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Quattro Papi, due Santi, tanti fedeli, ma quante foto tutte uguali…

Creato il 28 aprile 2014 da Pedroelrey

Non è stata una coper­tura foto­gra­fica memo­ra­bile. Dalla ceri­mo­nia per cano­niz­za­zione di Gio­vanni XXII e di Gio­vanni Paolo II fran­ca­mente ci si aspet­tava imma­gini d’impatto, non la solita car­rel­lata del tri­buto della folla durante il per­corso di Fran­ce­sco sulla papa­mo­bile. E’ man­cato, que­sto è il punto impor­tante, qual­cosa in più e di diverso rispetto a quanto già mostrato dalla tv, imma­gini che faces­sero assa­po­rare il clima della festa da den­tro piazza San Pietro.

I  repor­tage foto­gra­fici ser­vono pro­prio a immor­ta­lare un fatto, magari cri­stal­liz­zando un aspetto par­ti­co­lar­mente sim­bo­lico, o a docu­men­tarlo por­tando l’occhio del let­tore al cen­tro dell’avvenimento. Ma le foto­gra­fie per­dono la pro­pria forza e diven­tano scon­tate quando si limi­tano a ripe­tere in forma sta­tica quanto già visto in televisione.

In realtà esi­ste una spie­ga­zione a quanto suc­cesso ieri.  Per motivi di sicu­rezza sia ai foto­re­por­ter che agli ope­ra­tori video accre­di­tati agli eventi in piazza San Pie­tro ven­gono sem­pre asse­gnati dei posti fissi in aree spe­ci­fi­che. Si tratta di misure nor­mali, con­si­de­rato che tutto il Vati­cano è area “sen­si­bile” nella quale si svol­gono eventi che, come quello di ieri, sono di inte­resse mon­diale e ai quali sono pun­tual­mente pre­senti nume­rosi capi di Stato.

E è almeno dai tempi dell’agonia di papa Woj­tyla, che i foto­grafi accre­di­tati a San Pie­tro ven­gono con­fi­nati in posti fissi da dove poter lavo­rare. La mag­gior parte fini­sce sulla coper­tura del colon­nato a sini­stra della basi­lica, anche se su quei marmi a dire il vero i foto­re­por­ter rie­scono ancora a strap­pare un minimo di mobi­lità. Solo una pic­cola parte, a comin­ciare dai pochi foto­grafi uffi­ciali del Vati­cano, viene accet­tata sul Sagrato o sui bal­coni della Basi­lica che si affac­ciano sul piaz­zale anti­stante. Esi­stono poi altri punti tran­sen­nati, ma sono desti­nati a pochi foto­grafi e variano in fun­zione dell’eventuale per­corso della papa­mo­bile. Sono però posti dai quali è pra­ti­ca­mente impos­si­bile muo­versi. Si resta fermi aspet­tando il pas­sag­gio del papa e spe­rando di aver la for­tuna di cat­tu­rare l’immagine, l’espressione o il gesto unico

Si tratta di misure di sicu­rezza legit­time e neces­sa­rie che però limi­tano parec­chio il lavoro dei foto­grafi e garan­ti­scono solo il van­tag­gio di non essere espo­sti alle pres­sioni della folla (la stima per ieri era di alcune cen­ti­naia di migliaia di per­sone nell’area tra il sagrato e l’intera piazza). Alla fine però il risul­tato di tutte le limi­ta­zioni (ripeto, asso­lu­ta­mente com­pren­si­bili) sono foto spesso d’alto e quasi sem­pre scat­tate da lon­tano. Non solo, ma sic­come in quelle situa­zioni ope­ra­tori video e foto­grafi si tro­vano a dover lavo­rare gomito a gomito, è evi­dente che il risul­tato non può che essere una sorta di sovrap­po­si­zione nar­ra­tiva tra video per i Tg e foto­gra­fie per i giornali.

 Capita così che, alla fine di una gior­nata come quella di ieri le foto più inte­res­santi, tra tutto il mate­riale inviato dalle agen­zie alle reda­zioni, siano state pro­prio quelle gior­na­li­sti­ca­mente meno rile­vanti. Ossia le imma­gini della veglia della vigi­lia e le facce esau­ste di chi len­ta­mente stava lasciando piazza San Pie­tro alla fine della ceri­mo­nia. Di fatto gli unici due momenti in cui i foto­grafi pre­senti a Roma hanno avuto libertà di movimento.

Resta solo un dub­bio: visto che limi­ta­zioni ana­lo­ghe, e sem­pre per motivi di sicu­rezza, si ripe­tono ormai sia durante i grandi eventi, che dopo even­tuali grandi atten­tati (Boston, per esem­pio, solo per citarne uno recente), forse sarebbe il caso che i quo­ti­diani almeno per le edi­zioni online comin­cias­sero a aprirsi alle testi­mo­nianze dirette dei let­tori. Non attra­verso le solite gal­lery, ma magari aprendo canali spe­ci­fici e tema­tici in stile Insta­gram.
Sarebbe il modo giu­sto per sfrut­tare una delle tante poten­zia­lità che la rete offre. E supe­rare limiti con i quali comun­que biso­gna dare i conti.


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