Un libro per raccontare la raccolta differenziata dalla nascita ai giorni nostri
Una buona pratica quotidiana che vede l’Italia divisa in due con un Nord particolarmente virtuoso e un Sud ancora in difficoltà, come è noto, tranne Salerno dove il riciclo dei rifiuti ha raggiunto il 60,3% con un terzo posto nella classifica dei Comuni virtuosi di Legambiente. Differenziare i rifiuti è oggi ormai una consuetudine ma forse pochi sanno che la prima vera esperienza di raccolta differenziata è stata fatta a Modena nel 1973 e, solo negli anni ’90, si è affermata come vera e propria pratica di una coscienza ecologica più diffusa. E’ in quegli anni che, grazie al Decreto Ronchi, nascono i Consorzi Conai, Comieco, Replastic e gli altri che daranno poi un’ulteriore spinta alla promozione del riciclaggio dei rifiuti con campagne di informazione e sensibilizzazione in collaborazione con le Aziende municipalizzate dei Comuni italiani.
Una memoria storica che Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco (Consorzio Nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) e Ercole Sori (direttore del Centro di studi storici Sammarinesi e docente di storia economica all’Università Politecnica delle Marche) hanno cercato di recuperare nel libro “Quel che resta di un bene”, edito da Il Mulino che racconta lo sviluppo della raccolta differenziata e, in particolare, del riciclaggio di carta e cartone in Italia. Un’analisi puntuale delle evoluzioni storiche e sociali connesse alla raccolta differenziata grazie alla quale i comuni italiani hanno potuto beneficiare di quasi 700 milioni di euro per il servizio di raccolta. La parte finale, scritta dal giurista Claudio Busca, riguarda il quadro normativo in cui si inserisce il riciclo dei rifiuti.
“Due decenni e mezzo di impegno – ha dichiarato Montalbetti – che hanno consentito di trasformare i comuni italiani in foreste urbane capaci di approvvigionare il comparto produttivo nazionale, svincolandolo dalla storica dipendenza dall’estero per il soddisfacimento del proprio fabbisogno di materia prima”. Il volume spiega come il riciclo sia stato prezioso per un paese come l’Italia povero di materie prime, “e quindi vocato alle attività di riutilizzo”.
Tutto ciò considerando che, per il nostro paese, i materiali riciclati rappresentano anche un’ottima opportunità per l’export. L’Italia, infatti, manda nei paesi in forte sviluppo economico, Cina in primis, plastica (+45% export totale in due anni), acciaio,carta, rottami ferrosi e quote di alluminio (il cui export verso l’estremo oriente è del 46%).