Magazine Diario personale

Quattro salti nel cielo di aprile

Da Icalamari @frperinelli

Il cielo più bello dell’anno è quello di aprile.

Adesso è il soggetto più vario, simbolico, esteticamente versatile a portata di fotocamera.

Ma mi trattengo dal fotografarlo. In base a uno dei pochi pilastri della mia scarna etica, se guardare i cieli degli altri mi annoia, non posso ricambiare con la stessa moneta.

Resisto, ma con l’occhio-obiettivo registro, e talvolta mi struggo. Te li mostrerei tutti, quei cieli, o Altro da me.

Stanotte il mio ”Altro” si è, per modo di dire, personificato.

Parlava con accento nordico e mi telefonava da una dimensione parallela. Voleva a tutti i costi entrarmi nella vita. Io gli dicevo: Demone, abbi pazienza, solo se smetti di infastidirmi potremo essere amici.

Perché io, per una dote innata, potevo muovere oggetti con la forza di un pensiero potenziato e, come conseguenza, aprirmi varchi verso esistenze ultraterrene. Nel caso del mio demone, aveva scelto lui di attraversare il varco, e mi viveva accanto ormai da tanto tempo. Invisibile a tutti, ma ben presente a me, che ritrovavo pagine di libri coi testi sottosopra, disordine terreno, pensieri in confusione.

Ma tolleravo bene il demone del sogno. Se fosse stato lui a inviarmi cieli, li avrei guardati col mio stesso occhio-obiettivo, e mi sarei commossa.

Il demone, per sua natura, si trovava sia fuori che all’interno della mia esistenza. Che, a pensarci al risveglio, è piena di pensieri in confusione, disordine terreno, e libri con i testi sottosopra, che a volte non riesco proprio a leggere.

Se esistesse davvero, e fosse una persona, avrei il dubbio che, come per certi sogni, i simboli si fossero mescolati insieme, e io avessi vissuto l’esperienza dell’Altro.

Uno che mi considererebbe tollerabile, seppure appiccicosa, a cui darei il pilotto con cieli non richiesti. Che potrei rendermi amico solo se smettessi una buona volta di infastidirlo. Fortuna che non ce l’ho uno così accanto, mi spiacerebbe pensare che non mi ha mai capita.

E poi era solo un sogno, subito dopo ero su una spiaggia dorata assieme a due mie amiche. Che m’incalzavano, dandosi di gomito l’una con l’altra:

- Tu sei troppo altruista,

- Sei troppo generosa,

- Ma non odi nessuno?

- Davvero, veramente?

- E come fai?

- Li escludo, quando posso. Mica sono una santa.

All’improvviso il cielo si riempiva di nuvole-astronavi. Sfrecciavano velocissime, quindi inchiodavano come volendo caderci sulla testa. Alcune avanzavano a gruppi di quattro, sotto ciascuna ce n’erano altre più piccole e scure, simili a polpastrelli. Saltavano, incuranti di noi, nel cielo di aprile. Per una volta mi accontentavo di guardarle.


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