E siamo giunti anche all’ultima giornata di questo intenso viaggio di studio dell’Associazione Museo dell’Agricoltura del Piemonte. Studiare è faticoso, ma spesso piacevole, così per questo quarto giorno l’organizzazione puntuale della Italian Wine Travel ha predisposto una total immersion nei misteri del Beaujolais. Ancora una volta debbo ripetermi, ma mai come in questo caso si vede l’esemplificazione di come sia possibile che un territorio punti le sua carte su un punto di forza e di qualità, facendone traino per tutto un sistema.
Il Beaujolais non è un vino di altissima qualità come può esserlo il Borgogna o il Brunello o il Barolo, eppure è probabilmente il vino più conosciuto del mondo. C’è stato un periodo in cui il vino non andava, i prezzi scendevano, sembrava compromessa tutta la filiera che ruotava attorno a questo prodotto. Ebbene cosa hanno fatto i nostri bravi vignerons, si sono messi a piangere? Hanno invocato aiuti dallo stato per spiantare i vigneti salvo poi chiederne altri per reimpiantarli?
No, hanno pensato e si sono inventati il Beaujolais nouveau, attraverso una innovativa tecnica di lavorazione che ha rinnovato il prodotto, ma poi hanno saputo battere la grancassa a non finire a adesso dopo tanti anni, l’appuntamento alla mezzanotte del terzo mercoledì di novembre è atteso con ansia spasmodica in tutto il mondo. Attraverso feste, manifestazioni, eventi, sfilate di confraternite partono i camion carichi verso le destinazioni di tutto il mondo al grido magico di: -Le beaujolais nouveau est arrivé- Questa attesa creata ad arte per i dieci cru di questo vino valido, ma non straordinario, è riuscita a far conoscere in tutto il mondo un prodotto dell’intelligente marketing transalpino.
Basta visitare lo strepitoso museo del vino dell’Oenoparc Hameau Duboeuf, creato con mezzi moderni ed accattivanti nella vecchia stazione di Ronamèche Thorins che termina con una degustazione di qualche cru di questo vino piacevole e beverino nella grande sala degli organi meccanici dalle pareti rivestite di antichi manifesti, per rimanere attoniti e passare entusiasticamente alla sala vendita.
E se non vi basta ancora, sostate come noi, alla Maison du Beaujolais a Belleville sur Saône per un pranzo d’addio dove gustare, assieme alla consueta salade con crostino al caprino tostato, prima del gran finale (sorbetto al cassis con marc de Beaujolais), uno strepitoso jambon au miel dalle suggestioni delicatissime.
Un Beaujolais village fresco e fruttato lo ha accompagnato nel più degno dei modi, lenendo così la tristezza del ritorno al pullman carico di bottiglie sulla strada di casa (per me una limitissima fornitura dei cru: Saint-Amour e Moulin à vent, necesse est). Bisogna saperci fare ragazzi. Stamattina ho visto del Chianti Gallo nero a 5 euro al supermercato, mentre il cru più scalcagnato di Borgogna non lo trovi a meno di 12 sul posto, potenza della comunicazione. Meditate e intanto, mentre approntate le bocche a cul di gallina per l’assaggio con gli occhi rivolti verso il cielo, date un’occhiata al bell’articolo sulle prove di giudizio alla cieca dei vini dal sempre ottimo Bressanini, da cui mutuo il sottostante video che non può essere meno calzante.