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Quattro italiani rapiti in Libia

Creato il 20 luglio 2015 da Andrea86
Sono entrati in Libia dalla Tunisia la sera del 19 luglio. Lavorano per una società italiana di costruzioni. Non è ancora chiaro il motivo del rapimento
Quattro italiani rapiti in LibiaIl complesso di impianti petroliferi e del gas di proprietà dell'Eni nell'area di Mellitah, in Libia
Quattro cittadini italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi della città di Zuara, nel nordovest del Paese.
Secondo le prime informazioni, i quattro sarebbero impiegati nella società italiana di costruzioni Bonatti ed erano diretti verso la città libica di Mellitah, dove è stanziato un complesso di impianti petroliferi e del gas di proprietà dell'Eni.
Erano entrati in Libia dalla Tunisia nel corso della serata di domenica 19 luglio. Per il momento non si conoscono i nomi dei quattro italiani né si sa chi, e perché, li abbia rapiti.
Quattro italiani rapiti in Libia
Da almeno quattro anni la Libia si trova nel caos, scaturito da una guerra civile che ha portato alla cattura e deposizione dell'ex colonnello Muammar Gaddafi.
Oggi il Paese è diviso da diverse fazioni in lotta fra loro che si contendono il territorio. Qui ulteriori approfondimenti. L'Italia ha chiuso la sua ambasciata in Libia lo scorso febbraio, esortando gli italiani a lasciare il Paese a causa del crescente pericolo.
Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, a margine di un incontro con alcuni colleghi europei, ha dichiarato che è difficile dire con certezza chi sia il responsabile del rapimento.
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La società di costruzioni Bonatti ha sede a Parma e lavora - tra gli altri - per conto dell'Eni, cui offre servizi di manutenzione nell'impianto per il settore petrolifero, energetico e del gas.
I quattro italiani si occupavano di sviluppo, trasporto e manutenzione, scrive la Repubblica. Almeno altri nove impiegati nel settore petrolifero sono stati rapiti dall'Isis nel mese di marzo in Libia.
Un rapporto di Amnesty International dello scorso maggio ha rivelato gli abusi che i migranti subiscono dai trafficanti di esseri umani e dai gruppi armati sulle coste libiche.
Fonte: The Post Internazionale

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