Avanti un altro! Seedorf esce dalla porta di Milanello – manca l’ufficialità – Inzaghi cambia settore; da quello della Primavera passa alla prima squadra.
Una cena ad Arcore, tra vetri oscurati e sagome riconosciute in una storia para-spionistica come solo il Milan sa fare. Dopo Allegri, era arrivato Seedorf che ha collezionato il 50% di vittorie nei 22 incontri da tecnico. Ora Inzaghi. Cambiano i nomi sulla panchina, meno quelli in campo. Quando è successo (Taarabt, Rami) qualcosa è successo. Senza un progetto tecnico che fissi da subito obiettivi ambiziosi sostenuti da un mercato all’altezza, il Milan potrà cambiare anche nome e colori ufficiali: i risultati resteranno uguali.
Quei 10 gioielli sedotti (e abbandonati) da Berlusconi
Seedorf è stato l’ultimo pallino adorato e voluto da Silvio Berlusconi alla casa madre salvo poi arrivare il rinnegamento e l’allontanamento dello stesso. La letteratura di questi gioielli ipnotici è ampia, ne ho individuati almeno 10. Stupendi, prima di scoprirli grezzi e difettosi. Dopo Seedorf, va citato il caso Pato, accolto così nel 2008 nel giorno dell’esordio: “La sua cassetta VHS mi ricorda quella con le reti di Van Basten”. Caput.
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Stessa fine con diversa storia per il giocatore che il patron del Milan definì come “il più grande talento italiano”, un momento prima di imbucare la lettera nella casella postale dell’Inter: “Metterà lo spogliatoio in subbuglio”. Quella di Yoann Gourcuff è una storia mai maturata fino in fondo. Il francese si scatena contro l’AEK e Berlusconi ammise la “somiglianza con Kakà”, in seguito lo paragonò a Zidane, prima di fargli ciao ciao con la manina presidenziale.
Giocatori del Milan poi scaricati
Idem per “il giocatore più forte che il Milan abbia mai avuto”, quel Ronaldinho ormai decadente rispetto agli aurei anni blaugrana che venne scaritato in quattro e quattr’otto non appena emersero le difficoltà nella collocazione tattica. Chi potrebbe dimenticare la storia di Claudio Borghi? Fu amore a prima vista quando lo vide all’opera contro la Juventus nel 1985. Un approccio timido, qualche minuto in amichevole, il prestito al Como. Fine della fiaba.
Il trittico brasiliano Rivaldo, Dida e il culmine con Leonardo. Amato, coccolato, sedotto e abbandonato fino allo scontro, con l’epilogo inaspettato: va all’Inter. Infine non può essere dimenticato Paolo Maldini. Un connubio lungo 902 presenze e una vita da capitano. Come sta oggi Maldini?