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E' un genere di paesaggio urbano di cui in Europa siamo talmente ricchi che quasi tendiamo a darlo per scontato - o perlomeno siamo parecchio esigenti in merito. Trovarlo in Nordamerica è già stato di per sé sorprendente - doppiamente per la sua bellezza inattesa.
Forse è più acerbo rispetto a ciò che si può incontrare in Francia - perché indubbiamente è molto più giovane, ma forse anche perché gli manca la carica di chiaroscuro data dalle ombre di certe vicende storiche.
La sensazione che si ha camminando fra i vicoli di Québec City è strana: c'è un'aria di familiarità, ma è sfuggente - come quando incontri qualcuno che pensi di aver già visto da qualche parte, ma non ricordi esattamente dove.
C'è un po' di Normandia, un po' di Alsazia, un po' di Borgogna: è come un riassunto del meglio della Francia, ma la sensazione non è quella di una fotocopia stampata su lucido ma priva di personalità - la personalità Québec City ce l'ha, ed è questo che la rende unica.
Non è solo nostalgia della Francia, è volontà di portare le proprie radici in un Nuovo Mondo, di farle crescere e germogliare.
Di queste radici i quebecchesi sono indubbiamente molto fieri: primo, perché tutti i Francesi lo sono; secondo, perché loro malgrado sono sudditi della Corona britannica - e questo rende la loro lotta e la loro volontà di rimanere fedeli alla propria lingua ed alla propria cultura ancora più orgogliose e sentite.
Il motto dello stato del Québec è "Je me souviens" (io mi ricordo), proprio per non dimenticare storia ed origini; e, anche se il Canada è una nazione ufficialmente bilingue, diciamo che se apostrofate un quebecchese in inglese vi risponderà lo stesso, ma se lo fate in francese vi risponderà con un sorriso e tutta un'altra cortesia.
Alcune persone anziane parlano ancora con un certo fervore delle battaglie contro gli Inglesi - no, non perché le abbiano vissute di persona (non sono così anziani...), ma perché sono ricordi che si sentono ancora in dovere di tramandare per rendere omaggio con fierezza alle proprie origini.
[e a questo punto mi sono resa conto che, senza alcun intento polemico o bellicoso, quel giorno stavo indossando una maglietta con la bandiera britannica: c'è un posto dove mi posso sprofondare, grazie??]
Tra l'altro, il francese del Québec è piuttosto diverso dal francese che si parla oggi in Francia.
Oltre ad usare alcune parole che in Francia sono ormai considerate desuete, gli mancano alcuni termini che nel 1600 ancora non esistevano - e per questi usano una versione francesizzata dei termini inglesi.
Ad esempio per ordinare le bevande al ristorante non si dice boissons, ma beverages, pronunciato alla francese e non all'inglese.
Il Québec è, insomma, una sorta di interessante Madagascar linguistico, che parte dallo stesso ceppo del francese di Francia, ma che ha seguito una linea evolutiva diversa.
Dopo essermi premurata di indossare un golf sulla mia improvvida t-shirt con la Union Jack, possiamo cominciare l'esplorazione della Old Town.
Nella parte bassa incontriamo il Parlamento, che non è solo importante ed architettonicamente notevole, è anche ricco di simbologia che rimanda a punti chiave salienti della storia del Québec, cominciando da una targa che spiega il significato del motto "Je me souviens", e continuando con un pantheon di statue che immortalano le figure della storia locale maggiormente degne di nota.
Di fronte al Parlamento si trova anche un Inukshuk, che è una sorta di tributo commemorativo per le popolazioni Inuit, che di fatto sono stati i primissimi abitanti del Canada settentrionale.
L'Inukshuk è una costruzione di pietre dalla forma antropomorfa che veniva utilizzata come punto di riferimento per orientarsi fra le lande piatte della tundra.
Il resto della Old Town si inerpica sul promontorio che è stato battezzato Cap Diamant dall'esploratore francese Jacques Cartier, il quale aveva deciso di fermarsi qui perché, per qualche ignoto motivo, si era convinto che questa montagnola nascondesse diamanti. Probabilmente aveva anche lui la vocazione del gioielliere come qualche suo pronipote.
La parte alta e quella bassa della Città Vecchia sono collegate sia da una funiculare che da una gradinata con scalini talmente ripidi che sono stati battezzati "casse cou" (rompicollo).
Forse è un soprannome non particolarmente invitante, ma percorrendoli si ha una bellissima vista della città (se vi può consolare).
Sulla cima del Cap Diamand svetta il Chateau Frontenac, che, di fatto, proprio per la sua visibilità, ma anche per la sua imponenza, è l'edificio simbolo della città.
Incredibilmente, nonostante il nome, e l'aspetto nobile e fiero, è "soltanto" un grand hotel, progettato e costruito fin dall'inizio con questo scopo - ma anche con quello di farlo somigliare ad un castello vero.
La parte alta della Città Vecchia è l'unica fortificazione tuttora esistente in Nordamerica: sono ancora visibili la cittadella ed i contrafforti, e la struttura è rimasta intatta così come è stata costruita nel XVII secolo.
E queste mura contengono il bello: il dedalo di viuzze, di angoletti, di fiori alle finestre, di poesia fatta di sassi e di legno.
E naturalmente non mancano i negozietti di artigianato e di souvenirs...
...e i bistrot, con cucina e vino che sono anch'essi un ricordo nostalgico di Francia.
Tuttavia, se vi sentite particolarmente confidenti del vostro apparato digerente (cosa che io non sono mai), il piatto tipico del Québec si chiama poutine: è servito nei pub e ci sono anche dei chioschi solo dedicati ad esso - consiste in un'abbondante porzione di patatine fritte, sommerse di formaggio fuso e di salsa gravy (che è simile al sugo dell'arrosto, ma più densa).
Mi dispiace, io non ce l'ho fatta...
Oltre alla Città Vecchia, il consiglio è di fare anche un giro per le strade di Saint-Roch, con i suoi originali edifici che sono un interessante miscuglio di architettura vittoriana e francese, con un qualcosa che ricorda New Orleans (...oltre alle salite, intendo).
...e poi qui ai gatti viene riservato un trattamento speciale :)
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