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Quattro passi verso un nuovo cammino (i° capitolo)

Da Marta Saponaro
QUATTRO PASSI  VERSO UN NUOVO CAMMINO (I° CAPITOLO)

I° CAPITOLO
UNA CONOSCENZA INASPETTATA
Estate, stagione dove sembra che tutto sia a riposo: poche voci di bambini che rallegrano il parco, la maggior parte è partita, chi per il mare e chi per la campagna. Mi ritrovo seduta sulla panchina ad osservare un passerotto che zompetta di qua e di là nella pace del parco. Decido di continuare la lettura del romanzo visto il silenzio che avvolge tutto e, dopo aver acceso il lettore, senza bisogno di alcuna musica di sottofondo per mascherare il rumore, riprendo là, dove la sera prima ho abbandonato. Frequentando l'Università sono divenuta un'habitué del giardino privato che si trova vicino al chiostro, riservato al sesso femminile e, siccome non amo troppo nella bella stagione stare rinchiusa nell'aula della biblioteca, generalmente mi reco in quest'angolo di paradiso, però nel periodo estivo la facoltà deserta mi mette tristezza e così cambio destinazione; inizio a recarmi nel parco vicino casa, lo stesso dove andavo da bambina. Altra mia abitudine è il piacere di leggere le biografie dei vari personaggi antichi e il libro del momento narra la vita di uomini del tempo passato che si sono dedicati all'alchimia, alla scienza o anche al superamento di alcune barriere. Ho appena iniziato a conoscere Edge Cayce.
Uomo bizzarro e misterioso, costui, oltre a riuscire a superare la barriera della coscienza fu in grado di mettere questa sua capacità al servizio di altre persone e, senza richiedere alcun compenso per la sua opera, guarì molti individui dalle più svariate malattie. Ovviamente come ieri, anche oggi siamo più propensi a non accettare questi strani ed inusuali fenomeni e il signor Edge morì senza troppa gloria ma con il suo animo in pace perché, in cuor suo, sapeva di aver aiutato il prossimo.
La lettura mi affascina al punto da estraniarmi completamente dal mondo circostante. Improvvisamente sento, da lontano, alcuni colpi di tosse che diventano sempre più insistenti. Lascio perdere la lettura per capire chi è che tossisce così insistentemente e mi accorgo che, seduto al mio fianco, c'è un uomo. Magro con il viso pallido, quasi cereo, i capelli neri, per lo meno quello che riesco a scorgere da sotto il cappello anche lui di colore scuro, sono quasi aderenti al contorno della faccia e sono lucidissimi. Guardandolo nel suo insieme sembra che sia alto e assai smilzo le dita delle mani sono lunghe ed affusolate, come quelle dei pianisti, con le unghie ben curate, come tutto il resto. A pensarci bene è talmente smunto che potrebbe essere quasi uno spettro, penso tra me e me, ma i suoi occhi, di un azzurro splendente, sono luminosi e vitali e in continuo movimento, curiosi e bramosi di riuscire a catturare più che possono per poi, magari, depositare nel magazzino della memoria ogni immagine per usarla in un secondo momento. Figura strana che oltre a lasciarmi un po' perplessa quasi mi inquieta, però decido di riprendere la lettura e mentre riaccendo il libro l'uomo mi si avvicina e inizia a fissare ciò che tengo tra le mani. Poco dopo mi chiede cosa sia quello strano aggeggio che a prima vista, dato che è pieno di lettere, sembra un libro ma che non è corredato di pagine di carta, copertina e quant'altro, esclamando con fervore, “Dio mio, un libro non è dotato di luce propria!” Appoggiando l'inseparabile ipad, gli rispondo che in effetti non è proprio un vero ed autentico libro ma la nuova forma digitalizzata dell'editoria. Non avessi mai risposto a costui! Improvvisamente, come se lo avessi acceso e reso partecipe di un miracolo, si presenta dicendomi il suo nome per poi iniziare con una profusa personale dissertazione sull'incredulità e sulle stranezze. Capisco ormai che posso archiviare il desiderio di leggere e, allora, mi siedo più comoda e inizio ad ascoltare costui. Comportamento inusuale per me perché, essendo nata e cresciuta in una grande città, mi hanno insegnato a non dare mai, assolutamente mai, la corda agli estranei. Però non riesco proprio a distogliere il mio interesse e, soprattutto, mi ispira fiducia questo strano e buffo signore. “Vedi”, continua, “ho sempre amato leggere. Da ragazzino non avevo molte amicizie, soprattutto perché mio padre era un uomo all'antica, profondo credente e assi severo. Gli anni della mia infanzia sono trascorsi tra letture di vario genere ma quella che più mi affascinò e che protrassi per tutto l'arco della mia esistenza fino all'ultimo respiro fu...” Attonita e alquanto angosciata da quest'ultima frase interrompo il mio interlocutore: “scusi come il suo ultimo respiro?” domando, maledicendomi di aver dato retta a costui che è un pazzo. Con l'ansia in aumento, già mi immagino che il giorno seguente la polizia trova quel che resta del mio povero corpo dietro un cespuglio: tutta sporca e con i vestiti mezzi strappati. Mi scuoto bruscamente per cacciare dalla mente quell'immagine dicendomi, “bene, ora ripongo con calma tutto , con qualche lieve sorriso, dico una frase del tipo oh che stupida si è fatto tardi mia madre mi sta già da un po' aspettando, alzo i tacchi e me la svigno il più lontano possibile”. Intanto sento che mi chiede il nome e stupidamente rispondo Patrizia. Lui mi guarda e, sempre molto gentilmente, domanda: “ cos'è quel nome che leggo in quell'aggeggio?” Abbasso lo sguardo rispondendogli che è lo pseudonimo che uso in determinate situazioni, quando, cioè, non voglio che estranei posino i loro indiscreti sguardi nei miei affari. Allungando gli occhi sento pronunciare Aizir Tapor. Senza volerlo scoppio in una sonora risata e lui di rimando con più enfasi ripete “Aizir Tapor, Aizir Tapor!” Di colpo ridiventa serio e continuando ad osservarmi, praticamente, fissa il suo profondo ed indagatore sguardo nel mio. Rimango un tantino perplessa e non riesco nemmeno a muovere un dito, non so bene se sia un folle oppure solo un individuo tanto solo che ha un unico desiderio, scambiare quattro chiacchiere. La paura sembra quasi svanita e di rimando spiego che Aizir Tapor, non è altro che il mio nome scritto al contrario con abbinato una parte del mio cognome. Proseguo affermando che sin da bambina mi è sempre piaciuto parlare pronunciando le parole come se fossero scritte allo specchio. Così iniziamo a giocare provando ad instaurare una specie di dialogo parlando sempre al contrario. E' divertentissimo, difficile ma simpatico. Poi, riprendendo la forma normale di espressione, decido di fargli vedere come funziona il lettore e quante cose interessanti si possono fare utilizzando anche internet. Ad un certo punto mi accorgo che Edge è sempre più affascinato ma stupito. Mi fermo, guardandolo incredula e gli chiedo cos'abbia. “Pazzesco tutto questo è affascinante ma, è stranissimo, ai miei tempi non esisteva”, mi risponde. Però non mi sembra che sia così vecchio da non conoscere assolutamente internet o un computer, persino mia mamma che è anziana sa cos'è! Così continuiamo a chiacchierare, voglio capire meglio chi è questa strana persona, così mi faccio raccontare chi è e che cosa fa. Lui riprende dal punto in cui lo avevo interrotto. “Vedi, Patrizia, come ben ti stavo dicendo poc'anzi, una lettura mi ha sempre seguito e mi ha aiutato a realizzare il sogno della vita. Infatti mi ripromisi che avrei riletto quel libro ogni anno e per ciascuno tante volte quanta era l'età. Devo dire che alla fine certi punti li ho anche imparati a memoria ma, ti assicuro, mi ha aperto il nuovo mondo donandomi la capacità di vedere oltre. E' così che sono riuscito a compiere tante azioni buone verso chi ne aveva bisogno.” Quella frase mi stupisce non poco perché la biografia che sto per l'appunto leggendo narra di un uomo le cui abitudini coincidono totalmente. Improvvisamente un lampo di genio mi attraversa la mente: il nome di questa persona è uguale a quello del personaggio del libro! Con la voce tremante e leggera chiedo se per caso di cognome non faccia Cayce. Al suo assenso il panico totale si impadronisce di me. Vorrei scappare a gambe levate, non perché credo di parlare con un fantasma, non esistono, ma perché, oramai, ho la certezza assoluta di avere a che fare con un pazzo scatenato e, visto il luogo desolato in cui ci troviamo, non ho alcuna intenzione di far terminare qui la mia esistenza. Veloce come una lippa infilo nella borsa tutto quello che ho e, alzandomi di scatto, lo saluto per precipitarmi verso l'uscita. Sono certa che incontrerò qualche difficoltà ma Edge non si muove, anzi, con estrema gentilezza mi saluta. Tornata a casa, sana e salva, non penso più all'accaduto. L'estate termina e non accade altro di insolito. Settembre, il mese frenetico della sessione di esami, accantono il nuovo romanzo, e mi butto a capofitto nello studio. Della strana esperienza non ricordo più nulla, rimossa totalmente. Il giorno della prova mi ritrovo nell'aula piena di studenti accaldati e preoccupati per il timore di non riuscire a superare il test. So già che a me non andrà bene: io e l'inglese siamo nemici per la pelle e mi sono oramai data per vinta, proverò e ritenterò quest'assurdo esame, spezzettato in dieci parti a catenaccio fino alla fine dei miei giorni. Terminato il test mi reco nel parchetto delle giovani donzelle per rilassarmi, mi accendo una sigaretta e mi accascio su una panchina. Sul più bello del relax sento tossire sempre più insistentemente. Giro lo sguardo verso la voce che mi chiede come è andata parlando all'incontrario. Non può essere, è lui, è Edge Cayce o, quantomeno, il tipo che si spaccia con tale nome. Stizzita gli faccio presente che poiché lui è di sesso maschile non può stare nel giardino.Molto gentilmente si scusa per la sua presenza inopportuna però mi dice che, poiché mi conosce bene , vuole darmi una mano. Così mi spiega che da qui a qualche mese, se decido di seguire il suo consiglio, sicuramente riuscirò a passare definitivamente quell'esame che mi rende impossibile terminare il corso di studi per iniziare a stendere la tesi. Unico mio impegno è scegliere una lettura del vangelo e leggerla ogni giorno, almeno il primo anno, e poi ripetere costantemente la lettura tante volte quanti sono i miei anni. Questo, ovviamente per il resto della mia vita. Con il tempo se avrò fede anche a me si apriranno determinate porte e aumenterà la mia capacità di andare oltre il senso comune del mondo che ci circonda. Cosa mi poteva capitare ad accettare? Non avrei perso nulla e, magari, avrei guadagnato un non so che di unico e così, dopo una brevissima riflessione, mi soffermai a pensare troppo alle conseguenze non è mai stato il mio forte, decido di accettare. Dal nulla appare il libro per decidere insieme quale lettura scegliere. Però prima mi sento in dovere di confessare a Edge che, in realtà, non sono una fervida credente non conosco bene le letture anche se frequento un'istituzione religiosa. Perciò non so cosa devo scegliere. Con grande gentilezza mi dice che non è di assoluta importanza il fatto che non conosca le sacre scritture, l'importante, è il bene che vede in me. Infatti è a conoscenza del mio impegno verso gli anziani ed i bambini. Anzi, mi ricorda quella volta che, mentre ero supplente in una scuola del mio quartiere, decisi di aiutare un ragazzino in difficoltà stando con lui fino a tarda sera per non lasciarlo solo mentre i suoi genitori erano fuori casa, il tutto senza avere nulla in cambio. Oppure tutte le ore che trascorrevo alla casa di riposo a leggere libri alle vecchiette. Infine ci diamo appuntamento, per il giorno seguente, alla panchina del parco vicino a casa per vedere insieme queste letture e decidere quali siano quelle che dovranno accompagnare i miei passi futuri. Il pomeriggio, fortunatamente non piove, così dopo aver cercato inutilmente un vangelo nella mia libreria mi reco all'appuntamento. Lui è lì, seduto sulla panchina che con calma legge e mi attende. Mi avvicino e dopo un saluto gli spiego che non mi sono ancora procurata il vangelo o la bibbia ma che presto provvederò. Dopo avermi spiegato il significato di ogni lettura decidiamo quali fanno più al caso mio. Devo ammettere che tutto questo mi incuriosisce perché è un avvenimento insolito. Tra varie chiacchiere ecco delineato il compito per il resto del mio tempo o fino a quando lo vorrò. I brani da leggere periodicamente saranno: il capitolo 14 del Vangelo di Giovanni, per trovare conforto e forza per tutti i momenti di angoscia e tristezza che si incontrano nell'arco della vita; il salmo 26, se mi nasce paura; il capitolo 20, nel caso cada nel dubbio; i versetti 28 e 30 del Vangelo di Matteo, per affrontare i momenti di stanchezza cioè quando non se ne può proprio più; i versetti 31 e 39 del capitolo 8 della lettera ai romani e il capitolo 12 del libro di Giosuè per trovare il coraggio. Qui ci fermiamo e, prima di salutarmi, mi dice che trascorrerà tanto tempo prima di rivederci, devo, però, portare avanti l'impegno ma prima che giunga la mia ultima ora ci incontreremo nuovamente. Prima di accomiatarsi definitivamente, mi avvisa che da quel giorno esatto dovranno trascorrere almeno due o tre anni, poi avrò delle risposte tangibili così come accadde a lui. Inoltre, mi esorta a non abbandonare o dimenticare la lettura ricordandomi di un libro che tanto tempo prima lessi che trattava delle coincidenze. Con un sorriso dolcissimo ,ma anche enigmatico, ci salutiamo come due vecchi amici con la promessa che, prima o poi, ci saremmo rivisti. L'impazienza e la curiosità iniziano a scandire gli attimi seguenti e la domanda che più mi assilla è la voglia di conoscere cosa accadrà fra qualche anno. Quando rincaso decido di cercare il libro che parla delle coincidenze per capire cosa volesse dire Edge. Dopo cena mi chiudo nella mia stanza, con un buon sottofondo musicale, cerco il libro, so che si tratta di “le profezie di Celestino” e poi rimetto nel lettore quello che stavo leggendo la prima volta che apparve Edge, per capire cosa è accaduto, quali siano queste coincidenze, il perché di tutti questi eventi e cosa mai potrà succedere nel mio non proprio lontano futuro. Mentre partono le note di un pezzo che ha composto un amico, Taji Mahal, approfittando delle lezioni apprese grazie alla frequenza di un corso alla Torriana di lettura veloce e sintetica, riesco a mettere a fuoco i punti più salienti dei due libri in questione. Dopo un approfondito confronto, che occupa la maggior parte della serata, come d'incanto capisco cosa sta avvenendo. Una forte emozione ed eccitazione mi pervade oltre ad un grosso stupore, si svela finalmente il mistero di tutti questi strani, imprevedibili ed entusiasmanti eventi che stanno accadendo e che se, veramente credo, cambieranno il corso della mia esistenza. Da sempre sono stata affascinata da letture che parlano del pensiero buddista, della reincarnazione, del fatto che tutti noi, tutte le nostre esperienze fanno parte del tutto, del cosmo, noi, d'altronde siamo composti, così come asseriva a suo tempo Edge Cayce, della stessa materia di cui è fatto l'universo. Tutti i nostri pensieri, tutte le nostre azioni sono energia che non viene dispersa ma impressa nell'universo e se riusciamo ad aprire quello che il buddismo definisce, da sempre, il terzo occhio e prendiamo consapevolezza del tutto abbracciandolo e imparando a rispettare e ad amare, allora, davanti a noi si apre un nuovo mondo, una nuova essenza. Riusciamo a metterci in comunicazione con il sapere dell'uomo dai suoi primordi fino ad oggi facendolo diventare nostro. Questo cammino lo iniziai tanto tempo fa decidendo di conoscere e approfondire determinati argomenti. Nulla viene a caso, nulla è una coincidenza tutto fa parte di un mistero che, se si crede e si vuol comprendere e conoscere ,si svela, proprio come è scritto nel libro di Celestino. Grazie alle letture dei testi del Dalai Lama, o di filosofie definite moderne, che poi tanto moderne non sono, involontariamente mi sono già incamminata in questo nuovo percorso ed è per questo motivo che Edge Cayce ha deciso di svelarsi a me. E' la mia anima guida, il mio maestro, come dice Castaneda in alcuni suoi libri, il mio Don Juan che vuole accompagnarmi nel lungo cammino verso la Conoscenza e l'Essenza del mondo e dell'universo intero. Non è possibile!”, esclamo di colpo, non posso credere di avere questa grande opportunità, è vero ho sempre letto e approfondito questi argomenti, subendo il loro fascino recondito come se fosse un richiamo incessante.. Poi, man mano che il puzzle si compone sotto i miei occhi, tanti accadimenti della mia vita iniziano ad avere una loro comprensione. L'esperienza di quando, da piccolina, sognavo sempre una bimba di nove anni che minacciava la mia famiglia incolpandola della sua morte, oppure la volta che, mentre riposavo, un pomeriggio mi capitò di vedere la mia figura dall'alto e, per ultima, mentre assistevo la nonna in ospedale negli ultimi istanti della sua vita. Finalmente tutto si spiega e così prendo la decisione di seguire le parole di colui che è divenuto il mio maestro. Sono ormai trascorsi più di tre anni, continuo ogni giorno a leggere le scritture e devo dire che ho passato momenti di sconforto perché, pur seguendo le indicazioni di Cayce, non vedo alcun cambiamento. Non ho assistito ad alcun miracolo o a qualcosa di inspiegabile. Non so se debba toccare la mia persona o ciò che mi circonda, ma non posso mollare devo proseguire, forse la fede che mi ha chiesto Edge è proprio in questo, anche se non si vedono cambiamenti, anche se tutto è sempre, inesorabilmente uguale ed immutato, bisogna seguire la strada e forse un giorno, lontano che sia, le risposte e gli esiti si sveleranno. Ho quasi terminato il mio corso universitario e, che ci crediate o meno, il famoso insopportabile esame del primo anno di inglese è ancora lì ad ossessionarmi, non so quante volte ho provato ma se non è al primo o al terzo test, accade che, ad un certo punto, inciampo e vedo finire nel nulla di fatto ogni mio sforzo. Ho deciso nel frattempo di iniziare a scrivere la tesi di laurea, ho scelto di specializzarmi in neuro psichiatria infantile, ma prima di poter discutere la tesi devo per forza superare l'esame odioso di inglese e frequentare, almeno, due anni di internato presso un ospedale per bambini che presentano determinate difficoltà. Grazie agli studi ho compreso che non esiste diversità incolmabile, o che possa determinare e spiegare questo atteggiamento di segregazione che abbiamo nei confronti di tutti coloro che non si comportano come la maggior parte delle persone. Ho compreso che alla fine noi come loro siamo arricchimento l'uno per l'altro e insieme, se lo vogliamo, possiamo costruire un mondo magnifico. L'indomani ho nuovamente il test di inglese e se per caso riesco a superarlo posso terminare il corso di studi. Sono stanca, fa caldo e mentre sono sul libro di esercizi, sono al primo capitolo, improvvisamente scivolo in un sonno profondo. Quando mi sveglio mi accorgo che oramai è notte. Sconsolata chiudo il libro, anche per questa volta andrà male, penso. Il giorno seguente entro in aula, prendo il foglio, mi siedo, rilassata e rassegnata e, mentre leggo, inaspettatamente, non trovo alcuna difficoltà anzi, comprendo tutto distintamente e so come e cosa rispondere. Nel men che non si dica termino l'esame e torno a casa. Dopo una settimana vado in facoltà, finalmente supero il test, non posso crederci ho preso 29, pazzesco non poteva essere vero. Anche il docente è stupito ma crede che abbia copiato e così mi dice che la conferma del voto sarà la settimana seguente con l'orale. Alzando lo sguardo mi saluta. Trascorro tutti e sette i giorni con l'ansia, non sono mai arrivata a quel punto, non ho mai studiato quelle nozioni, sono una marea e, giorno dopo giorno, tento di immagazzinare il più possibile. Sono stufa ed affranta non è possibile farcela, però se sbaglio mi tocca iniziare da capo e sostenere da capo tutti e dieci gli esami. Così improvvisamente senza accorgermene mi addormento sul libro. Mi sveglio alle otto del giorno seguente, sono in ritardo, l'esame è alle nove. Ho giusto un'ora per sistemarmi, rendermi decente e correre all'esame. Sono agitatissima, cavolo come faccio, mi mancano ancora trenta pagine che non so nemmeno cosa ci sia scritto. Mentre sono in metropolitana mi viene quasi il desiderio di prendere e tornare a casa, nel frattempo, come ormai ogni giorno da quasi quattro anni, leggo la pagina delle letture, e poi decido che intanto non ho nulla da perdere, al massimo che può accadere di incommensurabile, incominciare nuovamente dall'inizio. Prendo, così, la sacrosanta decisione che se questa volta non passo l'esame abbandono definitivamente l'università e cerco lavoro. Salgo le scale, mi presento davanti al docente, mi siedo e lo guardo. Lui, senza neanche degnarmi di un saluto, mi chiede, giusto giusto, ciò che è nelle ultime trenta schifose pagine che non ho studiato ma che ho dormito. Sono dinnanzi a lui muta ma mentre sta per mandarmi via aggiungendo, anche, che il voto precedente non era frutto del mio lavoro, la mia lingua si scioglie e gli butto fuori velocemente, come un fiume in piena, tutto ciò che è scritto in quel libro con una padronanza della lingua e dell'accento, che lascia stupita ed interdetta persino la sottoscritta. Morale: il professore, non solo conferma il voto precedente, lo alza complimentandosi. Esco felice più che mai. Sono seduta sulla panchina del parco vicino a casa, è pomeriggio e mi sto godendo un po' di riposo, non mi sento del tutto a posto non riesco a capacitarmi di come abbia potuto passare, ma soprattutto sapere quegli argomenti, praticamente ci avevo dormito sopra! Improvvisamente sento dei colpi di tosse e con immensa felicità mi giro e vedo, seduto al mio fianco Edge, ho quasi voglia di abbracciarlo, ora so che lui non è un matto, è uno spirito, uno spirito buono, è il mio maestro. Lui mi abbraccia e mi dice “vedi, questa è solo la prima delle capacità che da ora in poi inizierai ad avere”. Attonita lo guardo e ancora prima di proferire altro lui prosegue: “Hai iniziato ad entrare in contatto con il sapere del mondo e per conoscerlo non serve studiare ore ed ore serve la fede e, mia cara, il tuo cuore ne è colmo”.
Questo racconto partecipa al concorso "Scrivi e Vinci", organizzato da Sentieri Letterari.
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