Magazine Musica
Il vagabondo si muove come uno spettro in quelle wilderness of pain che avvolgono la città fatta di luci, una periferia di piccole case ed enormi bastimenti industriali polverosi. Il tassista notturno percorre qui boulevard che si allontanano da Downtown diventano sempre più scuri, popolati da marciapiedi fatti di emarginati, perdenti, mano tese e coltelli facili. Al minuscolo suono elettronico di una tastiera ovattata, un basso che scandisce perennemente quella singola corda. Dum, dum, dum, dum. La batteria è senza tamburi; emerge e si insinua come tra le vertebre della musica solo un piatto, sottilissimo. La lingua biforcuta di un serpente. Si apre così l'avventura urbana di Wasteland. Si apre così un unicum del catalogo Sub Pop, una raccolta di schizofrenie tecnologiche ammorbate da scure sonorità grunge e pessimistici timbri strumentali. Questi Qurk te li immagineresti a suonare in qualche subway nei dintorni della Grand Central Station; ma anche fuori dei cancelli del luna park di Coney Island, o sperduti sotto i lampioni gialli del Queens. Ma anche all'inaugurazione di qualche galleria di Soho, sul palco di un club esclusivo di Manhattan. Musica scarnificata che parla di orrori quotidiani e che tanto piace a certi radical-chic dall'infatuazione facile e col Bellini perennemente in mano. Trevor Blake e John The Last, il duo che si cela dietro l'album è uno strano derivato transgenico di una linea evolutiva tortuosa che porta su fino ai più cervellotici Soft Machine (la pulsione monocorde di pianoforte nell’elegia di Monna Lady), che attraversa tutto il classic rock dei settanta come-se-nulla-fosse-successo e rispunta qui e là, tra i Suicides di Frankie Teardrop e addirittura i Tears for Fears meno ballabili. Senza lasciare indietro certe bizzarrie dei Cluster e dei Tangerine Dream meno spaziali. Poi, quella stanca vocalità baritonale di chi ha esaurito rabbia e voglia di lottare da tempo, sbandierata nella litania per voce e loop di synth di Song for Lost Taxi Man, una progressione lenta che si lascia dietro una bava lucente di Hammond senza contesto. Chi non ha paura dei paragoni direbbe Ian Curtis, un Ian Curtis sopravvissuto, svuotato ancora di più, larvale. Con occhi violacei. Ti sembra di vederlo camminare, mani nelle tasche, testa china, lungo il marciapiede di svariata umanità in Ramsen Avenue, che è poi una parafrasi tradita di Desolation Row in epoca digitale, con quella cadenza da banale country reazionario. Se Tim Buckley esplorava il cosmo celeste, i Quark esplorano quelle particelle che compongono il cosmo umano; che ci passano davanti chiuse in macchine grigie, strette su autobus che sfoggiano la pubblicità dell'ultima collezione di Prada; fermi ad un semaforo giallo e lampeggiante. I testi non sono certo poesia, nè racconti, nè storie da adolescenti. Sono sciarade di graffiti incisi sui muri delle case popolari. Come in For Cindy: “Rob & Cindy forever, Rob & Cindy forever, forever”. Un per sempre che al crescere del vento elettronico diventa l'eco beffarda di una sottile maledizione, una compulsione possessiva, una latente misoginia. Tracce delle guerre futuribili dei primi Killing Joke su Hammer, con un' ibrido orrendo di Telecaster e tastiera reso glaciale da un amplificazione che toglie ogni armonico in favore della straniante piattezza che avevano le chitarre dell'ultima Magic Band. Last Day, il maelstrom finale, da cui ti aspetteresti l'Apocalisse di una terra di peccatori, sale fino a mangiarsi ogni parola, saturo e stridente in un basso che tuona l'ultima volontà; poi, improvvisamente, tutto si arresta. Si scioglie nella melodia di un muezzin che sa di mediterraneo, deformata da vecchi trucchi di stanchissima psichedelia, e modulata come fosse il fossile di un canto gregoriano. Tutto si spegne, a questo punto. Tutti fermi. Anche quelli nelle macchine grigie, quelli col bellini in mano; i magnaccia e le prostitute. Travis Bickle, nel suo taxi. Silenzio. Un plastificato vibrato di violini ascende rapido. Il baritono stanco, che potrebbe essere uno dei mille fantasmi di Morrison, conclude il viaggio. Last day I'll look around, seeing nothing. Quark – Quark - Sub Pop (4320310442) - US - 1996
Wasteland 6:26 Monna Lady 3:51 Song for Lost Taxi Man 5:12 Ramsen Avenue 5:46 For Cindy 4:06 Hammer 3:57 Last Day 9:35
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Hybrid Nightmares – The Second Age
Secondo capitolo di una saga nata dalle menti degli extreme metallers Hybrid Nightmares, gruppo di Melbourne fondato nel 2008 ed arrivato quest'anno al primo... Leggere il seguito
Da Iyezine
MUSICA -
Freedom Hawk – Into Your Mind
I Black Sabbath, il gruppo che insieme ai Led Zeppelin ha influenzato più band che tutti gli altri nomi storici messi assieme, li ritroviamo citati negli... Leggere il seguito
Da Iyezine
MUSICA -
Jerry Cutillo e Claudio Rocchi
“ANOTHER TIME, ANOTHER SPACE”articolo scritto da Jerry Cutillo per la rivista SOUND incluso nel libro "Come una volpe tesa a rubare nel cortile delle... Leggere il seguito
Da Athos56
MUSICA -
Jazzit Fest: la III edizione dal 26 al 28 giugno!
JAZZIT FEST 26 – 27 – 28 giugno 2015-06-23 Collescipli (Terni) La forma del festival del futuro [Ernesto Assante, La (...) Leggere il seguito
Da Pjazzanetwork
MUSICA -
ALMA MATER di YUVAL AVITAL in dialogo con IL TERZO PARADISO di MICHELANGELO...
8 luglio – 29 agosto 2015 | Cattedrale della Fabbrica del Vapore, Milano. Dall’8 luglio al 29 agosto 2015 la Cattedrale della Fabbrica del Vapore di Milano... Leggere il seguito
Da Giovanni Pirri
CULTURA, MUSICA -
Rudy Salvagnini – Il Cinema Dell’Eccesso – Vol. 1 Europa
" Leggere questo libro spero possa essere come affrontare un viaggio nelle meraviglie dell'insolito, tra i marosi delle difficoltà produttive, ma con la bravura... Leggere il seguito
Da Iyezine
MUSICA