Il grande cineasta inglese John Boorman torna per l’ultima volta sul grande schermo: la sua macchina da presa si ferma, come è simboleggiato in una scena del suo ultimo film, Queen and Country.
Il film, che abbiamo visto poco fa esordire alla sezione Quinzaine des Réalisateurs all’appena trascorso Festival di Cannes, è il vero e proprio seguito del famoso Hope and Glory (in Italia intitolato Anni ’40), che colpì tutti nel 1987.
Ci ritroviamo quindi nuovamente immersi nelle vicende della famiglia Rohan, che, dopo esser sfuggita ancora unita ai bombardamenti londinesi degli anni Quaranta, scruta il mondo dalle rive dell’isoletta dei Faraoni, lungo il fiume Tamigi.
La quiete è però presto interrotta dall’arrivo della lettera di reclutamento di Bill, ormai diciannovenne, il quale dovrà affrontare ben due anni di leva obbligatoria, con il rischio di dover prender parte con l’esercito inglese alla pericolosa guerra di Korea.
Queen and Country prende spunto da avvenimenti autobiografici ed è non a caso un film che ha il sapore e la consistenza dei ricordi.
Atei, tendenzialmente anarchici ed estremamente giocosi, Bill e il suo amico Percy cercano di sopravvivere alle ristrettezze – fisiche e mentali – che comporta il servizio militare e, nonostante i doveri imposti dalla nazione, cercano anche di vivere una propria vita e di inseguire, come è giusto che sia, le proprie prime esperienze amorose.
La nazione e la regina risultano loro emblemi discretamente ridicoli, della cui maestosità pomposa farsi beffe: sono fantasmi del passato che gli vengono propinati di continuo, quasi per distoglierli dai loro bisogni e desideri più giusti e naturali.
Il loro, più che un addestramento alla guerra, alla fine sarà un addestramento a riuscire a vivere il meglio possibile la vita nonostante tutte le brutture e gli ostacoli che l’epoca e i suoi costumi gli pone innanzi: personaggi esemplari di tutto ciò e che falliscono miseramente di continuo in questa impresa, al contrario dei due giovani protagonisti maschili, sono Bradley (traumatizzato dalla guerra e deformato dall’etica militare) e la giovane Ophelia, imprigionata nel personaggio della rigida nobile rimasta vittoriana nello spirito.
Queen and Country è un magnifico ritratto di un mondo che non c’è più ma che il talento di Boorman riesce a renderci estremamente vicino e familiare: neanche a dirlo, visivamente il film è un piccolo capolavoro di regia, fotografia, scenografia. La delicatezza e l’ironia con cui vengono trattate le vicende sono degne di grande gusto ma soprattutto di un grande maestro del cinema.