto alla bocca, il liquido, al buon sapore di agrumi e un pò frizzante, inizia a crescere e a fare schiuma, e la schiuma esce dal bicchiere. Teresa continua a urlare “Bevi, veloce!”, ma la bevanda è più veloce di me, e si versa sulle mie mani e sul bancone, mentre cerco sì di bere, ma rischio allo stesso tempo di soffocare, tra le risate e questo fantastico drink che mi scende in gola.
Il gruppo si è diviso: c’è chi fa il tifo per me e chi si piega in due dalle risate, mentre mi impegno per far fronte alla situazione. A un certo punto metto a fuoco la scena che mi circonda e vedo due turisti, forse tedeschi o olandesi, ma comunque nordici, che osservano con una faccia tra l’incredulo, il curioso e lo schifato. Alla fine getto la spugna, arresa di fronte al bagno che mi sono fatta. Poso il bicchiere quasi vuoto (ma la quantità che sono riuscita a bere è stata davvero poca) sul bancone allagato e mi scuso col cameriere per il disastro combinato. “Non si preoccupi signorina, succede sempre così” dice sorridendo gentilmente.
“Scusi, ma che c’ha messo dentro? cocaina?” “No signorina. Semplice bicarbonato”