Una gita fuori porta ci ha portato nel profondo nord, al confine tra Italia, Svizzera e Austria. Un piccolo mondo a parte, di quelli che si lasciano alle spalle la politica e le grane che imperversano in tv e giornali. Ci ha attirato sin lassù il commento di un turista che ho letto in un forum: parlava dell’incanto del Lago di Resia e del suo campanile…in realtà non avevo capito molto, bello si ma tutto immaginavo tranne che il campanile fosse dentro il lago!!
Credevo di essere davanti al prodigio della natura selvaggia che si ri-appropria dei terreni…invece la storia è ben diversa.
Il lago di Resia è una località poco conosciuta tra chi, come me, non conosce il nord Italia, eppure ospita un paesaggio da favola, in grado di evocare alla mente splendide storie di cavalieri e principesse….e tutto grazie al campanile che emerge, come testimone finale di quello che le acque hanno nascosto.
Credevamo che il vecchio paese fosse stato sommerso dal tempo, invece la storia della sua origine ha connotazioni politiche, interessi economici, e soprattutto tanta povertà e la solitudine delle popolazioni coinvolte.
Tutto ha inizio nella seconda metà dell’800 quando l’ingegnere Josef Duile di Curion decise di abbassare il lago di Curon (che si trova vicino al lago di Resia) attraverso la costruzione di alcuni argini che incanalassero il Rio Carlino. Il primo dei numerosi intoppi al progetto è del 1955, quando l’inondazione dei paesi di Burgusio, Clusio, Laudes e Glorenza ha portato all’interruzione del progetto. Nel 1920, dopo un primo progetto austro-ungarico, il governo italiano (che ha avuto la zona grazie al patto St. Germain) ha deciso l’innalzamento del livello dell’acqua del lago di 5 metri e, nel 1939, il consorzio “Montecatini” che aveva ricevuto la concessione per la costruzione di una diga, decise l’innalzamento delle acque di 22 metri. Lo scoppio della seconda guerra mondiale ha bloccato ancora una volta i lavori, ripresi solo nel 1947 nonostante le proteste della popolazione locale che arrivò a chiedere l’intercessione di Papa Pio XII recandosi, inutilmente, a Roma.
Le proteste sono rimaste inascoltate e non hanno impedito che nel 1950 si chiudessero le cateratte del Rio Carlino facendo aumentare le acque del lago costantemente e distruggendo:
677 ettari di terreno, dei quali 523 agricoli.
163 case (107 a Curon, 47 a Resia e 9 a San Valentino).
150 famiglie contadine vennero private della loro unica fonte di reddito,
La meta’ dei contadini rimasti senza casa e senza lavoro fu costretta ad emigrare.
Attualmente il lago è lungo 6 km e largo 1 km, c’è una lingua di terra che permette una suggestiva passeggiata “tra le acque”…la sua costruzione ha coinvolto 7 mila operai che hanno lavorato per mille giorni scavando 35 km di tunnel sotterranei, usando 1,5 quintali di cemento, 10 mila tonnellate di ferro, 800 tonnellate di esplosivo (la glicerina arrivò dall’Argentina).
L’unico sopravissuto è il campanile (1357) della chiesa di Santa Caterina che non potrà certo risarcire quelle famiglie, ma attira oggi molti turisti, attratti da questo gigante muto che cela bene il segreto della sua origine….una leggenda vuole che d’inverno si sentano ancora le campane suonare, forse un eco delle proteste di chi perse tutto per l’origine di quella che è oggi una meta turistica simbolo della Val Venosta.