Inizia per la comunità cattolica un momento molto importante di purificazione mediante appunto il digiuno, precetto che vuole porre dei limiti al corpo, per rispetto a Dio, e regola che le comunità monastiche osservavano prima ancora che il Concilio di Trento definisse in modo puntiglioso quali erano i cibi di "magro" e quindi consentiti e quali erano impuri.
“Mens sana in corpore sano” non significava solo allontanare la mente dalle tentazioni della gola e di elevare quindi il valore del proprio corpo ma era la versione religiosa del suggerimento del più laico Ippocrate, quando esortava "Che il cibo sia la tua medicina".
Il cibo quindi visto non solo come
risorsa indispensabile per la vita ma anche, nell’eccesso, come mezzo di morte
o quantomeno di tentazione, dalla mela di Eva in poi. E proprio per questo le
donne sono sempre state maggiormente soggette al problema della moderazione.
Infatti i Libri penitenziali, elenchi di peccati e di relative penitenze,
compilati in ambiente monastico a partire dal IV sec., appaiono illuminanti: la
privazione del cibo, o settimane e mesi a pane ed acqua, avrebbe portato alla
santità. Molte donne, infatti, fecero del digiuno un mezzo per acquisire maggiore autorevolezza, in un periodo storico poco felice (beh, non è che quello che stiamo vivendo ora....). Da qui il fenomeno delle "sante anoressiche" e l'esempio più vivido è sicuramente quello di Caterina da Siena che
dall'età di 16 anni si nutrì di pane, acqua e verdure, soprattutto erbe amare,
quelle che crescono spontaneamente e che in primavera diventano per noi, meno
propensi alla santità, occasione di risotti e frittate strepitosi.
Talvolta però la scelta dell'astensione dal cibo destava
preoccupazione, perché dietro la figura emaciata di una virtuosa digiunatrice
poteva esserci un'inquietante strega: sostentarsi senza mangiare era ritenuto
possibile solo grazie all'intervento diabolico. Infatti la prova del peso
veniva richiesta dall'Inquisizione, in quanto le streghe dovevano essere
leggere, per poter volare. Se poi, per pura sfortuna, una donna magra (forse lo era di costituzione) aveva anche i capelli lunghi e neri e magari gli occhi
verdi apriti cielo! Un bel barbeque non glielo avrebbe negato nessuno avendo in
sé tutti i tag della stregoneria.
Sfogliette croccanti al rosmarino Ingredienti 100 gr di pasta madre, 300 gr di Petra1, 150 dl di acqua tiepida, 2 rametti di rosmarino, 2 cucchiai di olio evo, 1 cucchiaino raso di sale fino, 1 cucchiaio di sale grosso. Procedimento Lavare ed asciugare il rosmarino e tritare finemente i rami di un rametto. Nella planetaria inserire la pasta madre e lavorarla con la frusta a gancio unendo un po’ di acqua e una volta sciolta la farina, il rosmarino, il sale unendo tutta l’acqua a filo come fosse una maionese. Formare una palla lisci, coprirla con un canovaccio umido (ben strizzato) e lasciarla riposare per almeno 2 ore. Accendere il forno e portarlo a 200°, stendere l’impasto sopra un foglio di carta forno e con il mattarello ottenere una sfoglia sottilissima (in alternativa si potrà usare la sfogliatrice per la pasta) e tagliarla in tante striscioline. Trasferire le striscioline sopra una leccarda unitamente alla carta forno , spennellare la superficie con l’olio evo e cucinare per massimo 5’. Lasciarle raffreddare sopra una gratella per dolci, decorarle con il sale grosso e il rosmarino rimasto ed accompagnarle a formaggi cremosi o verdure.