Siamo, ormai, nel bel mezzo della campagna elettorale, con tutti gli schieramenti che fanno promesse, più o meno fondate, per accaparrarsi voti. Imu, pressione fiscale, crisi e lavoro sono le parole che sentiamo nei tg e nei talk show, che vediamo sui cartelloni elettorali, che leader di coalizione e loro sodali ripetono di continuo, perchè è su queste parole che gli elettori basano il loro giudizio.
Non sarebbe male, invece, concentrarsi non solo su quello che i politici dicono, ma anche su quello che non dicono. Per vincere la crisi, infatti, abbassare le tasse è importante ed innovare per crescere è indispensabile, ma dove e come creare lavoro? E' qui che i nostri cascano male: proprio uno dei settori più produttivi del pianeta, il web, è praticamente assente dai programmi di quasi tutti gli schieramenti.
Silenzio di tomba per quanto riguarda il centrosinistra, così come anche per Rivoluzione Civile di Ingroia, che se la cava con una striminzita iniziativa, ovvero garantire internet gratuito ai più giovani. Veramente desolante. Non che il centrodestra abbia fatto di meglio.
La coalizione berlusconiana promette, infatti, di completare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: obiettivo lodevole e utilissimo, peccato che, ai tempi dei precedenti governi di centrodestra, tentativi in questa direzione furono fatti, con risultati veramente scarsi. E resta in sospeso, ancora, l'annoso problema del conflitto d'interessi tra la Tv e i giornali (di cui il Cavaliere è praticamente il dominatore incontrastato) e il web, primo competitor nella raccolta pubblicitaria.
Sulla stessa lunghezza d'onda, pare essere anche la coalizione che si raccoglie attorno a Monti. E dire che il professore, appena un paio di mesi prima, era partito bene, dando timidi segnali di apertura allo sviluppo della rete, grazie alla creazione dell'Agenda Digitale e alle iniziative per le startup.
Eppure, incredibilmente, proprio il governo del professore ha abbandonato a se stesso tutto il progetto dell'Agenda Digitale: mancano ben 32 decreti attuativi, secondo Confindustria digitale, per rendere completamente operativo tutto il sistema, alcuni addirittura già scaduti da dicembre 2012.
Certo, gran parte del programma può già essere operativo, senza bisogno di aspettare questi decreti, ma: a – sarebbe monco in alcune sue parti; b – il governo dei tecnici ha dimenticato il non trascurabile dettaglio della copertura economica. Pare, infatti, che il buon professore abbia dato ok all'Agenda, senza, però, dare precise indicazioni sui fondi da destinarle. Inutile dire che un progetto senza soldi è come un'auto senza gomme e motore.
Alla fine, solo il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sembra avere le idee chiare in materia. Si parte dall'obiettivo di nazionalizzazione della rete telefonica (attualmente di proprietà Telecom) e del suo potenziamento, sia a livello di rete fissa (copertura della banda larga su tutto il territorio nazionale) che mobile (ripetitori WiMax in tutta Italia). Fanno, poi, seguito i progetti di digitalizzazione della P.A., di scuola e università (aule e materiale didattico digitale, lezioni online a distanza) e di incentivazione al telelavoro. Bei progetti, ma ci sarà da fare i conti con la copertura economica.
In generale, possiamo dire che, in campagna elettorale, i politici si stanno concentrando su argomenti più immediati (tasse, imu e crisi), dimenticandosi di parlare dei mezzi da usare per risolvere i nostri problemi, tra cui la rete. Più internet, infatti, vuol dire più informazione e più visibilità per le aziende, vuol dire più eCommerce (uno dei pochi settori non piegati dalla crisi), vuol dire più eBanking (conti correnti meno costosi sarebbero sicuramente ben accetti da tutti), vuol dire P.A. più veloce, efficiente e meno costosa. Vi sembrano argomenti da poco?
Danilo