Ci sono libri che colpiscono perché fanno sognare, descrivendo luoghi lontani e poco conosciuti. Nomi che evocano realtà totalmente diverse, al punto che ci si ferma dal leggere e si guarda nel vuoto immaginando quei luoghi mai visti, e magari sospirando un pochino. Poi forse non ci si ricorderà delle vicende narrate, ma certo un’emozione rimarrà associata al ricordo di quel libro, e questo è il caso di Strade di bambù, scritto da Marco Del Corona.
L’autore è un viaggiatore di lunga data, che nei suoi brevi racconti riesce ad essere leggero, senza la pretesa di capire, peccato di presunzione di tanta narrativa di viaggio, e lontano anni luce dagli stereotipi del turista. Del Corona, pur da una regione non certo facile come il Triangolo d’oro (tra Cina, Laos e Birmania) manda segnali leggeri ma non superficiali, annotando dettagli che spetta poi al lettore utilizzare come uno strumento per farsi un’idea più generale. Smaliziato giornalista di uno dei più importanti quotidiani italiani, dove gestisce un blog dedicato all’Asia, Del Corona eccede forse nella direzione opposta, sminuendosi come se stesse viaggiando, e vivendo ciò che scrive, quasi per caso, definendosi “ignorante e perduto”.
Tuttavia un viaggio non è mai per caso, ed esistono diversi tipi di viaggiatori, ognuno con le sue caratteristiche. C’è chi, come l’autore del quale stiamo parlando, ha la fortuna di essere riuscito a farne un lavoro, monetizzando ogni avventura ed ogni emozione, c’è chi vive il viaggio come una parentesi nella quotidianità, non riuscendo a calarsi completamente nella realtà di un paese avendo comunque altre priorità che pensieri comunque rivolti altrove; e c’è poi una categoria di persone che viaggia alla ricerca di qualcosa che non sanno spiegare nemmeno a sé stessi. Spesso questo tipo di viaggiatore tende a recepire dal viaggio solo quello che serve per confermare la giustezza della decisione di andarsene, e partire verso nuovi orizzonti, anche se c’è chi tra essi, una volta liberatosi dall’incubo della mera sussistenza, sa vivere al meglio ogni giorno godendo di quanto il viaggio offre loro.
Ed il Triangolo d’oro non è certo un luogo per turisti, sia per la sua posizione remota e lontana dalle rotte più battute, che per le difficoltà della regione. Seconda zona di produzione di oppio, dietro solo all’Afghanistan, ma anche affascinantissima parte di Asia dove convivono numerose etnie spesso trascinate nella contemporaneità loro malgrado, come nel caso della guerra del Vietnam che vide etnie dividersi e combattere su fronti contrapposti, come i Miao, gruppo etnico di origine cinese. In questa regione passava inoltre la rotta meridionale della Via della Seta, che dalla Cina giungeva in India. E la Cina vede proprio qui, nello Yunnan, la sua provincia più ricca di minoranze, il cui sentimento indipendentista che non ha mai raggiunto, tuttavia, i livelli dello Xinjiang musulmano.
Nel Triangolo d’oro la presenza cinese è molto forte, sia per quanto riguarda i fenomeni migratori, come nel nord del Laos, sia relativamente alla sfera politica, con Pechino sempre più interessata a fare della Birmania un transito importante per le sue rotte energetiche. Sempre in questa zona, protetta dalle autorità cinesi, è attiva anche una rete di spionaggio nordcoreana, impegnata nel fermare i fuggiaschi che dalla Corea del Nord si dirigono verso la Thailandia, una meta ambita dove possono richiedere asilo politico. Una regione quindi complessa, immersa nelle sue foreste e dagli altopiani avvolti in un clima torrido, di certo non una meta attraente per il turismo di massa, sebbene la costruzione di nuove vie di comunicazione sta rendendo più agevoli gli spostamenti.
Nel libro di Del Corona non si parla di tutto questo, ma comunque parla di posti come Mengla, Muan Xai, Chiang Rai e Kengtung, al centro del Triangolo d’oro. E poi un libro non è che una porta verso altrove, deve far venire voglia di conoscere e scoprire sempre più, ed in questo l’autore è davvero molto bravo, con il suo stile leggero e avvolgente. Un libro al qualche dedicare qualche ora, sicuramente.