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Quattro passi verso un nuovo cammino

Da Marta Saponaro
QUATTRO PASSI VERSO UN NUOVO CAMMINO OkNotizie
IV CAPITOLO:
La vita scorre inesorabilmente e senza che ce ne si accorge ci si ritrova a tirare le somme.
Dopo l'Università sono entrata nel circolo vizioso dell'esistenza e solo a sprazzi ho ancora avuto il tempo di ascoltare la mia vera essenza. Nel tempo trascorso sono accadute varie vicende. La più triste da un lato ma molto significativa ed illuminante dall'altro  è la morte della mia nonna e quel giorno rimarrà impresso nella mia mente.  Era sera, terminato il lavoro al giornale sono corsa in ospedale per dare la possibilità alla mamma di cenare e riposarsi. Sono sola nella stanza, seduta in fianco alla nonna. Non parla, solo ogni tanto sento un fievole lamento. E' in preda alla sofferenza. Il suo corpo è consumato, non dall'età ma da quel male che le sta prosciugando la vita. Per curarla i medici le hanno aperto la gamba e dalla safena le introducono oltre ai medicinali anche il nutrimento. Sono immobile ed impotente dinnanzi a questa sofferenza, spesso mi domando se sia giusto accanirsi fino a questo punto. Mi sto convincendo che se mai un giorno dovesse capitare a me chiederei ad un'anima pia di non sottopormi a tanto supplizio, non avrei mai un così grande coraggio. Inoltre, credo che sia giusto accettare il nostro momento di commiato. Mentre sono assorta in questi pensieri la nonna inizia a parlarmi sembra lucida come un tempo. Con una vocina leggera mi chiama e mi dice di avvicinarmi; mi alzo dalla seggiola e mi siedo sul letto, lei mi prende le mani tra le sue. Come sono magre! La pelle è ancora liscia come ricordavo ma le sue dita sono fragili  e la presa è blanda non è per nulla quella forte ed energica di un tempo. Quindi si sfila dalla sua mano destra un anello e mi dice di tenerlo come suo ricordo.  E' una bellissima acqua marina azzurra, quasi trasparente, montata come un solitario, in oro bianco. Appartiene alla sua famiglia da tanto, tantissimo tempo. Quindi rivolge lo sguardo davanti  a lei ma c'è solo una parete bianca ed improvvisamente i suoi occhi, bellissimi occhi verde smeraldo, si accendono di improvvisa vivida luce. Contemporaneamente svanisce quella smorfia di dolore che in questo ultimo mese l'ha accompagnata e inaspettatamente inizia a parlare in modo concitato.  Non capisco con chi stia chiacchierando nella camera siamo solo noi due ma sembra quasi che stia salutando una sua vecchia amica o forse qualcuno a cui tiene particolarmente. La sento pronunciare il nome della mia mamma ma lei non è presente è a casa a riposarsi. Rammento che è lo stesso nome di una sorella della nonna morta molto tempo fa quando erano giovani e alla quale la nonna era legata da un affetto particolare. Il suo viso si distende sempre più e la serenità e  la pace sembrano pervaderla. Senza accorgermene tra me e me inizio a pregare e mentre dico l'Ave Maria, non so perché ho scelto questa preghiera, dico alla nonna di non preoccuparsi di andare pure,  saluterò al suo posto la mamma, le dico di essere felice che ora ritorna alla luce, di non voltarsi indietro, le vorrò per sempre bene ma  ora la sono venuta a prendere. Le do un ultimo bacio e lei smette di respirare.
Finito quel momento la stanza è fredda e, come se mi fossi risvegliata da un sonno profondo, tocco la nonna la sento immobile, non esce il respiro così chiamo l'infermiera di turno. Quando arriva le spiego la situazione. Con fare autoritario mi dice di uscire e lasciarla sola. Non comprendo bene il perché non sono un'estranea sono la nipote ma devo uscire. Rimango fuori in corridoio e vedo arrivare un medico che non mi degna nemmeno di uno sguardo prima di accedere nella stanza dove so che giace il corpo inanimato della nonna. Sono tranquilla perché so che lei ci ha lasciati serena, era questo l'importante. Non devo piangere anche se sentirò la sua mancanza, dentro di me sono convinta che quando sarà giunto il tempo prestabilito ci ritroveremo magari con diversi ruoli ma la ritroverò. Inoltre penso che il mio pianto e la mia disperazione possano ostacolare il suo nuovo viaggio e quasi mi sento egoista se mi lascio sopraffare dal dolore. Mi dico che lacrime e disperazione sono l'espressione dell'egoismo umano perché perdiamo noi qualcosa e non pensiamo di essere felici perché coloro che muoiono, dopo aver vagliato il loro tempo trascorso sulla terra,  possono riprendere nuove sembianze per portare lo spirito ad un gradino più elevato. Pensando così stranamente mi sento felice per lei e le auguro buon viaggio. Finalmente viene aperta la porta, il medico e l'infermiera  mi dicono che la nonna è morta. Ora viene il compito più difficile comunicarlo alla mamma e a mia sorella. Loro, non so perché, sono sicura che scoppieranno in una marea di lacrime e non capiranno il perché della mia felicità. Molti commentano negativamente il fatto che dinnanzi alla morte di una persona cara non riesca a piangere e struggermi dal dolore, molti mi dicono che sono fredda e senza sentimenti. Non è vero, credo ciecamente che il mio pianto e la mia sofferenza siano solo un ostacolo per la persona che deve intraprendere il nuovo cammino. Credo che sia meglio, nel momento che un ricordo sfiora la mia mente, dire l'Ave Maria per aiutarli nel viaggio. Non ho con me il cellulare e così dopo una camminata silenziosa e di preghiera finalmente riesco a chiamare la mamma e le comunico la notizia. Rimaniamo d'accordo che le attendo in reparto. E' molto meglio secondo me che già parliamo per la sepoltura e tutte le faccende che riguardano questi avvenimenti. Voglio bermi un caffè e così entro in ascensore e mentre si stanno chiudendo le porte improvvisamente scorgo un sorriso e un uomo che mi guarda benevolmente. Guardo bene e capisco che lui è tornato e mi incoraggia. Grazie Edgard. 

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