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Quattro domande a Iannozzi Giuseppe

Creato il 26 gennaio 2014 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Una breve intervista che rilasciai 8 anni or sono o più, non ricordo con precisione, né ricordo chi me la fece e a quale scopo. Me ne scuso. E: ho eliminato due autori  che citai al tempo. Li ho fatti fuori perché non mi rappresentano più ma soprattutto per una questione personale.

L’intervista l’ho ritrovata nel mio vasto archivio e mi sembra sia più che mai attuale, ragion per cui la metto online affinché non sia l’oblio “temuto e aspettato”. – (giuseppe iannozzi)

il dittatore

1) Una definizione di Romanzo.

Per Romanzo dovremmo intendere un componimento letterario di carattere espressamente narrativo. Inizialmente il romanzo fu in versi – il Satyricon di Petronio Arbitro, ad esempio -, poi prese a trattare anche argomenti eroici; tuttavia il primo vero romanzo moderno è il “Don Quijote” di Miguel de Cervantes. Con Cervantes si arriva alla prima organica prosa moderna, dove i personaggi hanno loro precisi caratteri e psicologie. Il Romanzo è dunque narrazione, una struttura complessa di ampia estensione che si caratterizza per la libertà d’espressione, per l’invenzione e la trama.

Nel corso dei secoli, delle mode e delle tendenze letterarie, il romanzo ha assunto diverse sfumature e strutture: epistolare, storico, psicologico, fantastico, avventuroso, romantico, decadentista, veristico, naturalista, on the road (o diario di viaggio), avant-pop, ecc. ecc. Il Romanzo è saper raccontare una storia che sia resistente alla corrosione che il tempo opera sulle storie che l’uomo racconta all’uomo per mezzo dell’arte della scrittura.

2) Una definizione di Racconto.

Il Racconto è essenzialmente un romanzo breve o brevissimo: scrivere un racconto accettabile è ben più difficile che non scrivere un romanzo. Il perché è presto detto: nel romanzo, l’autore può permettersi divagazioni e dilatazioni all’interno della trama, mentre nel racconto deve riuscire a dire in poche pagine una storia compiuta. Chiarezza della trama, originalità e stile fanno il racconto.

3) Esistono delle regole per poter stilare un racconto accettabile?

Regole precise? No, non esistono delle regole precise per stilare un racconto accettabile. Però esistono delle regole per metter su carta un racconto commerciale, che potrebbe andare bene a qualche editore. Scrivere un racconto basandosi su dei clichè narrativi è relativamente semplice: basta guardare dove tira il vento – o la moda -, aver un po’ di grammatica da parte, e il gioco è fatto o quasi. Poi, molto fanno le conoscenze: se non ne hai, puoi scordarti di pubblicare anche un solo singolo racconto in un’antologia. Le antologie sono abbastanza mafiose: o meglio, accolgono solo gli amici. Discorso polemico che porta solamente a nulla di concreto, quindi meglio è troncarlo qui. Non per reticenza, ma perché è facile capire – o anche solo intuire – quale infima dietrologia in un’antologia. Per stilare un buon racconto occorre una grande capacità di sintesi e chiarezza nonché di inventiva. Sintesi e chiarezza si possono acquistare con l’esercizio, ma l’inventiva è un dono e chi ce l’ha farebbe bene a non sprecarlo.

4) I tuoi modelli… Spara Nomi di grandi scrittori in grado di scrivere racconti decenti.

I miei modelli appartengono, perlopiù, al passato: William S. Faulkner, William S. Burroughs, Charles Bukowski, Jack Kerouac, Gogol’, Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij, Michail Bulgakov, Boris Pasternak, Grazia Deledda, Gabriele D’Annunzio, Oscar Wilde, L. Ferdinand Céline, Hermann Hesse, Thomas Mann, Bertolt Brecht, Virginia Woolf, Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Emilio Gadda, Giuseppe Ungaretti, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Pier Vittorio Tondelli, Philip K. Dick, Ursula K. LeGuin, Salman Rushdie, Oliver Sacks, José Saramago… Elencarli tutti mi sarebbe impossibile.

Oggi temo che pochi sappiano scrivere veramente bene: Aldo Busi, Sebastiano Vassalli, Diego Cugia, Valerio Massimo Manfredi, Francesco Guccini, Eraldo Baldini, Isabella Santacroce, Umberto Eco, Pino Cacucci, Maurizio Maggiani… Questi sono solo alcuni, ma elencarli tutti mi sarebbe impossibile anche se sono pochi davvero – e lo ribadisco – gli scrittori italiani in grado di scrivere racconti e romanzi che lascino nel cuore e nella mente un’impronta indelebile.


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