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Quattro Etti d’Amore, Grazie: l’Insoddisfazione di Due Donne Moderne

Creato il 23 dicembre 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Quattro Etti d’Amore, Grazie: l’Insoddisfazione di Due Donne Moderne

Sarebbe bello poter entrare in un supermercato e dire al commesso: "Quattro etti d'amore, grazie". Invece, è solo il titolo di un romanzo di Chiara Gamberale edito da Mondadori. Nata a Roma nel 1977, ha esordito nel 1999 con Una vita Sottile (Marsilio), al quale sono seguiti Le luci nelle case degli altri (Mondadori, 2010), L'amore quando c'era (prima distribuito in abbinamento con Sette supplemento del Corriere della Sera e poi stampato da Mondadori, 2011). Autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, collabora con varie testate nazionali.

In Quattro etti d'amore, grazie, Chiara Gamberale, osservando con attenzione la vita moderna, analizza il tema dell'insoddisfazione. Protagoniste indiscusse sono Erica e Tea, due donne dall'esistenza molto diversa, ma con la stessa frustrazione personale.

Erica ha un impiego fisso in banca, un marito che la ama e due figli: Viola e Gustavo. Insieme ai suoi ex compagni di scuola ha creato un gruppo su un noto social network, Quelli della mitica B del Rousseau 1991 - 1996, in cui scrive quando ha nostalgia e vuole fuggire dalla monotonia domestica. Le sue giornate sono scandite dagli impegni per la famiglia: l'asilo del piccolo "Gu", i capricci della bambina e le partite a calcetto del marito, Michele. Una vita molto serena e senza oscillazioni; tuttavia, questa tranquillità la inquieta. Preferirebbe avere meno responsabilità, si sente incastrata nel suo ruolo di madre e moglie perfetta. Tea fa l'attrice ed è la protagonista della serie TV di culto Testa o Cuore, ha un marito, Riccardo, regista di teatro affascinante e manipolatore, un amico gay con cui potersi confidare ed Anthony appassionato amante e personal trainer.

"L'incontro fatale della nostra vita, forse, fa proprio così: prima ci riscatta da tutto quello che da bambini non avevamo, non eravamo"

Erica e Tea non si conoscono, non sono amiche, ma hanno un luogo d'incontro preferito: un supermercato; qui, però, il cestino di Erica è sempre pieno di ciò che serve ad una famiglia, mentre quello di Tea è semivuoto (compra solo yogurt magri). In un continuo gioco di rimandi, entrambe di nascosto si osservano gli acquisti, sognando ognuna l'esistenza dell'altra. Il carrello della spesa riflette il loro stile di vita: per Erica quel contenitore semivuoto rappresenta la porta di passaggio verso un mondo pieno di fascino, per Tea le compere di famiglia simboleggiano la sicurezza che non ha mai avuto quando era piccola. Il mito della televisione sogna di essere come la "signora Cunningham", così Tea ha ribattezzato Erica, come la mamma di Richie punto di riferimento per tutti, anche per il mitico Fonzie, della serie Happy Days. Il supermarket è il luogo in cui fare i conti con le inquietudini e con le barriere psicologiche. Qui le protagoniste saranno obbligate ad affrontare il loro destino.

"Poi, giorno dopo giorno, ci fa venire una nostalgia tremenda di tutto quello che avevamo, che eravamo. E quel riscatto ci appare improvvisamente un attentato"

Chiara Gamberale fa un'analisi del vivere moderno con toni lievi che, con il procedere della narrazione, diventano duri e fermi; esaminando il cuore dei personaggi mette in luce preoccupazioni e disillusioni. Una visione triste del mondo di oggi che sembra dominato solo dall'esteriorità, dall'effimero, dal consumismo, in cui i rapporti personali sono ormai definitivamente andati in crisi. La scrittrice romana riesce a costruire storie intrecciate tra loro alternando le voci narranti, creando confronti, mettendo in risalto somiglianze e differenze. Potrebbe sembrare, in apparenza, un racconto semplice, in realtà non lo è poiché emerge un contenuto profondo che offre numerosi spunti di riflessione.

La parte più bella del libro è quella in cui si parla d'amore, dove viene descritta la magia delle emozioni che guidano questo sentimento così grande: "L'incontro fatale della nostra vita, forse, fa proprio così: prima ci riscatta da tutto quello che da bambini non avevamo, non eravamo. Poi, giorno dopo giorno, ci fa venire una nostalgia tremenda di tutto quello che avevamo, che eravamo. E quel riscatto ci appare improvvisamente un attentato". Ed è questa la chiave di volta di una vicenda in cui le protagoniste impareranno a essere meno critiche rispetto alla realtà che vivono e meno abbagliate dal luccichio delle apparentemente perfette esistenze altrui.

I personaggi creati dalla Gamberale sono donne che cercano la loro collocazione nel mondo, hanno bisogno di certezze e di rifugi. La figura di Tea, l'attrice, è delineata molto bene, ricca e credibile nelle sue paure e fobie, mentre quella di Erica, la madre di famiglia, è debole e meno accattivante. Lo stile del testo, dinamico e piacevolmente freddo, non nasconde un contenuto difficile: la vita con i suoi pesi, i sogni, le illusioni, le gioie, gli errori. La scrittura è tagliente, sarcastica ed avvincente.

Quando non siamo felici di ciò che abbiamo, la vita degli altri sembra migliore della nostra; in altre parole, come recita un vecchio adagio, "l'erba del vicino è sempre più verde". Invidia inutile perché, in realtà, il modo di vivere perfetto non esiste, siamo noi che possiamo rendere migliore il nostro.


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