Ci sono quei Post che rimandi per mancanza di tempo, anche se pensi di aver già chiare in mente tutte le parole e ti illudi che possa bastare qualche minuto davanti il computer per risolvere la faccenda. Poi, ci sono quei Post che rimandi perché, pure con parole giuste e tempo a portata di mano, è l'umore a non essere proprio quello ok. C'è il rischio che la notizia, che avresti voluto fare esplodere come un fuoco d'artificio dei più belli e luminosi, si ritrovi ad essere rumorosa ed affascinante quanto un petardo. Che fare? Personalmente, ho scelto di aspettare il ritorno di qualche raggio di sole e la possibilità di regalare ancora un'immagine emozionante a quel qualcosa che - almeno lo spero - difficilmente dimenticherò. Mi pare di avervi accennato dell'immensa soddisfazione per il Premio Speciale Mamma Racconta, ricevuto per "Se la pioggia va in vacanza" in seno alla quinta edizione del Premio Internazionale Letterario Città di Cattolica... Ecco! Ritirarlo non è stata proprio una passeggiata (soprattutto per via della pioggia, che in quell'occasione doveva aver terminato le ferie!), ma... alla fine, tutto è andato per il verso giusto e svegliarsi la mattina dopo con la targa in bella vista sopra alla scrivania è stata l'ennesima ricompensa. Da Gubbio a Cattolica, ci ha fatto sorridere l'entusiasmo con cui ci siamo mossi in gruppo e quella voglia di dire che... sì! C'eravamo, ce l'avevamo fatta ed eravamo tutti insieme a festeggiare. Ora, emozioni personali a parte, non è che le cerimonie di premiazione siano tutto questo granché da affrontare... ricordano un po' le lezioni a scuola che ti tocca ascoltare e, per certi versi, riescono ad intaccare nell'umore con la stessa capacità di una fila interminabile all'ufficio postale. Certo è che... la differenza sta nella sostanza. Non sei lì ad aspettare per poter pagare l'ennesima bolletta salata. Sei lì per ricevere un premio. E anche se sai che quando ti alzerai nessuno saprà già di te, che del resto non sai nulla di chi ti ha preceduto, senti che tutto ciò che conta è quella piccola vocina interiore che non ha mai smesso di ripeterti: "Hai visto... non volevi provarci, invece hai fatto bene! Ce l'hai fatta e ne devi essere felice!". Sì. Felice! Anche se per poco non mi metto a piangere, seduta su un divanetto dell'atrio, quando ho sentito la stessa vocina scavare oltre alla semplice soddisfazione e dirmi: "Ci fosse stato ancora tuo nonno, sarebbe stato fiero di te!". Il nonno... Tutte le volte che mi viene in mente, mi chiedo come possa essere possibile un legame tanto profondo. Non ci siamo mai conosciuti io e lui, ma l'amore per le parole, quello per la scrittura e per la lettura in genere, ci hanno avvicinato come nella più spettacolare delle magie. Allora, quando scrivo e poi rileggo quanto scritto, è come se lui fosse seduto accanto a me e mi chiedesse ogni volta di leggere ad alta voce, per potermi aiutare a sistemare ciò che non va. Lo immagino giocherellare con una di quelle matite a doppio colore, blu da una parte e rossa da un'altra, immagino di sentire l'odore del suo dopobarba e di sorridere del semplice fatto che - pure nella libertà di una cucina solitaria - indossi la cravatta (perché... il babbo dice che il nonno non usciva dalla porta della camera da letto, senza prima aver sistemato al collo una cravatta. Non doveva per forza essere una cravatta elegante, ma... una cravatta da lavoro, di quelle per tutti i giorni, di quelle che intorno al suo collo non mancavano mai). Ci immagino dimenticarci del caffè caldo nelle tazzine. Perché, quando si scrive o si rilegge, tutto ciò che c'è intorno assume contorni sfumati, fino quasi a scomparire. Ci immagino inorridire per un accento messo al posto di un apostrofo, o per una virgola che si è andata a ficcare proprio dove non doveva, stravolgendo il senso del discorso. Lo immagino dirmi: "Le virgole non sono così difficili da dominare. Non come si pensa, almeno. Basta leggere e seguire il ritmo del respiro. Quando senti di aver bisogno di respirare... è lì! E' lì... che va una virgola". E... sì! Mi immagino anche in momenti di scarsa convinzione e di avvilimento, ma... il nonno ha saputo sorridere sempre, per questo non mi soffermo più di un istante su un pensiero del genere. Seduta e ancora in attesa per l'inizio della cerimonia, scaccio via le lacrime e sorrido. Sorrido con uno di quei sorrisi che troppo spesso mi trovano indifesa davanti agli altri, che mi stanno guardando e che troppo spesso mi lasciano senza parole alla domanda: "Perché stai sorridendo?".Lo dedico a te, nonno!
Dedico a te... il premio. Dedico a te... tutto la tenacia che sento ancora di poter sfruttare, nel rapportarmi con le parole che - disordinate - arrivano nella mente e si mescolano agli altri pensieri. Dedico a te... tutta la gioia che arriva nel cuore, ogni volta che qualcuno della famiglia si ritrova a leggere qualcosa fresco, fresco di scrittura e osserva: "Sembra di leggere le cose belle che scriveva tuo nonno!". Anche queste parole, un Premio Speciale che sento di aver ricevuto anche troppe volte, ma di cui non ne avrò mai abbastanza.Dedico a te... tutto ciò che posso essere, in effetti. Con la penna in mano, o senza. Di fronte al computer o in giro per il mondo. Perché non voglio che sia un caso, il fatto che sembri che ci assomigliamo tanto. Non voglio lasciarmi condizionare da quelle cose spiacevoli, che tu stesso hai sempre tenuto alla larga. E se anche non ne varrà la pena, pazienza... quello che conta è partecipare!
Ecco... Post che rimandi e che, quando ti decidi a scrivere, tirano fuori quello che mai avresti pensato. Ti lasciano stupita e felice. Anche se avevi programmato poche parole e qualche fotografia (perché, negli attimi belli, la macchina fotografica è sempre a portata di mano)... ti ritrovi ad assaporare la bellezza e l'intensità di ciò che non si controlla. Allora... rimandi ancora il programmato, per il meraviglioso e l'imprevisto. Forte anche del fatto che le cose belle e importanti meritano di essere celebrate e celebrate e celebrate... Alla prossima... per le cronache più dettagliate della serata ;-)
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