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Queensryche - Promised land

Creato il 03 luglio 2011 da Vomitoergorum @Old_Glory
Queensryche - Promised land
Artista: QueensrycheAnno: 1994Tipo: Album studioTracce: 11 (+ 4 riedizione 2003)Pagina di MusicBrainz
A conferma che la musica è passione, ricordi e sentimenti, recensisco quello che per me è il miglior album dei progressive Queensryche. Non sempre il bello oggettivo corrisponde con i gusti personali e possono essere molti i fattori che influiscono nelle valutazioni. Promised Land è un'opera di confine, uscita dopo ben quattro anni di distanza da Empire, il capolavoro che ha catapultato la band nell'Olimpo musicale del metal. Dopo questo invece avremo un cambiamento di rotta per sostenere il passo con i tempi, e forse, a mio avviso, l'inizio del declino. Ma è con questo album che li voglio ricordare maggiormente. La lunga gestazione può sembrare causata da difficoltà nell'assemblare le tracce e nel trovare idee nuove che seguissero le strade già segnate in passato. Invece si tratta di un'elaborazione maniacale per la produzione di qualcosa di sublime, sia dal punto di vista strumentale che dei testi, mai da sottovalutare in ambito progressive metal. L'atmosfera cupa e riflessiva che trasuda da ogni canzone è l'attenta valutazione del percorso avuto dal gruppo nel corso degli anni.I am I, io sono io, è forse un dei migliori inni di libertà e presa di coscienza personale che siano mai stati urlati. Con cattiveria e rancore, quasi teatralmente. Non è una semplice canzone, è un messaggio, un film, un libro. Potrei metterla sullo stesso piano di Do the evolution dei Pearl Jam, se per qualcuno è maggiormente conosciuta e può capire le mie intenzioni. Tornando all'album, è un continuo miscuglio di sonorità ed intraprendenza. Graffiante e melodico con Damaged (anche in versione live, da paura), lento e riflessivo con Out of mind che ha anche le caratteristiche della ballata proprio come la stupenda Bridge. Con Promised Land, la title track sembra che i ragazzi di Seattle ci abbiano dato biscottini e carezze fino ad ora, per lasciarci qualcosa di sperimentale, rassegnato, sofferto. Anche questa è da teatro. Le successive le trovo di minore impatto ad esclusione di Lady Jane che ha una sua particolarità, ma le altre le trovo un po' scialbe e ripetitive. Ottimo album comunque nel complesso.


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