Quattro chiacchiere con... Marina Belli

Creato il 04 luglio 2012 da Narratore @Narratore74

E così siamo arrivati alla seconda intervista. Devo ammettere che questa idea delle adozioni si sta rivelando un'arma a doppio taglio: da un lato sto scoprendo tanti ebook bellissimi, dall'altro invece ho la netta sensazione che questa cosa durerà in eterno, visto il ritmo con cui gli spin-off stanno nascendo! Ma, visto che ormai l'impegno è preso e non ci penso un attimo a lasciar perdere, andiamo avanti! Stavolta, per la serie le interviste semi-serie di Narratore, abbiamo qui con noi Marina belli. La sua simpatia, mista ad alcune vere perle di saggezza, vi conquisteranno. Almeno per me è stato così. Ma andiamo a conoscerla meglio.
Marina Belli… ti ho conosciuto grazie al gruppo Moon Base, su facebook, e devo ammettere che non so molto di te. Posso dire che sei una blogger, che ti piace scrivere e che ascolti musica uberfiga. Quindi, per iniziare, che ne diresti di raccontarci qualcosina della blogger che sta dietro lo schermo?
Va bene se faccio copia-incolla o quasi da una vecchia intervista? Ho quasi 29 anni, sto cercando di finire una laurea magistrale e di trovare un lavoro. Nel frattempo scribacchio, leggo, videogioco, gioco di ruolo e faccio volontariato in una biblioteca. Ho una discreta memoria per le cavolate e troppo tempo libero.
Devo ammettere che abbiamo molte cose in comune… bene bene, mi fa piacere. Ok, ora che abbiamo rotto il ghiaccio vediamo di fare sul serio. Ho notato che il tuo nome non compare nell’ordine d’ingaggio di 2 Minuti a mezzanotte, ma il tuo ebook è davvero esplosivo. Come mai la scelta di non partecipare attivamente alla round robin?

Le ragioni sono due. La prima è che la mia frequentazione di super-eroi è scarsa: qualche cartone animato quand’ero ragazzina, un po’ di film, una manciata di numeri di comic americani, qualche manga che tange il tema del super-eroe a modo proprio. Ho avuto paura di non essere all’altezza di un tema che mi affascina ma che, credo, vada trattato con una certa consapevolezza. La seconda ragione è che temevo che, con la mia solita fortuna, come con la round robin Sick Building Syndrome, mi sarebbe toccato un turno scomodo, in un periodo in cui avrei rischiato di dover dare forfait o di non lavorare il meglio. Piuttosto che dare un contributo mediocre o creare problemi agli altri partecipanti, ho preferito non iscrivermi, anche se l’ambientazione mi tentava e ispirava molto. E quanto mi tentava credo si capisca dal fatto che ho finito con lo scrivere già due spin-off ^_^
Eleanore, un personaggio davvero forte, combattivo, è la protagonista di entrambi gli ebook. Per quanto mi riguarda la vera carta vincente dell'intera storia, senza di lei tutto sarebbe stato diverso. A chi ti sei ispirata per crearlo? C’è qualcosa di tuo nel suo carattere?
Eleanore non è ispirata a nessuno, non nel vero senso della parola. È nata, come mi succede spesso, da un ragionamento ozioso, e non condivide le fattezze di nessuno in particolare, anche se mi piace sapere che qualcuno la immagini col viso di Angela Lansbury, la Signora in Giallo. Abbiamo in comune l’attenzione per gli odori (anche se non sono ai suoi livelli); quanto al carattere, è brutto a dirsi ma condividiamo il senso di possesso e la tendenza agli scatti d’ira. La differenza è che io ho smesso con la rabbia distruttiva quando andavo alle superiori.
That bloody smell, il tuo primo spin-off, era brevissimo, una vera fucilata che in poche pagine è stato in grado di raccontarmi un personaggio alla grande (ammetto che ho dovuto rileggerlo prima di arrivare a questa conclusione… sorry). One second, a dispetto del titolo, è stato più lungo, articolato, e al suo interno è possibile trovare un arricchimento al background delle vicende. Avevi pensato prima questa struttura per i due ebook o è stata una cosa spontanea, naturale?
La seconda che hai detto: sono nati così come sono venuti, senza grandi piani alle spalle. Anzi, neppure avevo idea che avrei scritto un secondo racconto! E invece, dopo averci pensato a lungo, Eleanore ha trovato una seconda vicenda in cui inserirsi, anche se far combaciare i tasselli è stata una cosa lunga e complessa. Sappi che ora hai stuzzicato la mia curiosità e non oso pensare che tu non voglia portare avanti la storia di Eleanore, visto quanto di buono è stato fatto finora. Dimmi che la storia avrà un seguito… Considerato che quello mostrato fino a questo punto è parecchio intrigante, credi di arrivare a collegarti al filone principale della RR o preferisci utilizzare un ambito coerente ma distaccato?
Io un po’ di idee le sto rimuginando, se poi verrà fuori qualcosa che mi suoni come sensato, solido e interessante, ci sarà un terzo racconto; ma in caso contrario, non se ne parla. Quanto alla seconda parte della domanda, è una delle cose su cui sto rimuginando, su cui avrà grande peso la continuazione della RR e la piega che prenderà. Magari i prossimi capitoli sapranno darmi l’aggancio di cui ho bisogno per riportare Eleanore sulle scene, chi lo sa!
Quindi non ti sbottoni, eh? Va bé, vorra dire che aspetterò... Un’ultima domanda poi prometto che passo ad altro. River Sinclair, un personaggio che ho scoperto solo dopo essere stato preso in prestito dal lavoro di un’amica comune, Lucia. Com’è stato lavorare su qualcosa di non tuo, che in fondo dovevi rispettare e utilizzare senza stravolgere?
È stata un’esperienza molto strana. River è un gran bel personaggio, a cui mi sono affezionata molto, soprattutto per elementi caratteriali che in One Second non potevano trovare posto, e di cui la menzione dell’elicottero radiocomandato non è che un’ombra sbiadita. Il primo grosso problema è stato chiedere in maniera sensata a Lucia di poter usare River Sinclair nella mia storia, poi credo che il resto sia stato quasi (ma solo quasi, eh!) una passeggiata: Lucia ha fatto talmente un buon lavoro nel creare River, che c’erano degli elementi imprescindibili, di cui non potevo non accorgermi e che non potevo non voler integrare nella storia. Suona molto astratto, credo, ma è così. Poi c’è stato il secondo momento d’ansia, quando le ho fatto leggere la storia in anteprima, ma per fortuna le è piaciuto e non ha pensato che le avessi maltrattato River!


Come promesso, cambiamo argomento… Survival blog, Epidemic Egonomic, un titolo che già intriga. Non l’ho ancora letto, se te lo stai chiedendo, ma ho in mente di provvedere a breve, anche viste le reazioni che ha suscitato nella blogosfera. So che ti ci è voluto molto per portarlo a termine. Ti va di parlarci un po’ della tua esperienza in campo pandemico?
La partecipazione al Survival Blog è stata un’esperienza fortuita, intrigante e capace di inquietarmi. L’ho vissuta, entro certi limiti, con spirito da giocatore di ruolo, calandomi nell’ambientazione più che potevo e puntando a un certo realismo. Ri-calarmici dopo quasi un anno per dare una forma compiuta e più ampia al tutto è stato difficile, ma una volta preso il ritmo, ritrovato lo spirito, è stato anche come tornare a casa (una casa pericolosa e squallida, ma sempre casa). La musica è stata di grande aiuto, soprattutto per tornare con Lei e il Chimico nella Novara deserta del 2014, e il supporto del mio “sparring partner” Hell fondamentale sul finale di avventura.

Scusa Marina, ma era troppo bella per non metterla! :)

Ora, come accaduto con Alessandro Girola, vorrei farti qualche domanda in merito all’editoria e al mondo dei libri. In Italia si legge poco, è assodato; cosa pensi invece del fatto che la gente che scrive supera di parecchio la percentuale di chi legge?
Credo che abbiamo tutti voglia di dire la nostra e di sentirci “ascoltati”, e scrivere potrebbe sembrare un modo semplice per farlo perché, in apparenza, è un’attività alla portata di tutti. Forse c’è anche desiderio di successo, fama o altro, non so. Per parte mia, scrivo perché ho in mente storie che voglio raccontare e perché spero sempre di riuscire a regalare un po’ di svago a chi decida di leggere i miei sgorbi.

L’editoria italiana non è più quella di un tempo, soprattutto se si va a guardare i generi più di nicchia (horror, fantascienza, etc…). Credi che il motivo di questi cambiamenti siano da reputare proprio ai lettori? Oppure si tratta di un processo inevitabile di rinnovamento editoriale?
A guardare la situazione, vien da pensare che sia anche merito di un circolo vizioso fatto di moda, dell’appiattimento di offerta e domanda, di mancanza di coraggio nel proporre qualcosa che esuli dal successo modaiolo assicurato. I lettori che non si accontentano ci sono; i libri che non siano la solita zuppa riscaldata, anche. Qualche speranza c’è, alla fin fine, no?
Hai mai partecipato a concorsi letterari? In merito, hai qualche consiglio da dare a chi volesse cimentarsi in questa pratica autodistruttiva e debilitante come la scrittura?
Ho partecipato a ben tre concorsi in vita mia. Credo che (posto che siano gratuiti) possa essere un’esperienza a suo modo utile. Certo, c’è il rischio di vedersi l’autostima ridotta, ma ci sono anche dei lati positivi. In genere i concorsi hanno requisiti di lunghezza, vincoli tematici o elementi da inserire che possono stimolare la creatività, trasformarsi in una sfida prima di tutto con sé stessi, farci uscire dal nostro confortevole angolino di mondo per avventurarci in terre inesplorate o costringerci a tenere a bada la logorrea in favore di una scrittura che vada al punto con efficacia. Se va molto bene, ci sarà anche un utile confronto con gli altri partecipanti. In generale, sarà l’opportunità di far leggere i propri scritti a qualcuno di diverso dal solito (o come nel mio caso con quei primi concorsi, di far leggere i miei sgorbi, punto). Se va male e non c’è alcun confronto utile, beh, almeno si ha una nuova storia nel carniere ;)
Nella recensione a That Bloody Smell ho utilizzato una foto che spesso compare associata a te, soprattutto su Facebook. I gatti significano molto per te, vero? Come li vedi, ad un livello diverso d’interazione?
Sì, i gatti sono uno dei miei animali preferiti. Il mio primo gatto è stato un “fratellino” peloso con cui ho vissuto dal 1992 per quasi diciassette anni. Ora ho un nuovo gatto, carattere completamente diverso e convivenza più difficile. Appena portato a casa stava morendo, invece ora è il mio grasso compagno di pisolini, ladro di matitine Ikea e divoratore di ciabatte ^_^’
Parlaci un po’ del blog… perché hai deciso di bloggare, cosa ti ha spinto a intraprendere questa dura strada e quali obbiettivi ti prefiggi di raggiungere tramite i tuoi articoli?
Non c’era un grande obbiettivo mistico alle spalle della decisione di iniziare col blog, nel 2008 (mi rendo conto solo ora di quanto tempo è passato), né c’è ora nel continuare a portarlo avanti. Si chiama “space of entropy” mica per niente ;) Ergo, la mia non è una strada dura: è una strada piena di onde, di cazzeggio, di pause e di attimi di frenesia, ma per nulla dura, se si eccettuano le chiavi di ricerca che fanno temere per i destini dell’umanità.
Libri… passione distruttiva, almeno per quanto riguarda il portafogli e lo spazio abitale in casa. Quanti libri leggi in media e qual è il genere che preferisci?
Come ho detto più sopra, ultimamente leggo meno di prima, quindi direi che sto sui tre, quattro libri al mese, a cui vanno aggiunti racconti, ebook gratuiti e simili; e ci sono periodi, come quello delle vacanze estive, in cui macino anche un romanzo ogni due giorni. Per quel che riguarda il genere, mi piacciono molto gialli e fantasy, ma basta che la trama mi intrighi, indipendentemente dal genere cui dovrebbe appartenere, e un tentativo lo faccio. Non disdegno i saggi, ma, lo ammetto, quelli più “lievi”.
Da grande appassionato di fumetti non posso non chiederlo: li leggi? Che rapporto c’è fra te e le nuvolette parlanti?
Fosse per me, il rapporto con i fumetti sarebbe anche migliore di quello che è, ma i soldi latitano e gli acquisti si diradano. Amo molto i manga (ho la mia piccola collezione di “Le bizzarre avventure di JoJo” e di “Dragonball”, tutto “Keiji il Magnifico” che ogni tanto rileggo con piacere), ma apprezzo anche il fumetto americano (ho qualche numero di “Fathom”, che adoro per disegni e ideuzze, e i due speciali di “Sandman” con protagonista Death) e quando entro in fumetteria ho sempre una gran voglia di comprare una copia di tutto. Sfortunatamente, esco quasi sempre a mani vuote.
Tranquilla, ci siamo quasi, vedo la fine! Ora andiamo sul filosofico spinto… Vedo, tramite Facebook e Twitter in primis, ma anche quando sono in giro di riprove ne ho parecchie, che le nuove generazioni stanno andando sempre più verso una mentalità rivolta all’immediato. Si tende ad avere tutto, subito, per poi passare ad altro. Difficilmente si coltivano passioni che durano nel tempo, come poteva essere fino a dieci anni fa. Tutto va e viene ad un ritmo preoccupante. Cosa ne pensi?
Filosofico spinto, davvero! Penso che sarebbe bello, davvero, avere “tutto subito”, ma non è così che funziona, non sul serio. E poi, “tutto”… Viviamo in un mondo in cui c’è sempre qualcuno al lavoro per farti scoprire nuove necessità che non sapevi di avere, ma che lui saprà soddisfare a pagamento… Nah, non fa per me. Non che sudarsi ogni minima cavolata sia bello, però… Ok, mi sono persa, non so neanche io cosa stavo dicendo. La filosofia non fa per me, checché ne dica il prof delle superiori!
Molto diretta e concisa. Brava! Ora l'ultima domanda. Se dovessi citare un libro o un fumetto che rappresenti meglio te stessa e dimostri a tutti il tuo modo di vedere il mondo, quale sarebbe?
Scelgo un romanzo: “Sandman Slim” di Richard Kadrey. C’è tutto il meglio e il peggio del nostro mondo visto attraverso la lente distorcente dell’urban fantasy: morte, vita, violenza, vendetta, magia, amore disperato per qualcuno che è morto, film e musica, e per finire in bellezza l’eterna lotta tra angeli e demoni (tutti convinti che l’umanità sia feccia) e l’umanità come creazione casuale da parte di Dio. Una bella visione, vero?
Ok, abbiamo terminato. Spero sia stata un’intervista piacevole e non troppo assurda o scontata. Per terminare mi piacerebbe lasciarti le redini e farti decidere come chiudere. Di’ quello che vuoi, quello che ti passa per la testa o, semplicemente, salutaci alla tua maniera!
Direi che non c’è niente di meglio che citare una bella canzone, se per te va bene: for those about to rock, we salute you! E grazie: a te per l’ospitalità, e ai lettori per aver “perso tempo” coi miei vaneggiamenti.


Ringrazio Marina per la pazienza di essersi prestata a questo delirio. Mi sono divertito, lei è una persona squisita e disponibilissima e, non dimentichiamolo, davvero brava.
Quindi, intanto che preparo le recensioni dei prossimi ebook, che ne dite di dare un'occhiata a quelli di Marina?
Potete trovarli sul suo blog, o semplicemente seguendo questo link.
Grazie a tutti e... Stay Tuned!

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