Il nuovo sindaco della Grande Mela non ha fatto in tempo a stappare lo champagne (anche se le suo origini imporrebbero un più gradevole Asti Cinzano) che ecco fiore la mitologia della memorialistica, incorniciata e confezionata in aforismi da Baci Perugina. Questa, la frase attribuita a De Blasio, che sta già spopolando da una coordinata all’altra delle lande internetiche:
“Mi chiedono come penso di finanziare un progetto così dispendioso di scuola materna e doposcuola per tutti. La risposta è semplice: togliere ai ricchi per dare ai poveri”
Il messaggio, implicito, che il rozzo propagandista-linkatore vorrebbe esportare mediante un frame a così elevato impatto emozionale è, in buona sostanza, il seguente: “Vedi? Mica come da noi, che i ricchi non li tassano e la scuola cade a pezzi”. Come accennato in precedenza, l’Italia era, già ai tempi di Lanza, Giolitti e Zanardelli, provvista di un impianto sociale ed assistenziale che negli USA appare ancora, alle soglie del 2014, agognato miraggio e fragile prospettiva. Pertanto, i baricentri e i cardini valutazionali di un politico liberale “stars&strieps” non possono che apparire altri, diversi ed antitetici rispetto a quelli inseriti ed inseribili nell’agenda di un amministratore italiano. Ciò che per noi è un dato acquisito già in epoca umbertina, per loro è un obiettivo ambizioso da raggiungere e guadagnare in una tortuosa gimcana di pericoli, insidie e tensioni (vedi lo strappo dello Shutdown sull’ Obamacare)
Altra cosa: tra i parametri di riconoscibilità democratica che vedo applicati a De Blasio c’è il multietnismo della sua comunità familiare, letto e percepito come prova e sinonimo di apertura mentale del nuovo borgomastro; siamo quindi in presenza dell’irruzione, da parte dell’elemento biologico, sotto il cono di luce dell’attenzione e della valutazione personale e politica. Non sono più il merito e l’azione a fungere da paradigma per il giudizio sull’amministratore, bensi un criterio riconducibile al portato genetico (!). In questo modo e muovendosi secondo questa traiettoria, la sinistra rischia un pericoloso scivolone, fornendo un punto d’entrata a concezioni del tutto disancorate dall’esperienza democratica.