Di Kevin Canty non avevo mai sentito nemmeno il nome, prima di acquistare questo libro per un impulso inspiegabile, o forse per la copertina che mi aveva colpito. E per questo titolo: Tenersi la mano nel sonno (Minimum Fax).
Ho scoperto un grande autore di racconti, dalla penna affilata, capace di scavare dietro le situazioni più ordinarie e a volte scontate, per riportare a galla emozioni, solitudini, angosce, speranze, cittadino a pieno titolo del grande racconto americano di questi anni, che non è solo Raymond Carver.
Con una diversa intensità e crudezza, probabilmente, ma con la stessa capacità di portarci dentro il momento, quel momento che è una sospensione, un indugio, un possibile punto di svolta prima di qualcosa che deve accadere.
Per non dire dell'ambientazione, in un'America diversa da quella di tanta narrativa.
E tra tutti i racconti, un'emozione particolare per Flipper, per Il vestito rosso ma soprattutto, per quanto mi riguarda, per Carolina Beach, il toccante inizio di una storia tra una malata terminale e un uomo che pare non appartenere più a niente. Davvero bello.