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in questi giorni siamo stati in piena attività per la promozione dell'ultimo libro di mio padre sul blur design.
il mio cervello bombardato da emozioni d'ogni sorta: dalla tensione alla commozione senza soluzione di continuità. io sono per antonomasia un crogiolo di sentimentalismi, se poi ci mettiamo i miei amori di mezzo non la finiamo più. da cui, vedere il successo del piccolo manualetto con i disegnini di mia sorella dentro essere trattato così bene, ha avuto un effetto esplosivo sulle immagini mnestiche delle vicende familiari più intime, che dai miei pochi anni hanno portato fino a quel momento preciso in cui estranei famosi parlavano di grimaldi. perchè un successo non si costruisce dalla mattina alla sera e talento e creatività sono blur esattamente come lo è il mercato del design oggigiorno. la creatività a casa grimaldi era nella stanza dei giochi con lavagna gigante e disegno libero sui muri, era nei prelibri di munari e nelle filastrocche di rodari, era nelle giornate in pineta a far la guerra ad acqua e nei pomeriggi a registrare improbabili trasmissioni su primitive cassette. ma era anche nei noiosi tempi di studio, nelle lunghe visite ai musei e negli sguardi educativi fulminanti. c'è sempre stato molto blur in casa grimaldi. ognuno svolgeva bene il proprio ruolo, ma lo faceva con la convinzione che era essenziale perchè l'altro potesse fare bene il suo. e mio padre non lavorava, lui era creativo, mia madre non studiava, era appassionava, mia sorella non faceva i compiti, disegnava. tutti oltre le righe, tutti perfettamente fuori misura per un mondo ordinario e fuori luogo per una vita lineare.
e io questo blur me lo porto dentro, oggi che a trentatreanni ascolto parlare di mio padre e mia sorella e la so la storia che c'è dietro; la storia di predestinazione al romanticismo creativo che è tanto meno affascinante rispetto a come appare, quanto più invadente ed inevitabile si figuri; la storia di una creatività che è la sostanza psicotropa più invasiva che abbia mai conosciuto, sottovalutata ed invidiata. ma è la storia del bello che c'è guardando, da fuori, gli occhi estranei che si posano con ammirazione sui tuoi amori, geniali ed apprezzati, che ti fa uscire da quello stomaco tutto aggrovigliato dalla tensione un "assafà" di quelli che si portano tutta una vita di perplessità. ed è tutto molto bello.
il mio cervello bombardato da emozioni d'ogni sorta: dalla tensione alla commozione senza soluzione di continuità. io sono per antonomasia un crogiolo di sentimentalismi, se poi ci mettiamo i miei amori di mezzo non la finiamo più. da cui, vedere il successo del piccolo manualetto con i disegnini di mia sorella dentro essere trattato così bene, ha avuto un effetto esplosivo sulle immagini mnestiche delle vicende familiari più intime, che dai miei pochi anni hanno portato fino a quel momento preciso in cui estranei famosi parlavano di grimaldi. perchè un successo non si costruisce dalla mattina alla sera e talento e creatività sono blur esattamente come lo è il mercato del design oggigiorno. la creatività a casa grimaldi era nella stanza dei giochi con lavagna gigante e disegno libero sui muri, era nei prelibri di munari e nelle filastrocche di rodari, era nelle giornate in pineta a far la guerra ad acqua e nei pomeriggi a registrare improbabili trasmissioni su primitive cassette. ma era anche nei noiosi tempi di studio, nelle lunghe visite ai musei e negli sguardi educativi fulminanti. c'è sempre stato molto blur in casa grimaldi. ognuno svolgeva bene il proprio ruolo, ma lo faceva con la convinzione che era essenziale perchè l'altro potesse fare bene il suo. e mio padre non lavorava, lui era creativo, mia madre non studiava, era appassionava, mia sorella non faceva i compiti, disegnava. tutti oltre le righe, tutti perfettamente fuori misura per un mondo ordinario e fuori luogo per una vita lineare.
e io questo blur me lo porto dentro, oggi che a trentatreanni ascolto parlare di mio padre e mia sorella e la so la storia che c'è dietro; la storia di predestinazione al romanticismo creativo che è tanto meno affascinante rispetto a come appare, quanto più invadente ed inevitabile si figuri; la storia di una creatività che è la sostanza psicotropa più invasiva che abbia mai conosciuto, sottovalutata ed invidiata. ma è la storia del bello che c'è guardando, da fuori, gli occhi estranei che si posano con ammirazione sui tuoi amori, geniali ed apprezzati, che ti fa uscire da quello stomaco tutto aggrovigliato dalla tensione un "assafà" di quelli che si portano tutta una vita di perplessità. ed è tutto molto bello.
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