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Quattro anni!

Creato il 02 febbraio 2015 da Michele Orefice @morefice73
Photo-2015-02-02-17-12-30_6553Oggi due febbraio duemila e quindici avrebbe compiuto quattro anni. La mia bimba, la mia bimba più calma e tranquilla. L’Angelo che ci ha fatto scoprire il significato della Fede. Allora mi accorgo di pensare inutilmente a quali giochi le avrei potuto regalare. Penso a un bambolotto o a un aspirapolvere per bambini o a un set per dipingere con le tempere. Dove è adesso non le serve nulla, dove è adesso, so bene, che è felice.La morte di Virginia ci ha aperto un mondo nuovo ma mi manca. A volte immagino di poterle scrivere. Di scrivere cosa sto facendo, di come i bimbi affrontano la scuola. Mi immagino che poi lei mi risponda, che mi dica come si diverte, di come ha imparato ad andare in bici, magari glielo ha insegnato il suo nonno Alberto, magari un angelo qualsiasi, magari è stato Pantani. Già mi manca, è come un pezzetto di me che è la lontano, che sento che c’è ma non posso avere sue notizie, non posso sapere se abbia i capelli ricci o lisci, non posso sapere se è diventata irruente come la sua sorellina Annamaria o se è rimasta tranquilla e gioiosa fino a quando ci potevo giocare.Mi sento quindi come se avessi mandato via una mail o un fax e sono in attesa, in attesa che lei risponda, che mi faccia una visita, che mi dia un cenno un qualsiasi segno. In attesa vicini al fax. Ma lei non vuole che io sia in attesa, tempo sprecato, tempo sprecato in una vita sempre breve per tutto l’ amore che dovremmo dare, per tutto l’ amore di cui siamo capaci e che invece ci teniamo nel profondo, ben sapendo, che tenendolo là , presto si guasterà. Si , si guasterà come una mela troppo matura, una mela che non è stata ne mangiata , ne piantata.Ma lei è lì, è una presenza costante nelle nostre vite, è come un sottofondo musicale, una melodia che ci guida, che ci aiuta a trovare la strada , ci aiuta a dare il peso giusto alle cose. E io sempre ad aspettare , ad aspettare. Ricordo bene , era uan settimana che era salita in cielo. Una notte lei venne, quella notte , ne sono sicuro, lei era lì, era lì nei miei sogni. Mi guardava seduta sul letto e mi diceva “latte!”. Una parola nuova che da viva non aveva ancora imparato. Da quasi 3 anni mi chiedo il significato ma ora penso che non ci sia nulla da capire, voleva solo dirmi che era lì che cresceva, che imparava qualcosa di nuovo, che mi era vicino.Poi sono li ancora alla sua croce. È domenica, domenica primo Febbraio. La neve scende a fiocchi larghi. L’unico rumore che percepisco è quello dei fiocchi che collidono con il mio cappuccio. Sembra un regalo che lei ci ha donato, tanta neve come quell’anno di quattro anni fa che è arrivata, tanta neve come a sottolineare il suo nome, la sua purezza.Tanto corriamo noi uomini per poi arrivare sotto a una croce, tanto corriamo e a noi tutti poi verra incisa una croce con il nostro nome e le date. E allora la neve mi chiama, mi chiama ai miei doveri, mi fa capire che non siamo qui per niente ma anzi, siamo qui per evolverci, per capire, per salire al contrario della neve in spirali dolci e per salire non possiamo farlo altro che con gli altri, per salvarci non possiamo far altro che salvare gli altri, dobbiamo svegliarli e farli capire.E io mi sento la fortuna di aver conosciuto Virginia, che li ma ha definito il senso della vita, che Lui mi ha plasmato con il suo grande martello, un martello che fa dolore ma al tempo stesso disegna, disegna lo scopo del vivere, disegno lo sguardo sul futuro. E non mi resta altro che ringraziare, ringraziare sempre per tutto.E oggi siamo invece tutti qui per festeggiarla, qualche palloncino sulla sua croce, il tiramisù a casa con quattro candeline sopra e una lacrima che non si vede che scende giù dalla ferita del cuore, dalla cicatrice, da una di quelle cicatrici di cui vado fiero. Buon compleanno Virginia.

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