Zucche al mercato di Brooksby Farm, MA
La mia prima stagione a Boston è appena passata lasciandomi con una sorta di ghigno post-orgasmo sul volto, incredulo per l’aver passato quattro mesi indossando pantaloncini e sandali tutti i giorni, con temperature di 30 gradi, ascelle commosse e notti insonni steso a quattro di bastoni sul letto. E per quanto il piacere indotto sia stato tanto, non ci si può campare di rendita per molto ed è tempo che io mi prepari ad affrontare il traumatico shock del distacco dalla bella stagione. I segnali ci sono tutti e benché molti siano diversi da quelli nostrani, sono comunque chiari anche a chi vive qui per la prima volta: il supermercato locale espone banchi di zucche di tutte le taglie, timidi scheletri di Halloween cominciano ad apparire alle finestre e i miei jeans abbandonati nell’armadio per quattro mesi ora reclamano un po’ d’attenzione. Ciò significa solo una cosa: il cambio di stagione, e io mi ritrovo a scoprire tutte quelle emozioni che in un paese come l’Inghilterra, dove a volte le quattro stagioni si alternano in modo sparso nell’arco della stessa settimana o giornata, avevo dimenticato. Come la malinconia nel veder l’estate che se ne va ed accogliere l’autunno con un misto d’impazienza, soprattutto quando riscopri in fondo al cassetto quella maglia a maniche lunghe che non indossavi da quattro mesi e non vedi l’ora di rimettere. In fondo settembre ha sempre rappresentato l’inizio di un nuovo ciclo, forse più di gennaio: a settembre ricomincia la scuola e le lezioni all’università, settembre segna l’inizio di un nuovo anno fiscale e a settembre ricominciano tutte le mie serie TV favorite. Mentre in Italia ed in Inghilterra la televisione contribuiva a segnare il passaggio con le pubblicità di diari e zaini per la scuola a partire già da metà luglio o la pubblicità del panettone e gli auguri natalizi melensi di John Lewis verso i primi di ottobre, qui su questo lato dell’Atlantico non guardo la televisione (gli oltre 500 canali a disposizione mi destabilizzano) e quindi mi diverto ad osservare in prima persona come i bostoniani si preparano: cosa segna il cambio di stagione a Boston?
Migrazioni di massa. Qualche giorno fa il mio coinquilino Jeremy mi ha coinvolto in un rito di cambio stagione tutto americano: abbiamo tirato giù i condizionatori dalle finestre. Non avrei mai pensato che quelle scatole di metallo che pericolosamente sfidano le leggi di gravità penzolando fuori dalle finestre, rendendo impossibile affacciarvisi (non riuscivo a crederci quando arrivai qui la prima volta 15 anni fa mentre il tizio che mi mostrava la mia camera non riusciva a credere che io non ne avessi uno a casa in Italia) stanno lì solo per una stagione prima di essere liquidate e migrate in cantina, rendendo il messaggio chiaro: L’Inverno Sta Arrivando. Non così in fretta però, prima c’è Halloween.
I condizionatori del mio vicino
Tempo di intagliare. Penso che tutto sia cominciato il 22 agosto, quando ero allo Stop and Shop locale per la mia spesa della settimana e nel reparto dei dolciumi (ero lì solo di passaggio per raggiungere quello dei prodotti organici…), tra le buste da cinque chili di caramelle assortite e quelle di cioccolatini ripieni al burro d’arachidi e ricoperti con cocco, cannella e smarties, ti trovo il kit per Halloween: una zucca di plastica ripiena di leccornie e che all’occorrenza serve anche da secchiello per la processione porta a porta al suon di “scherzetto o dolcetto”. Qui Halloween è roba seria e ci si comincia a preparare per tempo, esattamente come il tizio del pandoro Bauli si presentava nelle case degli italiani a 60 giorni da Natalie. Halloween sembra essere la festa più attesa mentre si aspetta il weekend lungo del Ringraziamento che cade a fine novembre per poi correre direttamente alle feste natalizie. Queste tre festività in qualche modo influiscono sul normale scorrere del tempo e si passa da ottobre a gennaio senza neanche avere il tempo di finire la torta di zucca del Ringraziamento fatta con le zucche avanzate da Tutti i Santi.
Addobbi di Halloween a Bucksport, ME
Lanterne ad Everett, MA
Zucche ovunque. L’ortaggio arancione che in Italia è forse più conosciuto per motivi cinematografici che per motivi culinari, qui rappresenta quello che dalle mie parti è rappresentato dalle caldarroste. In una giornata settembrina qualunque, passeggi per le vie del centro e l’odore di castagne arrosto non tarda a farsi sentire all’altezza di via Condotti e Piazza di Spagna: è autunno e ora non hai più dubbi. Mentre scrivo sono sulle rive di un lago nel Maine, siamo al 3 di ottobre e da un paio di settimane ormai enormi zucche di tutte le taglie riempiono non solo i banchi dei supermercati, ma le vedi spuntare, come se vi crescessero naturalmente, sui portici delle abitazioni, sui davanzali e nei giardini, spesso accompagnate da fantocci che ricordano lo Spaventapasseri amico di Dorothy del Kansas, vestito per l’occasione con abbigliamento che richiama i colori dell’autunno.
Spaventapasseri, zucche e Gesù condividono tutti lo stesso giardino. Se non è comunione questa.
Quante sono le sfumature dal giallo al marrone? Basta una passeggiata nel New England in pieno ottobre per rendersi conto che non c’è limite all’immaginazione cromatica della natura in questa parte del paese. Gli autunni del New England sono famosi proprio per questo e in una città verde come Boston, con aree boschive ad un tiro di schioppo, i colori si uniscono all’aria che si fa fredda da respirare, alle zucche che si fanno lanterne e ai condizionatori che vanno a svernare in cantina per ricordarci che, come l’alternarsi delle stagioni, “il cambiamento è forse l’unica costante” certa. Invece di averne paura, dovremmo abbracciarne le novità che porta con se, afferrando il momento prima che esso afferri noi.
I colori d’ottobre nel Maine dal Penobscot bridge
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