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(Quasi) Tre libri per un mese: famiglie disfunzionali

Creato il 24 marzo 2013 da Siboney2046 @siboney2046

little_miss_sunshineLittle Miss Sunshine (2006) di  Jonathan Dayton e Valerie Faris

Dopo tempo immemore ecco di nuovo un post della rubrica Tre Libri Per un Mese in cui vi propongo tre letture su un argomento comune che si possono fare in un mese: oggi però i libri proposti sono solo due ed il terzo elemento è un film. Per quanto riguarda il tema ho scelto qualcosa di non troppo noto, il problema delle FAMIGLIE DISFUNZIONALI. Non tutti sanno di cosa si tratta: spesso inconsapevolmente in un modo o nell’altro anche noi viviamo in una famiglia disfunzionale ma non ce ne rendiamo conto. Molti pensano che le famiglie disfunzionali siano solo quelle in cui ci sono problemi di violenze fisiche, abusi, dipendenze, ma questo non è propriamente corretto. La disfunzionalità si può manifestare anche in un regime troppo autoritario o rigido dei genitori oppure in uno troppo permissivo e liberale. La presenza di regole troppo severe o la totale mancanza delle stesse può indurre una crescita ‘sbagliata’ dei bambini che diventano insicuri, spaventati, temono il mondo o lo prendono come una loro proprietà. Lo sviluppo di disturbi ansiosi o depressivi negli individui può essere provocato da situazioni familiari difficili nella loro infanzia, anche se non drammatiche.

L’argomento è ovviamente vastissimo e complicato ed io non sono certo un’esperta in proposito; tuttavia affrontando i libri ed il film che seguono il mio pensiero è andato subito a questo grosso problema che affligge molti nuclei familiari che spesso non ne sono neppure consapevoli.  I casi presentati qui in seguito sono frutto di fantasia e volutamente estremi od assurdi, ma ciò non toglie che possano essere spunto per una riflessione. Iniziamo subito quindi.

Ritratto di famiglia con superpoteri di Steven Amsterdam (2011)

amsterdam ritratto di famiglia con superpoteri

Sette persone: Ruth e i suoi figli Giordana e Ben; Natalie, sorella di Ruth sposata con Peter e i loro figli Alex e Sasha. Tutti hanno un superpotere diverso: c’è chi sa volare, chi legge nel pensiero, chi fa innamorare le persone, chi può diventare trasparente. Ma non è tutto oro quello che luccica e i ‘nostri eroi’ eroi non lo sono affatto: i superpoteri mascherano le loro fragilità e le loro debolezze, le incomprensioni che si protraggono per i trent’anni delle vicende, con genitori e figli che non si comprendono e scappano gli uni dagli altri.

What the family needed è il titolo originale che meglio ci fa comprendere l’obiettivo del libro: non raccontare le vicende di supereroi da fumetto ma quelle di persone reali che scoprono di avere delle doti fuori dal normale ma che continuano la loro vita senza spiegarsi il perché di quello che succede loro.
Il racconto è organizzato in sette capitoli che prendono ciascuno il nome di uno dei personaggi; la narrazione sembra disorganica ma alla fine, solo quando arriva il capitolo dedicato ad Alex capiremo l’ampio respiro della vicenda e la malinconia delle loro vite. Un romanzo piacevole e poco impegnativo ma che comunque lascia un segno, delicato e poco invadente, ma un segno.
Un ultimo appunto per la squisita edizione della Special ISBN che crea un libro bello anche alla sola vista.

(Forse) gli volevo bene di Miriam Gershow (2009)

miriam gershow forse gli volevo bene

Lydia Pasternak è un’adolescente che vive nell’ombra del fratello, grande sportivo, spaccone della scuola, amato dalle ragazze e adorato dai ragazzi; è tacitamente il figlio prediletto dei genitori, nonostante il carattere da bullo che solo Lydia conosce o riesce a vedere. Da piccoli erano legatissimi, ma poi, con l’adolescenza, Danny prende le distanze da Lydia e lei soffre dell’abbandono. Un giorno Danny sparisce misteriosamente nel nulla e da quel momento inizia il vero inferno per Lydia: i suoi genitori impazziscono in modi diversi; i giornali non danno più pace alla loro casa; a scuola diventa il fulcro di tutte le attenzioni, per lo più compassionevoli o morbosamente curiose. Quale sarà il futuro della famiglia Pasternak forse è prevedibile ma ciò non toglie che vale la pena di leggerlo fino in fondo.

L’esperienza dolorosa come la sparizione di un figlio è qualcosa che non è possibile immaginare; le reazioni possono essere le più disparate e sicuramente qualcuno ne pagherà lo scotto ed in questo caso la sfortunata è Lydia che dovrà crescere senza genitori, troppo impegnati nelle ricerche per ricordarsi di avere un’altra figlia. Lydia, dal cui punto di vista è narrato tutto il romanzo, non è un personaggio gradevole, non è possibile simpatizzare con lei che appare fredda e quasi egoista, eppure non si può giudicarla con biasimo perché talvolta il dolore più grande è quello di chi resta. Non è un romanzo facile: non è un capolavoro ma aiuta a riflettere sulle dinamiche familiari non necessariamente drammatiche come quelle successive alla sparizione.

Carnage di Roman Polanski (2011)

carnage

Il film si apre in un parco dove in lontananza si vedono alcuni bambini litigare; alla fine uno afferra un bastone da terra è colpisce in faccia un altro. Questa (salvo una simmetrica ed ironicamente paradossale conclusione nel medesimo parco) è l’unica scena a svolgersi al di fuori dell’appartamento di Penelope e Michael Longstreet, genitori di Ethan il bambino aggredito, che ospitano Nancy e Alan Cowan, genitori dell’aggressore Zachary per discutere sull’episodio. L’incontro si svolge inizialmente in maniera molto cortese e diplomatica con inattese svolte irrazionali che portano le coppie a mostrare il loro vero volto tutt’altro che civile.

Si tratta di un film breve (circa un’ora e venti) diretto magistralmente da Roman Polanski che riesce a creare una piccola perla cinematografica. Le cortesie e i bei modi iniziali reciprocamente dimostrati dalle due coppie, l’aspetto di famiglie idilliache svanisce ben presto e tolte le maschere scopriamo delle persone infelici dei loro matrimoni, che desiderano vite diverse, vite migliori ma che non riescono ad affrancarsi dai lacci della mediocrità che le avvolgono. I due fronti dapprima compatti si sgretolano un po’ alla volta nel vano tentativo di difendere i rispettivi figli: si formano nuove coalizione, tra uomini e donne, ma anche queste non sono destinate a durare: l’insoddisfazione e la frustrazione personali sono troppo forti. Naturalmente ci si chiede se il comportamento dei bambini sia una conseguenza delle condizioni familiari in cui vivono e la risposta è affidata alla nostra sensibilità.
Un film semplicemente perfetto nel tema, nella forma, nelle tempistiche, nella sceneggiatura, grazie  alla mano del maestro che ancora una volta mostra cosa può fare un cineasta di talento senza uscire da un’unica stanza; superlative le interpretazioni dei protagonisti cosa di cui, francamente non avevo dubbio alcuno visti i nomi: Jodie Foster è l’ambiziosa e filantropa Penelope; Kate Winslet è la frustrata Nancy; Christopher Waltz è il menefreghista Alan e John C. Reilly è il sempliciotto Michael. Donne-madri nevrotiche e uomini-padri disattenti: il ritratto di una società moderna non così lontana dalla realtà.

Avete letto questi libri o visto il film? Che ne pensate?


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