Abbiamo provato Quantum Break: ecco le nostre prime impressioni dopo qualche ora di gioco accumulata sulla versione finale Xbox One, in attesa della recensione che ci accompagnerà verso l'uscita, prevista per il 5 aprile.
Articolo a cura di Andrea Porta
- Disponibile per:
- Pc
- Xbox One
Andrea Porta è un fanatico, divoratore (e occasionalmente critico) di videogame, serie TV, cinema, letteratura sci-fi e fantasy, progressive rock, comics, birre belga, rolling tobacco e molto altro ancora. Lo trovate su Facebook, su Twitter e su Google Plus.
Se al lancio di Quantum Break manca ancora qualche giorno, la copia finale del gioco ci è stata fornita da Remedy e Microsoft con largo anticipo, permettendoci anche di condividere alcune prime impressioni sul primo dei cinque atti del gioco, tenendoci naturalmente lontani da pericolosi spoiler. Gireremo dunque alla larga dai primissimi minuti di gioco, che introducono la storia narrata a mo di flashback, limitandoci ad affermare che si tratta di un incipit di grande impatto. Seppure il punto di vista sia differente, i primi minuti della nuova opera di Remedy ci hanno riportato alla mente l'inizio dell'originale Half Life, e non è un'affermazione da poco. Successivamente, ci si addentra nelle meccaniche di gameplay e nella narrazione, come sempre importantissima per la casa finlandese.
Bentornati a Riverport
Jack Joyce è fuggito da Riverport - cittadina americana fittizia - in seguito a una serie di eventi legati a doppio filo alla difficile personalità di suo fratello William. Ricercatore presso l'università nell'ambito dello spazio-tempo e braccio destro del magnate Paul Serene, quest'ultimo si è trovato suo malgrado a fare da tutore al fratello, e i risultati sono stati letteralmente disastrosi. Incapace di mettere da parte le sue ossessioni lavorative, William finisce per trascurare completamente Jack, e quest'ultimo decide infine di cambiare aria una volta per tutte. Il destino, e una serie di email scambiate con Serene, lo riporteranno tuttavia a Riverport anni dopo, ed è proprio qui che comincia la storia di Quantum Break. Inutile addentrarsi ulteriormente negli avvenimenti: tutto quello che è importante sapere è che un incidente porterà il tessuto spazio-temporale a danneggiarsi, Jack si troverà dotato di poteri legati alla manipolazione del tempo, e Paul Serene si configurerà definitivamente come villain della situazione. I Remedy, prima di ogni altra cosa, sono ottimi narratori, e la penna di Sam Lake riesce a mettere insieme un canovaccio narrativo molto ben raccontato in questo incipit. Il primo atto si prende tutto il tempo per esporre tutti i retroscena necessari al giocatore, evidenziando nel contempo una natura parzialmente facoltativa dei moltissimi materiali che è possibile rintracciare nelle ambientazioni. Video, registrazioni audio, scambi di email, documenti ufficiali: un counter a video ci permetterà di sapere sempre quanti dei frammenti narrativi disponibili in una data ambientazione abbiamo già visionato, e chi avrà voglia di approfondire la storia troverà un grande quantitativo di materiale, scritto come da tradizione con grande cura. Al di là di questi "frammenti" opzionali, l'intelaiatura narrativa di Quantum Break è in ogni caso preponderante, e il giocatore si troverà spesso a posare il pad per ascoltare un dialogo o guardare una lunga cut scene dal sapore genuinamente hollywoodiano. Trattandosi poi del primo atto, che necessariamente deve introdurre i personaggi e la vicenda, il ritmo è decisamente compassato, alternato alle prime sparatorie, che introducono uno alla volta i poteri temporali a disposizione di Jack.
Paradossi temporali
Gli scontri a fuoco del primo atto sono evidentemente embrionali, e intervallati da brevi fasi tutorial dove impareremo a gestire i poteri che Jack acquisirà progressivamente. Prima di analizzare questi ultimi, è bene comunque soffermarsi sulle sensazioni del gameplay di base, quello che, fucile d'assalto alla mano, ci vede passare continuamente da una copertura all'altra ed affrontare schiere di nemici senza volto. In questo senso, le impressioni iniziali restituite da Quantum Break sono incerte. Da una parte, le armi rivelano da subito una buona differenziazione e personalità, con le peculiarità dei vari modelli di pistola, fucile d'assalto e fucile a pompa immediatamente avvertibili. Dall'altra si evidenzia subito l'intenzione degli sviluppatori di mantenere il giocatore il più mobile possibile tra le coperture: a differenza di altri sparatutto in terza persona, non ci troviamo di fronte a una guerra "di trincea". Le routine dell'intelligenza artificiale e il level design fanno di tutto per stanarci, tra granate e aggiramenti, e in questo modo si nota un po' meno un sistema di coperture che fatica a soddisfare. Concentrandosi su di esso, tuttavia, è facile notare come non vi sia una relazione stretta tra i ripari e il personaggio, con Jack che si limiterà ad accucciarsi dietro a divanetti, muri e casse, senza appoggiarvisi fisicamente, e senza possibilità alcuna di sfruttare spostamenti dinamici da un riparo all'altro. Si tratta, in altre parole, di un sistema che pare voler ignorare volutamente le evoluzioni viste nei sistemi di copertura negli ultimi anni, e punta tutto sull'utilizzo dei poteri a disposizione del protagonista, che sono evidentemente stati pensati con l'idea di un costante movimento sul campo di battaglia.
La "schivata temporale", ad esempio, permette non solo di spostarsi a grande velocità nella direzione dello sguardo, ma genera anche una (spettacolare) onda d'urto che sbilancia i nemici, e attiva un bullet time della durata di qualche secondo. Ecco quindi che uno strumento d'evasione si rivela molto efficace anche in attacco. Del tutto votato a quest'ultimo è invece lo scudo temporare nel quale è possibile rinchiudere per qualche secondo i nemici, sparando sulla sua superficie per accumulare proiettili che successivamente li investiranno in un'unica ondata risolutiva. Qualche utilizzo creativo è possibile anche relativamente allo scudo personale, anch'esso in grado di generare un'onda d'urto destinata a sbilanciare i nemici. Se è vero dunque che come sparatutto puro e semplice Quantum Break finisce per risultare un po' vecchiotto e "sordo" agli avanzamenti visti nel genere sparatutto in terza persona negli ultimi anni, l'impiego dei poteri permette di affrontare le sparatorie in maniera creativa. Chiaramente, è ancora molto presto per una valutazione complessiva di questo cruciale aspetto: solo osservando l'evoluzione dei poteri a disposizione di Jack e della complessità delle sparatorie potremo farci un'idea precisa in tal senso. Quanto alla componente narrativa, il primo atto permette anche di incontrare la prima Junction e la prima puntata del serial televisivo che accompagna l'azione. Nel primo caso, alla fine di ogni atto passeremo nei panni del villain Paul Serene, e potremo prendere un'importante decisione dopo averne studiato i possibili effetti. In un certo senso, questa prima scelta pare suggerire la possibilità di "interpretare" Paul in maniera più o meno umana, facendone quindi un "cattivo" totalmente privo di sensibilità oppure un personaggio dotato quantomeno di un'anima.
Le decisioni prese avranno un impatto anche su alcune scene delle puntate del seral televisivo, che si avvieranno subito dopo i momenti Junction. In questo caso, la visione della prima puntata (della durata di circa 25 minuti) ha confermato un ottimo lavoro di fotografia, regia e interpretazione. Quanto invece alla qualità della narrazione, e all'effettivo "peso" di queste puntate nell'economia complessiva della sceneggiatura, è ancora presto per esprimersi. Veniamo infine alla componente grafica: l'unica vera nota dolente, per il momento, è rappresentata dal comparto animazioni. Queste ultime mancano sostanzialmente di precisione nel controllo del personaggio, sia durante le sparatorie e le fasi di copertura, sia durante i brevi momenti puzzle/platform, dove sfruttando i poteri temporali di Jack dovremo trovare modi creativi per raggiungere aree altrimenti precluse. Ci si abitua dopo qualche tempo, ma si tratta in ogni caso di un aspetto su cui avremmo gradito molta più cura da parte degli sviluppatori. Per tutto il resto, Quantum Break è complessivamente spettacolare: polygon count elevatissimo anche sugli elementi secondari, texture di qualità, filtraggio solido, distruttibilità ambientale limitata ad alcuni elementi ma di sicuro impatto visivo. Ancora non abbiamo informazioni relativamente all'effettiva risoluzione nativa, ma in fondo, poco conta: Quantum Break è e rimane visivamente impressionante. Note positive anche per il comparto audio, che parte da un buon missaggio e propone musiche ed effetti di qualità.
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