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Quei Cervelli messi in fuga…

Creato il 26 giugno 2012 da Fugadeitalenti

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Splendida lettera, quella che ci ha inviato Rosa, giovane giornalista emigrata in UK: una lettera che -come tante scatole cinesi- apre una porta dopo l’altra, portandoci dentro più livelli.  C’è la storia di Sara, giovane imprenditrice italiana in UK, che si è inventata un business rispondendo a un bisogno concreto. C’è la storia della stessa Rosa, emigrata/fuggita da un Paese senza merito. Ci sono tre ricette per far ripartire l’Italia.  Da leggere fino in fondo. E da diffondere: condividetela anche con i vostri amici, in Italia e all’estero.

CERVELLI “MESSI” IN FUGA

“Decidere di emigrare dal proprio paese non è una scelta semplice, anche se a volte capita di sentirsi insoddisfatti e si scappa via alla prima occasione senza valutare più di tanto né i pro né tantomeno i contro.

E’ capitato a me, così come è capitato a Sara. Sara aveva 26 anni quando, conseguita la sua laurea in Scienze Politiche ed un corso post-laurea, ha deciso di lasciare il Salento per tentare fortuna a Londra, spinta dalla voglia di conoscere sì, ma anche da una certa dose di frustrazione.

Giunta Oltremanica, è partita con un tirocinio per il quale riceveva una piccola borsa di studio che riusciva appena a coprire le spese dell’affitto. Allo stesso tempo, lavorava part-time durante il fine settimana per riuscire a mantenersi.

Ultimato il tirocinio, non è arrivato il lavoro tanto sperato ed ha continuato a lavorare in vari negozi per circa un anno. Proprio nel momento in cui stava per mollare e tornare in Italia, scoraggiata più che mai, arriva la prima grande soddisfazione professionale. Da quel momento in poi ne seguiranno una serie, intervallate certamente anche da piccole e grandi delusioni.

Dopo aver acquisito esperienza presso gli uffici amministrativi di note università, nasce l’idea di creare UKEDUEXPERT, un servizio di consulenza che potesse orientare i ragazzi che ambiscono a studiare o lavorare all’estero nella scelta dei migliori atenei in base alle proprie possibilità.

Il servizio si propone, inoltre, di far comprendere agli studenti i meccanismi di selezione delle università inglesi e le differenze culturali, presentando la propria esperienza e le proprie capacità nella maniera più chiara possibile. Questo è, quantomeno, il principio a cui si ispira UKEDUEXPERT oltre ad offrire un servizio di qualità, con professionalità e disponibilità.

La stessa Sara ammette di aver impiegato circa un anno a capire come muovere i primi passi in questa nuova realtà e che se avesse avuto una guida sarebbe stato forse più semplice raggiungere i suoi obiettivi.

La prima volta che ho conosciuto Sara è stato circa 2 anni fa quando, esasperata dalla realtà italiana come studentessa e non solo, presi in considerazione l’idea di poter proseguire i miei studi in Inghilterra.

Ci siamo sentite telefonicamente prima, per iniziare a scriverci via e-mail poi per accordarci  sul da farsi. Così come ho testimoniato per lo stesso sito, UKEDUEXPERT mi ha guidata nella scelta dei corsi di giornalismo che più potessero soddisfarmi, mi ha seguita nella compilazione della domanda di ammissione e delle referenze da inviare allo UCAS. Sara si è inoltre resa disponibile per qualsiasi tipo di evenienza anche quando, dopo aver ricevuto dei responsi positivi, decisi di prendere un anno sabbatico per poter viaggiare, fare esperienza e perfezionare il mio inglese prima di dedicarmi all’esperienza universitaria.

All’inizio del 2011, è stata la stessa Sara a propormi una collaborazione con UKEDUEXPERT una volta trasferitami a Londra. Era nei miei piani riuscire a trovare un lavoro part-time, una volta iniziata l’università per poter gravare il meno possibile su mia madre che mi mantiene e non ho potuto che accogliere piacevolmente la sua proposta. Per di più, si tratta di una persona che stimo e su cui mi sento di poter contare in qualunque momento. A settembre, ho iniziato a frequentare il primo anno del corso di Giornalismo e Cinematografia presso l’Università di Kingston e allo stesso tempo la mia collaborazione con Sara.

Quello che mi sento di affermare più di ogni altra cosa è che il sentimento comune a Sara allora e a me e moltissimi miei coetanei oggi è la rabbia. Rabbia per non veder riconosciuti i propri meriti, rabbia per doversi affaticare più del dovuto, studiando e lavorando, pur di ottenere risultati che se fossimo figli di qualcun altro potremmo ottenere senza troppi sforzi e via dicendo.

Credo che per far ripartire l’Italia nel 2012, rendendola un paese più attrattivo per giovani talenti italiani e stranieri, bisognerebbe prima di tutto sbarrare le porte al nepotismo che è uno dei fattori determinanti in senso negativo rispetto al declino culturale, e non solo, del nostro Paese. Il nepotismo non solo favorisce il successo di persone non meritevoli a scapito di altre più talentuose e determinate, ma scoraggia inoltre queste ultime, non premiandole, e le induce spesso alla fuga all’estero. Mi rendo conto, tuttavia, che eliminare il nepotismo in Italia non è semplice in quanto la cosiddetta raccomandazione è spesso insita e radicata nella cultura stessa del nostro paese. Partire dalle scuole per promuovere il concetto di meritocrazia dovrebbe essere una delle battaglie culturali più importanti da portare avanti per riuscire a migliorare lo stato attuale delle cose.

Altro punto sul quale mi piacerebbe soffermarmi, è sollecitare un maggior interesse per gli studenti stranieri nel nostro Paese. Agli “open days” delle università inglesi, ad esempio, si dà molta importanza alla comunità internazionale all’interno del campus. Avendo viaggiato spesso, conosco perfettamente il grande fascino che la cultura italiana esercita sugli stranieri, non solo legato al nostro cibo ma anche alla nostra arte e cultura. Non sarebbe così difficile invogliare questi giovani talenti ad esprimersi nel nostro paese se solo potessimo garantirgli maggiore serietà e organizzazione. Le campagne pubblicitarie dovrebbero muoversi anche in questo senso e l’esperienza universitaria, ad esempio, dovrebbe essere resa più eccitante sia per gli studenti nostrani che non. Non servono grosse cifre per affrontare tutto questo ma solo prospettive diverse che consentano al nostro paese di crescere ed invogliare i giovani piuttosto che demotivarli.

Terzo ed ultimo suggerimento, credo che serva un forte cambiamento nell’impostazione del sistema scolastico/universitario italiano specialmente riguardo all’importanza della pratica rispetto alla teoria. La spasmodica attenzione al nozionismo dovrebbe lasciare spazio a delle ore da dedicare alla formazione che possano facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro.

Concludo affermando che, nonostante difenda la mia scelta di proseguire i miei studi a Londra e non la rimpianga, avrei preferito poterlo fare nel mio Paese di cui sento una forte nostalgia. Riconosco al sistema universitario inglese una forte attenzione per il praticantato e dunque l’esperienza nel mondo del lavoro oltre all’indubbia organizzazione. Tuttavia, pur essendo in contrasto per molti aspetti, ammetto di provare una certa amarezza ripensando all’immenso patrimonio del mio Paese, dall’arte alla cultura passando per il carisma dei miei interlocutori. Se solo avessi avuto la possibilità di poter credere ad un futuro in Italia, io avrei cominciato il mio corso di laurea in Lettere per poi entrare nell’ordine dei giornalisti italiani ma vent’anni di esperienze scolastiche e non, mi hanno portata a credere che questo non fosse possibile.

Il fenomeno dei cervelli in fuga non è solo una tendenza ma rappresenta spesso un dramma. Il nostro Paese ci mette nelle condizioni di andar via perché ci nega il diritto di sognare un futuro che possa essere all’altezza dei nostri talenti, i nostri sacrifici e le nostre aspettative. Si può, si deve porre rimedio a tutto questo altrimenti l’Italia non uscirà mai da questa fase di stallo“.

ROSA

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